Davide De Lorenzi

Il vocabolario dell’amore

Di Davide De Lorenzi
L’Amoris laetitia: il titolo è già un programma! Era un documento atteso ed eccolo poderoso, da avvicinare con calma e profondità. I temi dell’amore e della famiglia sono di grande rilevanza e urgenza nel nostro tempo e occorre ammettere che finora nella Chiesa si faceva fatica a mettersi d’accordo, tra varie frange ed estremismi da una parte e dall’altra. Inoltre per troppo tempo si sono lasciate sole molte persone, gettando sulle spalle pesi eccessivi, giudizi pungenti… L’amore dov’era finito in quegli anatemi? In quegli atteggiamenti di disprezzo oltre che del peccato anche del peccatore?
Con i due sinodi sulla famiglia, con l’anno della misericordia e con questa esortazione, Francesco ha realizzato un vero e proprio terremoto! Abbiamo ora in mano un nuovo dizionario dell’amore: uno strumento prezioso che ci aiuta da una parte a non più balbettare su questi temi, ritrovando la bellezza e la gioia dell’amore, anche nella parte erotica; ma dall’altra uno strumento che dovrebbe (speriamo) mettere fine agli anatemi e a quel tonante e ipocrita condannare gli altri, quelli delle «unioni irregolari».
Francesco va oltre con quell’eleganza e leggerezza che ricorda la stessa di Cristo di fronte ai suoi detrattori. La dottrina e la verità non cambiano, la modalità e l’approccio invece sì. Da qui il nuovo vocabolario: i concetti restano quelli ma si calibra linguaggio e si insiste sull’accoglienza e la misericordia. Non è più tempo di sentirsi superiori, né di proporre strade impossibili, né di condannare chi sbaglia. È tempo di accogliere l’uomo così come è, nel suo percorso esistenziale. Se vuoi salvare qualcuno, perché devi dirgli che vive un’ «unione irregolare»? Lo sa benissimo e ne soffre, la sua vita è quella lì… Aiutiamolo allora a camminare e a crescere, con realismo e a piccoli passi! La rivoluzione del linguaggio sta qui, nel mettere in primo piano la coscienza di ognuno e la bontà del suo percorso nonostante il peccato e le difficoltà. Trovo in merito una perla al termine dell’esortazione, rivelatrice di questo cambiamento d’epoca e di vocabolario (no.352): «contemplare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto ci permette anche di relativizzare il cammino storico che stiamo facendo come famiglie, per smettere di pretendere dalle relazioni interpersonali una perfezione, una purezza di intenzioni e una coerenza che potremo trovare solo nel Regno definitivo. Inoltre ci impedisce di giudicare con durezza coloro che vivono in condizioni di grande fragilità. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante.»

18 Aprile 2016 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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