Cristina Vonzun

Cracovia: un mondo nuovo è possibile

di Cristina Vonzun
«Il mondo vi guarda» ha detto il Papa ai 700 mila ragazzi e ragazze che lo hanno accolto giovedì sera al Parco Blonia di Cracovia. Mai parole furono più azzeccate in questo momento storico: il mondo guarda questi ragazzi attraverso i media classici ma soprattutto grazie alle reti sociali in internet costituiscono in queste ore un incredibile piattaforma per diffondere l’evento di Cracovia. Il «mondo vi guarda» e cosa vede e sente? Vede una moltitudini di giovani di lingue e paesi diversi mettere al centro della loro vita dei valori veri fondati sulla religione in cui credono: la misericordia fatta di gesti concreti, a cui il Papa li sta spronando e che –letta fuori da un contesto evangelico- ha anche un altissimo significato per il mondo laico e per tutte le religioni. Il mondo che guarda questi ragazzi è però lo stesso che in questi giorni ha visto immagini di giovani protagonisti di ben altri atti: violenze efferate, stragi, brutalizzazioni di matrice folle o ideologica, o entrambe mescolate, che lasciano senza parole e che hanno avuto eco mediatico altissimo nelle stesse reti sociali dove girano i video postati dagli autori stessi o dall’organizzazione criminale a cui si ispirano e immagini e immagini di violenza girate coi telefonini da gente comune testimone dei fatti. In questo mondo è importantissimo «vedere» quello che sta accadendo a Cracovia in queste ore. Ma non meno delle immagini di un altro mondo possibile rispetto a quello degli uomini vestiti di nero e dei loro simpatizzanti, sono importanti le parole e gli accenti del Successore di Pietro. Cosa sente questo mondo, che messaggio viene lanciato in queste ore da Francesco? «Questa non è una guerra di religione», ha detto il Papa in aereo volando verso Cracovia parlando dell’ultimo barbaro assassinio in Francia. Sì, perché il rischio più grande che tutti corriamo è proprio quello di cadere nella logica dello scontro di civiltà, virus mortale che purtroppo è latente dall’11 settembre 2001, pronto ogni volta a ricominciare il suo pericoloso ritornello. Il problema è che il Papa ha perfettamente ragione: non è una guerra di religione e non è neppure uno scontro di civiltà, semmai è un incontro che dobbiamo costruire e nel quale tutti, uomini e donne di buona volontà, siamo impegnati. Francesco con i giovani è stato chiaro: «il mondo vi guarda» perché siete chiamati a cambiarne la logica abbracciando la forza della misericordia che –per lui- significa «costruire ponti e abbattere muri, lanciarci nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita». Questo è quello che il mondo ha bisogno di vedere e sentire, questo chiede il Papa ai giovani e questo speriamo possa anche essere, nel nome di una misericordia che è comunque patrimonio valoriale anche delle altre religioni, il terreno comune per dire «no» ad ogni tentativo, da qualsiasi parte provenga, di far passare l’idea che siamo davanti ad uno «scontro di civiltà» o ad una «guerra di religione». Semmai l’Europa, non potrebbe piuttosto essere oggi all’origine di una nuova possibile civiltà che sta nascendo da un parto certamente altamente periglioso?

29 Luglio 2016 | 10:55
Tempo di lettura: ca. 2 min.
gmg (151)
Condividere questo articolo!