Il Papa: chi sfrutta i migranti ne renderà conto a Dio

Se nel giudizio universale, il Signore ci rammenterà: «ero straniero e non mi avete accolto», già oggi ci interpella: «sono straniero, non mi riconoscete?». Con queste parole Papa Francesco ricorda la responsabilità morale dei cristiani nel fermare il dilagare di nuove forme di xenofobia e razzismo, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona umana. Lo fa nel discorso scritto per l’udienza di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, ai duecento partecipanti alla «Conferenza internazionale Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni mondiali», organizzata a Roma dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.

Chi accoglie il Vangelo considera tutti fratelli, uniti in Cristo

Il Papa preferisce dare il discorso per letto e salutare uno ad uno i partecipanti, guidati e presentati dal cardinale Peter Turkson, tra i quali rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa, delle Chiese cristiane, in particolare del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ma anche delle altre religioni. Nel testo scritto Francesco sottolinea che «La dignità di tutti gli uomini, l’unità fondamentale del genere umano e la chiamata a vivere da fratelli, trovano conferma e si rafforzano ulteriormente nella misura in cui si accoglie la Buona Notizia che tutti sono ugualmente salvati e riuniti da Cristo» e qui cita la lettera ai Galati di san Paolo: «Non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina, perché tutti [… siamo] uno in Cristo Gesù».

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20 Settembre 2018 | 13:41
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