Annalena Tonelli (1943-2003)
Corinne Zaugg

Annalena Benini racconta «Annalena di Dio»

Il 5 ottobre 2003, mentre compiva l’ultimo giro tra gli ammalati di Borama, Annalena Tonelli venne uccisa con un colpo alla nuca, sparato da due sicari. Aveva 60 anni, 34 dei quali trascorsi in Africa. Anche la giornalista Ilaria Alpi è morta di domenica. «Si vede che in Somalia la domenica, si uccidono le donne». Quest’ultima considerazione è di Annalena Benini, parente di quell’altra Annalena, con cui condivide oltre che la storia familiare anche il nome di battesimo e che a questa sua cugina alla lontana, nata nel 1943 a Forlì, ha dedicato un libro appena uscito per Einaudi e che si chiama semplicemente «Annalena».
Annalena Benini è giornalista, dal 2001 scrive per il quotidiano italiano «Il Foglio» dove cura tra l’altro una gustosissima rubrica intitolata «Il figlio». Se vi sembra di aver recentemente sentito il suo nome potrebbe essere perché è appena stata nominata direttrice del Salone del Libro di Torino, a partire dalla  prossima edizione.
A ottobre, saranno vent’anni dalla morte di Annalena Tonelli.  E Annalena Benini ha voluto dedicarle un libro. Un libro che è lontanissmo da una agiografia, tant’è che Benini lo definisce un «romanzo» dove la storia delle due donne, delle due Annalene procede di pari passo, finendo per intrecciarsi e dar vita ad un «incontro», anche se per ragioni anagrafiche le due cugine non si sono mai fisicamente incontrate. Ma lo sappiamo: i grandi incontri, quelli che cambiano la vita, non sempre hanno bisogno dei nostri corpi. Il romanzo di Annalena Benini, parte da una malattia. La sua. Una polmonite non riconosciuta. Principalmente da lei e che la porta davvero, ad un passo dalla morte.  
Ed è in questa situazione, così precaria, per certi versi anche confusa, dalla febbre, il dolore, la paura… che avviene l’incontro. Un incontro per certi versi salvifico; profondamente rasserenante. Tanto da far nascere in Annalena Benini il desiderio – una volta guarita – di scoprire di più su questa sua cucina partita per l’Africa e che di se stessa diceva : «Io sono nessuno». Ciononostante qualcuno la «vede» e capisce l’enormità di quanto ha fatto prima in Kenia e poi in Somalia. Nel 2002 il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi le conferisce il titolo di Cavaliere della Repubblica, mentre alcuni mesi prima di morire viene insignita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, del premio Nansen per l’assistenza ai profughi.
Annalena Benini, alla fine trova una parola con cui definire questa sua cugina alla lontana, questa donna straordinaria che emerge poco alla volta dalle sue ricerche: «mistica».  Forse la migliore, per definire chi fu missionaria senza appartenere ad un ordine religioso, medico senza avere una laurea, madre senza avere mai partorito. E che, soprattutto, consumò l’intera sua vita per amore di chi non aveva nulla, spesso neppure un nome.
Poche volte Annalena Tonelli parla esplicitamente di Dio nelle sue lettere. Si potrebbe quasi dire che viveva talmente immersa in Dio, che non sussisteva neppure la necessità di nominarlo…E forse è per quello che a chi le chiedeva come doveva definirla: missionaria, religiosa…santa,  rispondeva: «Chiamatemi semplicemente «Annalena di Dio»».

Corinne Zaugg

Annalena Tonelli (1943-2003) | © https://www.centroannalenatonelli.it/annalena.html
22 Luglio 2023 | 06:53
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