Assemblea sinodale svizzera, Einsiedeln, 30 maggio 2022
Cristina Vonzun

Il Sinodo frutto del Concilio? Alcune considerazioni

Il Sinodo 2021-2023 a cui come Chiesa in Ticino e in Svizzera stiamo partecipando nella sua fase locale e tutto lo stile di Chiesa «sinodale» che stiamo cercando di approfondire invitati dal Papa, si dice essere un frutto del Concilio Vaticano II. Mi è stato chiesto di commentare questa affermazione per il bollettino della mia parrocchia. Condivido quindi con i lettori di catt.ch alcune considerazioni. L’affermazione è vera, per quanto riguarda l’oggi della Chiesa, anche se di fatto la sinodalità nasce nella prima comunità cristiana: i Concili e i Sinodi dei primi secoli della Chiesa, a partire dal Sinodo o Concilio di Gerusalemme (50 d.C) attestato negli Atti degli Apostoli sono lì a ricordarci che la Chiesa per sua natura è sinodale, cioè è un camminare insieme come Popolo di Dio. Giovanni Crisostomo, un padre della Chiesa (354-407) scrive che Chiesa è «nome che sta per cammino insieme (in greco σύνoδος = sinodos)». Quelle che la storia ci ha infatti trasmesso come assisi di vescovi, esercizio di sinodalità, da dove nascevano? Nascevano dall’ascolto delle questioni che i battezzati, la comunità cristiana, il Popolo di Dio, esprimeva con la sua vita, con le sue idee, con il suo vivere la fede nella pratica. C’erano eresie su cui discernere, ma anche le eresie erano espressioni di idee e di pratica popolare. Una delle prime questioni che la Chiesa ha dovuto affrontare è stata l’ammissione dei nuovi convertiti alla fede cristiana (cfr. Atti 15). C’erano punti di vista diversi sul fatto che i convertiti dovessero attenersi alla legge di Mosè ed essere circoncisi per diventare cristiani. Se non ci fosse stata una vita e una dimensione di Popolo di Dio attivo, delle domande che nascevano dalla comunità, questo esercizio del Sinodo o Concilio di Gerusalemme non avrebbe avuto luogo. Certo, poi sono i vescovi, in quanto successori degli apostoli a «decidere» insieme. Ricordiamo ancora il pronunciamento dogmatico su «Maria, Madre di Dio» del Concilio di Efeso del 431 che scaturisce anche da una prassi, cioè dall’ascolto del Popolo di Dio e dal suo senso della fede che in parte già così riteneva la Vergine. Dopo un tempo non breve in cui si è storicamente smarrita la visione di Chiesa come «Popolo di Dio» a scapito di un’idea verticale e gerarchica dell’istituzione (che sommariamente riassumo con un’espressione comune «la Chiesa sono clero e vescovi che decidono e fanno tutto loro»), il Concilio Vaticano II -e qui arrivo al tema- ha ampiamente rimesso al centro il modo originale di interpretare, essere e sentirsi Chiesa. Ci sono documenti decisivi come la Costituzione conciliare Lumen gentium che di Chiesa non tanto come vescovi, clero, religiosi ma in quanto «Popolo di Dio» parla. Il Concilio sottolinea la comune dignità e missione di tutti i battezzati. Perché è il battesimo la chiave di volta: si è popolo di battezzati, chiamati tutti alla missione, nell’esercizio della multiforme ricchezza dei diversi doni e delle vocazioni (laicale, presbiterale, alla famiglia, alla vita consacrata). La sinodalità allora cos’è? La sinodalità è lo specifico modo di essere e operare della Chiesa come Popolo di Dio, Popolo di battezzati. Essa si esercita nell’ascolto reciproco, nella comunione, nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente tutti, preti, laici, consacrati, famiglie, giovani, adulti, anziani, donne e uomini alla missione evangelizzatrice. Mentre il concetto di collegialità precisa il significato teologico e la forma di esercizio del ministero dei vescovi a servizio della Chiesa particolare e in comunione con gli altri vescovi e il Papa, quindi a servizio della sinodalità. Come frutto del Concilio Vaticano II, di cui a giorni celebreremo il 60esimo dall’apertura, 50 anni fa, è stato rilanciato quindi lo strumento del Sinodo dei vescovi, con assisi locali e universali. La stessa collegialità dei vescovi va sempre esercitata in modo sinodale, tanto che è proprio papa Francesco che di questa attuazione sinodale della Chiesa è grande promotore – a ricordarci che è la sinodalità la cornice «interpretativa più adeguata a comprendere lo stesso ministero gerarchico» (discorso alla commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi). Questo stile sinodale che oggi cerchiamo di approfondire tutti, dimora quindi nei suoi fondamenti nella tradizione della Chiesa dei primi secoli ma il Concilio Vaticano II con le sue istanze e con i suoi atti lo ha riproposto con la riscoperta della categoria di Popolo di Dio e più istituzionalmente, oltre 50 anni fa, con l’istituzione dello strumento del Sinodo. La posta in gioco oggi è acquisire – a partire dall’attuazione della riflessione del Vaticano II – uno stile ancora più sinodale nelle nostre comunità, perché questo è il modo di essere originale della Chiesa «Popolo di Dio». E questo è il cammino del Sinodo 2021-2023 dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione». 

Assemblea sinodale svizzera, Einsiedeln, 30 maggio 2022 | © Christian Merz
17 Settembre 2022 | 06:39
Tempo di lettura: ca. 3 min.
PapaFrancesco (1461), sinodo2021-23 (220), ticino (908)
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