Papa Francesco ha infatti autorizzato la Congregazione delle Cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche dell'ex primate della Chiesa polacca.
Con l’incontro all’Avana del febbraio 2016 tra Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill si è aperta una nuova fase del dialogo ecumenico con le chiese ortodosse, i cui frutti cominciano a maturare in Paesi in cui la convivenza è sempre stata storicamente difficile. In Polonia, dove spesso la Chiesa ortodossa è stata associata alla Russia, si sta assistendo a un nuovo corso nato con l’elezione al soglio di Pietro di San Giovanni Paolo II e sancito dal crollo del comunismo.
Accogliere i migranti secondo le proprie possibilità ma con «generosità». «Toccare» la carne di chi soffre e accompagnare la crescita della fede in un’epoca di analfabetismo religioso. Rilanciare con creatività la vita delle parrocchie. Sono alcuni dei temi sviluppati dal Papa nel suo discorso con i vescovi polacchi del 27 luglio scorso, all’inizio della sua visita nel Paese europeo.
«I popoli dell’Europa, così come le Chiese del nostro continente, devono oggi fronteggiare la grande sfida della crisi migratoria». E’ quanto sottolinea il Messaggio delle Chiese cristiane in Polonia firmato ieri a Varsavia da rappresentanti della Chiesa cattolica, quella ortodossa e altre sei Chiese tra vetero-cattoliche e protestanti.
Intervista con il cardinale arcivescovo di Varsavia: «La domanda non è se sostenere o no, ma come farlo bene». Amoris laetitia: «È una continuazione, non un cambiamento, rispetto alle premesse poste da Giovanni Paolo II». Come Francesco è visto in Polonia: «In modo entusiasta dai laici. Dal clero è accolto... diversamente. Come è avvenuto con Papa Wojtyla in America Latina»
Con una intervista esclusiva al Card. Dziwisz esploreremo la situazione della Chiesa Polacca, come esempio di una Europa che avanza, da San Giovanni Paolo II ad oggi: tra crisi, fermento e nazionalismi.
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