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Vaticano: altra tappa nel processo sull'immobile di Londra con la parola al card. Becciu

Entra nel vivo finalmente il cosiddetto processo per l’immobile di Londra al centro di un presunto scandalo finanziario che vorrebbe coinvolto tra gli imputati il Cardinale Angelo Becciu. Lo stesso Becciu oggi finalmente ha potuto dire la sua in aula. Il porporato, da sostituto della Segreteria di Stato, ha sottolineato di aver inviato 125 mila euro alla diocesi di Ozieri in Sardegna solo per motivi di carità, e ha respito le affermazioni dei promotori di giustizia vaticani che mettevano in luce al limite un conflitto di interessi per aver giovato suo fratello, che era il direttore della Caritas.

Nel processo ci sono dieci imputati e quattro società coinvolte, e le accuse vanno anche a coprire reati diversi, facendo del processo un processo più ampio sul modo in cui venivano gestiti i fondi della Segreteria di Stato del Vaticwno, e che tocca il Cardinale Angelo Becciu anche per dei fondi inviati alla Caritas della diocesi di Ozieri.

Ed è solo su questa parte, la cosiddetta «vicenda Sardegna», che si è concentrato l’interrogatorio del presidente del Tribunale vaticano Pignatone, l’unico a porre domande dato che il Promotore di Giustizia, adducendo situazioni contingenti di emergenza nell’ufficio, si è riservato di fare successivamente il suo interrogatorio. Diddi ha fatto sapere di avere molte cose da gestire anche rispondendo alle difese che chiedevano la produzione di ulteriore materiale documentale non consegnato, portando Pignatone a chiedere al promotore di dare totale precedenza a questo procedimento.

Oggi era dunque il giorno del Cardinale Becciu, il primo porporato a testimoniare davanti al Tribunale Vaticano. Il Cardinale ha affermato di non poter negare che suo fratello Antonino Becciu fosse il legale rappresentante della Spes, che è il braccio operativo dell’operazione di beneficenza Caritas della diocesi di Ozieri, ma ha anche sottolineato che Spes avesse una lunga esperienza di buone opere nella sua diocesi d’origine.

Allo stesso tempo, entrando più nel dettaglio di come i fondi della Segreteria di Stato erano destinati, il Cardinale ha ricordato che le donazioni di denaro della Santa Sede, che era autorizzato a distribuire, rispondevano a bisogni verificabili richiesti dal vescovo di Ozieri: un’iniziativa riguardava la ricostruzione di un una panetteria bruciata che dava lavoro a giovani svantaggiati, mentre un’altra doveva costruire un centro sociale multiuso per i poveri.

Becciu ha letto una dichiarazione introduttiva alla corte, insistendo sulla sua innocenza e denunciando la campagna mediatica «violenta, volgare» scoppiata contro di lui dopo che papa Francesco ha costretto le sue dimissioni nel settembre 2020. Da allora, il cardinale Becciu ha perso le prerogative di cardinale.

«Sono stato descritto come un uomo corrotto. Avido di soldi. Sleale al papa. Preoccupato solo per il benessere della mia famiglia – ha proseguito il Cardinale Becciu – Hanno insinuato infamie sull’integrità della mia vita sacerdotale, avendo finanziato testimoni in un processo a carico di un confratello, pur essendo proprietari di pozzi petroliferi o paradisi fiscali».

Becciu le ha definite accuse «assurde, incredibili, grottesche, mostruose», e ha detto di chiedersi chi volesse tutto questo e per quale scopo, sottolineando di aver agito sempre per interesse della Santa Sede, di non aver mai voluto usare in maniera impropria il denaro vaticano, e di confidare che il tribunale vaticano sarebbe arrivato alla verità, confidando anche nella fiducia del Papa che avrebbe detto di credere alla sua innocenza.

Rispondendo ad alcune domande del giudice Giuseppe Pignatone, Becciu ha insistito sul fatto di non sapere come fossero organizzati i conti bancari diocesani di Ozieri e si è limitato a trasferire i fondi al numero di conto Iban indicato dal vescovo.

Riguardo alla prima tranche di 100 mila euro trasferiti dal suo conto alla diocesi di Ozieri, e in particolare alla Spes, il Cardinale ha spiegato che si trattava di un prestito, di cui gli è stata restituita la metà, mentre l’altra metà l’avrebbe lasciata per aiutare un prestito in cui credeva. Riguardo invece la seconda tranche di 25 mila euro, ha spiegato si trattava di un aiuto per una opera della diocesi che stava al tempo reperendo fondi.

Il Cardinale ha invece confermato di voler rispettare il segreto pontificio sui suoi rapporti con Cecilia Marogna, e che avrebbe parlato solo se fosse stato autorizzato. Nella sua ordinanza, il presidente del Tribunale Pignatone ha fatto sapere che avrebbe chiesto una autorizzazione alla Segreteria di Stato per comprendere se avrebbe pottuto rispondere.

Così, il 6 aprile Becciu sarà di nuovo interrogato, e tra i temi potrebbe entrare anche l’assunzione di Cecilia Marogna come consulente esterno del Vaticano per negoziare la libertà di alcuni ostaggi in Africa.Becciu ha autorizzato pagamenti per oltre mezzo milione di euro all’analista che, secondo i registri bancari, li avrebbe utilizzati per spese personali di lusso.

Questo il prossimo calendario delle udienze: il 30 marzo sarà sentito don Mauro Carlino, il 5 aprile saranno sentiti René Bruelhart, già presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria, e Tommaso Di Ruzza, direttore emerito dell’Autorità; il 6 aprile di nuovo il Cardinale Becciu insieme al broker Enrico Crasso, che curava investimenti per la Segreteria di Stato; il 27 aprile sarà sentito Maurizio Tirabassi, già officiale della Segreteria di Stato vaticana nella sezione amministrativa; il 28 aprile di nuovo Crasso; il 5 maggio non c’è ancora alcun interrogatorio calendarizzato, mentre il 6 maggio sarà interrogato il broker Raffaele Mincione, che aveva gestito le fasi iniziali dell’investimento di Londra.

Fonte: acistampa

| © Vaticanmedia
17 Marzo 2022 | 22:13
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