Cristina Vonzun

Dagli errori al rinnovamento: l'unica via possibile è la sinodalità

Lo studio indipendente sui casi di pedofilia commissionato dalla diocesi di Monaco – Frisinga cosa porta? I dati di un dramma consumatosi dal 1945 ad oggi che non smette di toccare non solo le vittime ma anche i fedeli; la necessità di nuove misure ma soprattutto e prima di ogni cosa il bisogno di un rinnovamento della Chiesa per contrastare orrori, errori e inadempienze. Il concetto è del cardinale Marx che quella diocesi guida e che, come altri vertici del presente e del passato, è coinvolto tra cifre e limiti di sistema -quindi non solo personali nell’indagine della sua arcidiocesi. Due parole Marx le ha usate per andare alle radici di questo orrore, fatto di violatori e violati, ma anche -e qui arriviamo al sistema – di troppi occhi incapaci di vedere e di trasferimenti di pedofili che hanno prodotto solo altre vittime: «Vergogna, vicinanza alle vittime e bisogno di cambiare».

Il punto decisivo è il passaggio «obbligato» tra due modi distinti di vivere la Chiesa: dal « clericalismo» che Marx ha definito una mentalità «closedshop» da «negozio chiuso», autoreferenziale e autoprotettivo, al cammino aperto, trasparente e comunitario della via sinodale. Il passaggio quindi da ruoli ecclesiali (di laici o chierici che siano) interpretati come potere da difendere, a ruoli vissuti come servizio; da una mentalità difensiva e autoprotettiva tipica del clan alla trasparenza, favorita da una sinodalità che coinvolge ad ampio raggio soggetti diversi – per profilo e competenze – nella vita di una Chiesa aperta e in dialogo con la società.

Dello stesso avviso di Marx è il presidente della Commissione delle Conferenze episcopali europee, il cardinale Jean Claude-Hollerich. Hollerich commentando su una rivista francese il rapporto Sauvé sugli abusi in Francia, ha ribadito che ad un problema sistemico va data una risposta altrettanto sistemica, sulla via della sinodalità: dalla formazione dei seminaristi integrata con i laici, al coinvolgimento delle donne, al tema della sessualità affrontato per seminaristi ma anche chierici e laici operatori pastorali nella formazione e prevenzione.

In queste ore a Monaco si punta anche il dito sui prelati che in passato avevano delle responsabilità nella diocesi e che avrebbero agito con leggerezza riguardo ai preti pedofili. Diciamo che nel tempo la Chiesa si è dotata di strumenti e di una cultura che soprattutto 40 o 50 anni fa non c’erano né in Chiesa e non raramente, neppure altrove. Ma va fatta chiarezza.

La posizione di Ratzinger

Tra gli accusati – a Monaco – c’è il Papa emerito che da arcivescovo guidò l’arcidiocesi tedesca dal 1977 al 1982. Con l’aiuto dei suoi collaboratori Ratzinger ha risposto in un memoriale di 82 pagine alle domande dello studio legale incaricato di redigere il rapporto. I casi che gli vengono contestati sono 4 e su essi è attesa una sua dichiarazione dettagliata dopo che avrà terminato l’esame del rapporto. (Al momento in cui andiamo in stampa non è ancora arrivata).

Ratzinger con le sue riforme, da cardinale e Papa, è il grande artefice di un cambiamento storico nell’agire della Chiesa riguardo agli abusi. Un merito grande. Oggi su questo lavoro si innesta la via della sinodalità proposta da Francesco , non solo per arginare gli abusi e per sconfiggere il clericalismo, ma per un rinnovato futuro della comunità cristiana, come Popolo di Dio , responsabile insieme nella sequela e annuncio del Vangelo.

Cristina Vonzun

29 Gennaio 2022 | 05:40
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