I vescovi coreani: «Resistere al potere diabolico della guerra»

«Il popolo coreano è chiamato a resistere al potere diabolico che tenta di aggravare l’attuale crisi politica e militare nella penisola coreana. La diffusione delle armi nucleari è di per sé una azione cattiva che minaccia gravemente la pace della penisola, nonché quella del mondo intero. La guerra lascerebbe al popolo coreano solamente piaghe profonde e devastazione irreparabile. La pace vera si raggiunge solo realizzando la giustizia attraverso il dialogo, che favorisce la riconciliazione e lo sviluppo dell’intero popolo coreano»: è un appello forte e deciso quello che i vescovi coreani inviano al mondo in occasione della festività dell’Assunta, il 15 agosto 2017, che coincide con il 72° anniversario dell’indipendenza della Corea.

 

La festività cristiana della metà di agosto, dedicata alla Vergine Maria, è funestata quest’anno dai venti bellici e dall’escalation della tensione internazionale, causata dai provocatori lanci di missili con testate nucleari effettuati dal regime della Nord Corea. Il conseguente livello di allarme politico e militare investe non solo le nazioni confinanti come Sud Corea, Cina e Giappone, ma corre attraverso il Pacifico e raggiunge l’America di Donald Trump che, a sua volta, ha minacciato una «furia indicibile» se le forze americane di stanza a Guam o in altre basi del Pacifico fossero obiettivo di un attacco. Ipotesi, questa, che oggi la Chiesa cattolica coreana cerca di scongiurare in ogni modo possibile, mettendo in campo tutta la sua capacità di influenza, tanto spirituale quanto politica, e la sua moral suasion a tutti i livelli.

 

«Dopo il lancio del missile Hwasong-14 – recita il messaggio firmato dai vescovi Peter Lee Ki-heon, presidente della commissione della riconciliazione del popolo coreano e da Lazzaro You Heung-sik, a capo della commissione «Giustizia e Pace» della Conferenza episcopale – la penisola coreana si trova in una situazione di grande rischio. Il test nucleare della Corea del Nord, infatti, è una chiara violazione della risoluzione Consiglio di Sicurezza Onu e nuoce seriamente alla pace dell’Asia del Nordest, incitando all’armamento nucleare i paesi limitrofi».

 

La Chiesa coreana, pertanto, denuncia decisamente tutte le «imprudenti provocazioni della Corea del Nord e si oppone a tutte le azioni che sollevano tensioni nella penisola». Una pace autentica e definitiva, nota il testo inviato a Vatican Insider, non si ottiene attraverso armamenti nucleare, bensì favorendo il dialogo per «stabilire un sistema istituzionale che garantisca la pace tramite la cooperazione con le nazioni limitrofe». «Perché – per esempio – non si pensa a ridurre il budget delle spese militari della Corea del Sud e del Nord, utilizzandolo, invece, per lo sviluppo umano e culturale?», si chiede.

 

Rivolgendosi ai leader politici dei paesi asiatici, i presuli coreani ricordano che «parlare di guerra senza una appropriata considerazione è già un’azione di violenza contro l’umanità. Azioni precipitose, che dimostrano barbarie e follia, non lasceranno che la morte di innumerevoli persone, la fatale devastazione di entrambi le parti, la regressione della storia umana e piaghe profonde all’intera umanità». Per questo la Chiesa coreana «esorta tutti i paesi limitrofi a non prendere decisioni imprudenti che minaccerebbero lo sviluppo morale e spirituale dell’umanità». Si auspica, dunque, che i leader politici affrontino l’attuale situazione «in modo maturo e armonioso, contribuendo alla pace e alla coesistenza dei popoli che resta il principale scopo della diplomazia e della politica».

 

Naturalmente, si nota nel messaggio, la situazione nella penisola coreana, con tutte le sue implicazioni, non è un affare soltanto locale, ma coinvolge tutta la comunità internazionale e il mondo intero: per questo «esige uno sforzo di collaborazione che coinvolge la coscienza, l’intelligenza, la solidarietà, la pietà» dei popoli in ogni angolo del pianeta. «Non restiamo nell’atteggiamento di indifferenza o di silenzio irresponsabile, ma proviamo a cercare insieme una saggezza che sveli la radice del problema e aiuti a trovare una soluzione adeguata». I vescovi si rivolgono, quindi, a tutti i cristiani, «chiamati a collaborare all’opera creatrice e redentrice di Dio».

 

«La denuclearizzazione e la pace nella penisola coreana contribuirà all’avvenire dell’umanità, proponendo una visione del mondo in cui il valore delle creature si realizza pienamente con amore e giustizia reali e concreti», prosegue l’appello diffuso dai vescovi.

 

L’invito, allora, è quello biblico tratto dalle parole del profeta Isaia: «Camminare nella luce di Signore» perchè si possano «forgiare le spade in vomeri, le lance in falci», in quanto «la pace è il frutto della giustizia». E la riconciliazione in Corea, concludono i vescovi, è frutto anche della preghiera e dell’intercessione della Vergine Maria.

Paolo Affatato – Vaticaninsider

14 Agosto 2017 | 08:00
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corea (39), guerra (162), nucleare (16)
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