udienza

Il Papa: «Accogliamo gli immigrati a braccia aperteˮ

«Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte»: Papa Francesco ha colto l’occasione dell’udienza generale in piazza San Pietro, per lanciare la campagna a sostegno delle famiglie costrette a migrare della Caritas internazionale, intitolata «Share the Journey – Condividi il viaggioˮ perché, ha chiosato Francesco, «il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra, e noi che andiamo verso il loro cuore per capirli, capire la loro cultura, la loro lingua». Il Papa è tornato a ricordare l’opportunità di una nuova legge migratoria italiana «più attinente al contesto attuale».

 

«Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna «Condividi il viaggio», che ho voluto far coincidere con questa udienza», ha detto Jorge Mario Bergoglio. «Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva e accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Meritano tutti davvero un grande applauso! Con il vostro impegno quotidiano, voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte. Proprio così, con le braccia ben aperte, pronte a un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po’ come questo colonnato di Piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune».

 

Il Papa, che all’udienza ha proseguito un ciclo di catechesi dedicato alla speranza cristiana, ha sottolineato che essa «è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, penso ai migranti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare… La speranza è la spinta a «condividere il viaggio» perché il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso il loro cuore per capirli, capire la loro cultura, la loro lingua. È un viaggio in due e senza la speranza non si può fare. La speranza è la spinta per «condividere il viaggio» della vita, come ci ricorda la campagna della Caritas che oggi inauguriamo. Fratelli, non abbiamo paura di condividere il viaggio! Non abbiamo paura di condividere la speranza!».

 

Francesco ha anche indirizzato parole di benvenuto «ai rappresentanti di tante organizzazioni della società civile impegnate nell’assistenza a migranti e rifugiati che, assieme alla Caritas, hanno dato il loro sostegno alla raccolta di firme per una nuova legge migratoria più attinente al contesto attuale». Il riferimento è alla proposta di legge di iniziativa popolare «Ero stranieroˮ che mira a sostituire la vigente legge italiana Bossi-Fini. Per l’iniziativa – promossa tra gli altri dal centro Astalli che, via Twitter, oggi ricorda che «a San Pietro ora si firma» – il Papa aveva già fatto appello a giugno scorso. Il testo prevede, in sintesi, l’apertura di canali legali e sicuri di ingresso per lavoro nel nostro Paese, la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio, misure per l’inclusione sociale e lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, l’effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo e l’abolizione del reato di clandestinità. La proposta di legge è promossa tra gli altri da Radicali italiani, Acli, Cnca, centro Astalli – che, via Twitter, oggi ha ricordato che «a San Pietro ora si firma» – con l’adesione di organizzazioni tra cui la stessa Caritas italiana, Migrantes e comunità di Sant’Egidio.

 

Nella catechesi durante l’udienza del mercoledì, il Pontefice argentino ha concentrato la sua riflessione sul tema dei «nemici della speranza», partendo dal racconto del noto mito del vaso di Pandora: «L’apertura del vaso scatena tante sciagure per la storia del mondo», ha detto, «pochi, però, ricordano l’ultima parte della storia, che apre uno spiraglio di luce: dopo che tutti i mali sono usciti dalla bocca del vaso, un minuscolo dono sembra prendersi la rivincita davanti a tutto quel male che dilaga. Pandora, la donna che aveva in custodia il vaso, lo scorge per ultimo: i greci la chiamano elpìs, che vuol dire «speranza». Questo mito ci racconta perché sia così importante per l’umanità la speranza. Non è vero che «finché c’è vita c’è speranza», come si usa dire – ha notato Bergoglio –. Semmai è il contrario: è la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere».

 

Il Papa ha citato il poeta francese Charles Péguy, che si stupiva «non tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità» ma per la loro capacità di sperare e lottare tenacemente per una vita migliore. La speranza, ha detto ancora il Papa, «non è virtù per gente con lo stomaco pieno» e per questo «i poveri sono i primi portatori della speranza e sono i protagonisti della storia».

 

«A volte – ha commentato ancora Francesco – aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna. Pensate a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell’attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent’anni «sa già come va il mondo»; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla. È questa la peggior condanna, chiudere la porta ai desideri, ai sogni, sembra un giovane, invece è già calato l’autunno sul suo cuore, sono i »giovani d’autunno»».

 

Avere «un’anima vuota è il peggior ostacolo alla speranza», secondo il Pontefice, che ha ricordato la «accidia» menzionata dai monaci dell’antichità, che «deve essere combattuta, mai accettata supinamente. Dio ci ha creati per la gioia e per la felicità, e non per crogiolarci in pensieri malinconici. Ecco perché è importante custodire il proprio cuore, opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio». Senza dimenticare che «non siamo soli a combattere contro la disperazione» perché «se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere. Nessuno ci ruberà la speranza».

Iacopo Scaramuzzi – VaticanInsider

27 Settembre 2017 | 17:31
Tempo di lettura: ca. 4 min.
migranti (422), Papa (1256), udienzagenerale (53)
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