Il cardinale Marx
Chiesa

Reinhard Marx: «Il nazionalismo è del tutto estraneo al Vangelo»

Il nazionalismo e lo spirito di esclusione sono del tutto estranei al messaggio cristiano. Per il Vangelo tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio indipendentemente dalla loro provenienza o etnia. La Chiesa guarda con grande preoccupazione al populismo che avanza un po’ in tutta Europa legato al fenomeno delle migrazioni e alla paura del terrorismo, ma offre tutto il suo contributo per la promozione di una riconciliazione sociale.

 

Aprendo ieri l’assemblea plenaria d’autunno dei vescovi tedeschi a Fulda – dove giovedì 28 settembre verranno ricordati i centocinquant’anni dalla prima riunione nel 1867 – il cardinale Marx, con la precisa volontà di smorzare i toni a commento del voto elettorale, ha ribadito il pensiero della Chiesa cattolica sull’attuale situazione in Germania. Sottolineando l’alto ruolo della politica e la dignità del Parlamento, il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha esortato le parti a un «disarmo verbale» perché nella ricerca del bene comune non è accettabile tagliare il mondo con la scure («la politica non è uno stencil «Schablonen» in bianco e nero») e i toni violenti e le parole cariche di odio non si convengono al linguaggio politico.

 

Esistono temi cruciali cui oggi occorre prestare attenzione alla ricerca di una soluzione condivisa: la gestione degli stranieri che cercano rifugio in Germania, il sostegno ai poveri e ai più vulnerabili della società tedesca, il tema della pace, la tutela della vita e della famiglia. L’unico riferimento che deve orientare un cristiano impegnato in politica è la dottrina sociale della Chiesa.

 

«La Chiesa non è un anacronismo, vive nel mondo ed è nel mondo che deve testimoniare il regno di Dio» ha ricordato questa mattina nell’omelia in cattedrale. Una riflessione incentrata sulle intuizioni del beato papa Paolo VI e sulle affermazioni del Vaticano II. La Chiesa è chiamata continuamente a rinnovarsi per rivolgersi all’umanità del tempo presente: «È all’uomo contemporaneo che dobbiamo parlare non ad altri». Ed è compito di tutti i cristiani impegnarsi per il miglioramento della società.

 

Gli anni del Concilio erano un’epoca di grandi trasformazioni e molti si interrogavano su come la Chiesa avrebbe resistito a simili sconvolgimenti, ma per Papa Montini era chiaro che la Chiesa avrebbe dovuto interpretare i «segni dei tempi» alla luce del Vangelo: per questo già allora si riteneva quanto mai necessario completare la ricezione dello spirito conciliare. Un compito che ci attende anche oggi.

 

«La Chiesa non è solo «maestra», ma anche «discepola». La Chiesa non può pretendere di sapere tutto, ma è anch’essa pellegrina nel mondo. La Chiesa è il popolo di Dio in cammino. Questo è l’insegnamento del Concilio». I testi conciliari confermano un cambio di passo per la Chiesa: insegnare e imparare, non al di fuori delle culture, ma in mezzo a esse.

 

Il compito della Chiesa, oggi come ieri, non è solo quello di produrre documenti, ma anche segni che parlano da soli, come, per esempio, aveva fatto Paolo VI rinunciando alla tiara, segno del potere secolare che non c’era più.

 

Il Concilio ha poi avviato una riforma liturgica per rendere soggetto della celebrazione tutto il popolo di Dio. Oggi parliamo di una teologia «olistica» che abbraccia tutta la vita delle persone, i momenti di preghiera e di celebrazione che diventano un riflesso del vivere nel mondo: «Un cammino che non è mai concluso, ma si rinnova ogni giorno».

 

Il cardinale Marx – non solo teologo morale, ma anche membro del Consiglio dei cardinali voluto da Bergoglio per la riforma della Curia – pur senza nominare i recenti veleni vaticani sembra voler infondere fiducia e ancora una volta smorzare i toni. «Alcuni credenti si dicono preoccupati per il futuro della Chiesa, ma la fiducia nel futuro deve accompagnarci perché Cristo ha assicurato la sua presenza tra noi. È Cristo la speranza e il fondamento della nostra fede e delle nostre azioni. Non abbiamo bisogno di atteggiamento di paura o di diffidenza nei confronti delle novità e del futuro. Al contrario, il popolo di Dio è in cammino, insieme ai vescovi, ai preti e ai religiosi, in questa fondamentale fiducia senza alcun timore!».

 

«La responsabilità per il futuro e la capacità di leggere i segni dei tempi appartiene a tutto il popolo di Dio, ma se portiamo avanti ciascuno il proprio ministero alla luce della carità, allora potremo individuare nuovi modi coraggiosi di procedere nella fiducia che il Signore ci accompagna, proprio come ha fatto il beato Paolo VI».

 

La plenaria dei vescovi continua in questi giorni con un’attenzione particolare al dialogo con l’islam (è previsto l’intervento di un leader islamico), alla verifica delle iniziative ecumeniche in vista della conclusione delle celebrazioni dell’anniversario della «Riforma», al prossimo Sinodo sui giovani e alla preparazione della «Giornata di studio sull’enciclica sociale «Laudato si’»».

 

Nella mattinata l’assemblea ha eletto il vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode, nuovo vicepresidente. Il vescovo Bode, nato a Paderborn 66 anni fa, subentra a Norbert Trelle, ritiratosi per limiti di età. Bode è vescovo di Osnabrück dal 1995 e all’interno della Conferenza è presidente della commissione pastorale e della sottocommissione sul ruolo delle donne nella Chiesa e nella società.

Maria Teresa Pontarava Pederiva – VaticanInsider

Il cardinale Marx
27 Settembre 2017 | 17:50
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!