La conferenza stampa svoltasi lo scorso 10 ottobre nella quale si annunciavano le dimissioni di mons. Lazzeri.
Cristina Vonzun

Partenza di mons. Lazzeri: alcuni spunti di riflessione

di Cristina Vonzun

C’è la gratitudine per i 9 anni di episcopato ma anche lo sconcerto per la rinuncia del vescovo di Lugano; c’è l’invito al silenzio e quello alla preghiera; è presente lo sguardo all’immediato futuro e l’appello a non rinunciare alla missione. Sono questi alcuni dei sentimenti e dei propositi che abbiamo raccolto nell’edizione uscita oggi di catholica dalle voci di preti, laici, religiosi e religiose, uomini e donne, ticinesi impegnati nella vita ecclesiale locale che riflettono sulla rinuncia del vescovo Lazzeri alla guida della Diocesi di Lugano. Altri che abbiamo interpellato hanno preferito non esprimersi, dentro quella che un prete ticinese ci ha descritto come «una sorta di lutto personale. Il vescovo – ci ha confidato questo sacerdote – per noi è un padre».

Senza voler aggiungere altre parole ai numerosi commenti molto specifici sull’episcopato di Lazzeri che abbiamo letto o ascoltato alla radio e in TV, tra le righe forse ci si potrebbe permettere una riflessione più ampia, che riguarda il modo di vivere di tutti noi.

Sociologi e filosofi evidenziano come inevitabile cifra della nostra società una cultura sempre più tecnica fondata su efficienza e produttività. Questo è il «paradigma tecnocratico» che anche Papa Bergoglio stigmatizza nell’Enciclica Laudato si’.

Corrisponde al mondo in cui viviamo. Un mondo dove le domande di senso trovano sempre meno tempo per essere espresse perché la domanda che rimbalza quotidianamente e determina la vita di tutti, inevitabilmente è quella tecnica: «Cosa devo fare?».

Il filosofo italiano Umberto Galimberti che analizza questo tempo esprime con un motto tecnico ed economico la cifra che caratterizza la vita di tutti : «Raggiungere il massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi». Una cifra adeguata a rispondere alle sfide pratiche di oggi ma che, se non lascia più spazio ad altro, ci schiaccia. Non che l’altra domanda, quella sul senso della vita non sussista, resta nei cuori ma al margine della quotidianità perché non abbiamo più tempo per metterla al centro della vita. La domanda principale, quella che domina il lavoro, gli uffici, la vita, è l’altra. Dovremmo però riuscire a contenere negli spazi che sono loro propri questa domanda tecnica e il suo motto per evitare che invadano e dominino l’ambito dell’esistenza personale, le relazioni tra noi, i rapporti sociali.

Dietro alle parole di lunedì del vescovo Valerio Lazzeri mi permetto quindi, umilmente, di leggerci un messaggio valido per tutti, credenti e non credenti: dobbiamo guardare con occhi disincantati questo mondo dominato dal paradigma tecnocratico, e avere il coraggio di dirci e dire che l’uomo è molto di più, non è solo economia e diritto da applicare.

Purtroppo avere a che fare con questo paradigma è inevitabile, ma non dobbiamo e possiamo permetterci di dimenticare che l’uomo è relazione di senso, amore, sentimento, bisogno di spiritualità, di tempo per l’amicizia, di incontri per guardarsi in faccia, di umanità: è una realtà molto più grande della tecnica.

La conferenza stampa svoltasi lo scorso 10 ottobre nella quale si annunciavano le dimissioni di mons. Lazzeri. | © catt
15 Ottobre 2022 | 13:33
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