Il cardinale Marx
Chiesa

Il cardinale Marx: «La Chiesa in Europa dia testimonianza di unità»

«San Giovanni Paolo II aveva parlato dei due polmoni con cui l’Europa doveva respirare, una bella immagine per esprimere quella che è una realtà: Oriente e Occidente hanno bisogno l’uno dell’altro e formano un tutt’uno. È significativo che nel 2004 (anno dell’ingresso di ben otto paesi dell’Europa centrale e orientale, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, oltre a Cipro e Malta, ndr) molte persone non parlassero di un «allargamento dell’Unione europea a est», bensì di una «riunificazione dell’Europa». Guardando oggi alla convivenza in Europa, in particolare alle relazioni tra Oriente e Occidente, stiamo assistendo a una sorta di disincanto. Nelle multiformi regioni d’Europa, le società e il mondo politico si guardano l’un l’altro in modo critico. Da una parte molti europei occidentali disapprovano ciò che percepiscono come una violazione dello stato di diritto e della democrazia in importanti paesi dell’Europa centrale e orientale. Dall’altra molti europei dell’est criticano l’Occidente per aver rinunciato alla loro identità e alle loro radici cristiane, ma c’è di più: talvolta essi percepiscono persino l’Unione europea come una nuova forma di dominazione straniera».

È un’analisi che fotografa la realtà complessa dell’Europa di oggi quella tracciata non da un politologo, ma dal cardinale Reinhard Marx nell’editoriale del numero di marzo del bollettino della commissione dei vescovi accreditati presso l’Unione europea (che riporta anche un intervento di Cécile Kyenge, già ministro del governo italiano). Ma è anche da considerarsi una sorta di bilancio, in qualità di presidente uscente Comece (eletto nel marzo 2012), su quanto compiuto in questi anni dalla Chiesa cattolica in ambito europeo in vista di un impegno futuro. Un discorso a tutto tondo che evidenzia luci e ombre di un’unità d’intenti non sempre raggiunta, ma da costruire giorno per giorno. 

 

L’arcivescovo di Monaco di Baviera – che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca dal 2014 e dallo stesso anno membro del gruppo del C9 – ripercorre la sua esperienza in sede europea a partire dal 1996, quando ha iniziato a familiarizzare nel contesto di Bruxelles all’indomani della sua ordinazione episcopale come ausiliare di Paderborn. All’interno di questo percorso Marx considera una «tappa speciale» il pellegrinaggio organizzato dalla Comece al santuario di Santiago de Compostela in occasione dell’ingresso dei dieci nuovi Paesi: «Abbiamo voluto ripercorrere quest’antica rotta dei pellegrini come ringraziamento di un Est e un Ovest d’Europa finalmente riuniti».

 

A poco più di un decennio i tempi sono decisamente cambiati, ma proprio nell’attuale incomprensione reciproca la Chiesa ha ancora un ruolo importante da svolgere nella veste di «costruttore di ponti fra Oriente e Occidente, tra i popoli e loro idee». In particolare i vescovi, chiamati per il loro servizio a costruire ponti, a cercare quanto unisce e mantenere aperto il dialogo, perché «per quanto forti siano i legami con i nostri Paesi d’origine e le nostre culture di riferimento, noi in quanto Chiesa universale dobbiamo sempre fornire una testimonianza di unità e rifiutarci di pensare in termini di mere categorie nazionali nello spirito dell’esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II che porta il titolo di «Ecclesia in Europa» e non «Ecclesiae»». Come dire la Chiesa è una in Europa e non si possono immaginare diverse Chiese locali nazionali, magari divergenti (come non di rado è accaduto, per fare un esempio recente, con la questione dei migranti e rifugiati): un concetto che Marx considera senza mezzi termini un «imperativo» per ciascuna conferenza episcopale europea.

 

Di questo sentimento di unitarietà, la commissione Comece è garante e continuerà a esserlo: essa fornisce una piattaforma comune all’interno del quale viene avviato il dialogo e forse, a suo avviso, dovrebbe ancor di più rafforzare questa sua missione in un prossimo futuro. «Il lavoro Comece è più che mai importante, qualora noi, in quanto Chiesa, intendessimo prendere posizione sulle questioni sociali che siamo chiamati ad affrontare. Un compito che ci è stato affidato anche da papa Francesco in occasione del suo discorso al Parlamento europeo a Strasburgo nel 2014 in cui ha ribadito «la disponibilità della Santa Sede e della Chiesa cattolica, tramite la Comece, a impegnarsi in un dialogo costruttivo, aperto e trasparente con le istituzioni dell’Unione Europea»».

 

«In questi anni trascorsi in Comece – scrive Marx – posso considerami soddisfatto del coinvolgimento in questo dialogo e intendo continuare nel cammino intrapreso».

 

Non tralascia un nodo per lui fondamentale (e che spesso ha evidenziato nel corso dei suoi interventi): la necessità per la Chiesa in Europa di possedere un’adeguata competenza in materia politica. Ciò significa da una parte piena padronanza delle questioni di cui si discute (e qui il lavoro preponderante è affidato al segretario della Commissione), dall’altra un’organizzazione di strutture che possa rivelarsi il più efficace possibile. A questo riguardo il cardinale s’interroga sulla duplice struttura di Comece (vescovi accreditati presso la UE) e Ccee (il Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e sulle relazioni reciproche per ottenere risultati migliori e proficui.

 

In un modo o nell’altro, conclude il presidente uscente, «non permettiamo alla Chiesa in Europa di frantumarsi, ma adoperiamoci perché essa rappresenti sempre una testimonianza di unità, e, specialmente nelle questioni politiche, sociali ed etiche, manifesti sempre una chiara e univoca vocazione europea». 

 

L’assemblea plenaria di primavera della Commissione si terrà a Bruxelles dal 7 al 9 marzo: all’ordine del giorno anche l’elezione del nuovo presidente e dei quattro vicepresidenti per il mandato 2018-2023. Parallelamente al nuovo consiglio di presidenza – che dovrà rispettare i diversi volti della Chiesa in Europa – i vescovi sono chiamati a eleggere i presidenti delle commissioni per gli affari sociali, gli affari giuridici e le relazioni esterne della UE e a indicare i mandati delle tre commissioni Comece e dei gruppi di lavoro su migranti e rifugiati e sulle questioni etiche.

 

Il 7 marzo è previsto l’intervento di Paul Gallagher segretario per le Relazioni con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, e il 9 quello di Federica Mogherini, alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza. In programma anche un ringraziamento al cardinale Marx con la presenza del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker.

 

Giovedì 8 marzo, alle 19, com’è tradizione, verrà celebrata la «Messa per l’Europa» nella chiesa di Notre-Dame du Sablon, su invito del cardinale arcivescovo di Bruxelles, Joseph De Kesel.

Maria Teresa Pontara Pederiva – VaticanInsider

Il cardinale Marx
6 Marzo 2018 | 12:00
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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