Roberto Beretta e Marina Lazzati con alcuni bimbi sull’isola di Marajò
Ticino e Grigionitaliano

Una fondazione svizzera da oltre 40 anni sostiene l’opera degli amici di Candia

di Federico Anzini

Gli amici di Marcello Candia hanno sempre saputo di avere a che fare con un santo e si sono spesso domandati «…come fosse possibile indossare il Vangelo con tanta, elegante, finissima determinazione» (Giorgio Torelli). Papa Francesco lo ha proclamato venerabile nel 2014, confermando questa loro felice intuizione.

Marcello Candia nasce il 27 luglio 1916 a Portici, presso Napoli, da una famiglia milanese. Suo padre, Camillo Candia, era un industriale nel settore chimico, mentre sua madre, Luigia (Bice) Mussato, era una donna molto attiva nell’Opera San Vincenzo. Marcello eredita le capacità imprenditoriali dal padre e la fede cattolica dalla madre. Colpisce anzitutto la sua storia: un ricchissimo, colto (tre lauree) e capace industriale milanese che a metà degli anni sessanta del secolo scorso vende tutto e si trasferisce in Amazzonia per lavorare al servizio dei più poveri e dei lebbrosi. Colpisce pure il suo carisma personale: lui che ha costruito, avviato e finanziato innumerevoli opere per consegnarle poi gratuitamente alle congregazioni religiose presenti in Brasile, non diventa sacerdote né consacrato; neppure si sposa. Opera semplicemente in forza del suo battesimo con un cuore aperto al mondo e ad ogni persona. Un anno prima di morire, Candia intuisce la necessità di dare continuità alle sue opere. Crea dunque due fondazioni: una in Italia e una in Svizzera, entrambe con lo scopo di raccogliere aiuti finanziari e mobilitare le coscienze riguardo alla povertà nei paesi del Sud del mondo.

Marcello Candia (1916-1983)

Rocco Bonzanigo, per lungo tempo presidente della Fondazione Marcello Candia, Lugano, lo ha conosciuto personalmente negli ultimi anni di vita. «Veramente aveva applicato alla lettera la frase evangelica ›vendi i tuoi beni e dalli ai poveri’ – racconta Rocco -.  Questa sua radicale generosità colpiva molto, anche persone lontane dalla fede cristiana. Amava spendersi non per i poveri ma con i poveri, con un entusiasmo contagioso. Ha portato la sua efficienza di abile industriale anche nell’aiuto sociale ed umanitario. Tutte le sue opere si sono sviluppate e consolidate secondo criteri di qualità e di bellezza, perché ripeteva spesso ›ai poveri bisogna dare sempre il meglio’».

Candia, dopo essersi trasferito stabilmente in Brasile nel 1965, veniva in Italia una volta all’anno a cercare finanziamenti, intraprendendo vere e proprie tournées della carità. La sua dedizione totale al prossimo ha commosso molti e ancora oggi non pochi benefattori continuano a sostenere le opere, inviando contributi alla Fondazione. Questa agisce secondo il metodo del fondatore e, prima di investire i soldi, valuta attentamente le richieste dei missionari in Brasile e le seleziona in base ai criteri di efficienza ed efficacia voluti dallo stesso Marcello. I progetti della Fondazione sono cresciuti nel tempo sia come settori di attività, che come luoghi geografici; attualmente quelli all’attivo sono un’ottantina. Tra questi si contano strutture di sostegno a disabili, centri di accoglienza, in particolare per mamme con bambini, centri di recupero per ragazzi di strada e attività di formazione professionale. Dopo quelle all’estremo nord del Brasile, sono nate opere anche nelle zone più centrali del Paese. «La testimonianza di cristianesimo vissuto da Candia è molto luminosa. La sua era una presenza piena di tenerezza e amicizia. La persuasione che la sua opera è qualcosa di straordinario è condivisa da molti. È difficile identificare il ricordo più bello, ma senza dubbio mi è rimasta nel cuore l’udienza privata concessa da Papa Francesco nel 2022 per i 40 anni della nascita della fondazione. Un momento indimenticabile», conclude Bonzanigo.

Udienza privata concessa da Papa Francesco nel 2022 per i 40 anni della nascita della fondazione Candia

Roberto Beretta, attuale presidente della Fondazione Marcello Candia, Lugano, dopo aver partecipato ad alcuni campi di lavoro con gli scout di Massagno in Brasile, ha raccontato la sua esperienza all’amico Rocco Bonzanigo, il quale a sua volta gli ha fatto conoscere la figura e l’opera di Candia «Non sapevo di questo missionario milanese – racconta Roberto -ma la sua personalità mi ha subito affascinato. Poi, i racconti di Rocco e Antonella, la lettura delle biografie e le testimonianze di chi l’ha conosciuto di persona, mi hanno fatto capire che si trattava di un uomo veramente straordinario. Sono quindi entrato in Fondazione e di recente ho raccolto con entusiasmo da Rocco il testimone della presidenza». 

Nell’ottobre 2023, Roberto è partito per il Brasile con Marina Lazzati, vicepresidente della Fondazione, per visitare una ventina di progetti. «E’ stata un’esperienza faticosa ma emozionante – dice Roberto – a diretto contatto con la gente più povera. Mi ha colpito soprattutto l’enorme dedizione delle suore che accolgono e accudiscono ragazze madri, persone disabili, famiglie in difficoltà e anziani lasciati soli».

Una scuola dell’infanzia

I primi progetti di Marcello Candia erano in favore dei lebbrosi. Oggi la situazione è molto diversa perché dalla lebbra si può guarire; rimangono però persone anziane che non hanno più nessun parente e le case d’accoglienza sono diventate la loro famiglia. «Tuttavia -continua Roberto – c’è una ripresa dei casi di lebbra tra i giovani delle zone rurali, dove l’acqua non è depurata e l’igiene è scarsa. Le madri a volte portano troppo tardi i figli dal medico e la malattia causa così danni permanenti.Il momento più emozionante del viaggio è stato per me proprio l’incontro con uno di questi bambini. Aveva i muscoli del braccio atrofizzati e mi guardava con la paura di non riuscire a stringere il pugno. Con lo sguardo e un gesto d’affetto ho cercato di fargli capire che era in buone mani… E’ stata un’esperienza profonda, che mi ha fatto comprendere le responsabilità di presidente della Fondazione. Sarà un lavoro impegnativo perché le richieste di sostegno sono molte e occorrerà fare delle scelte; ma avrò sempre negli occhi lo sguardo speranzoso di quel ragazzo lebbroso».

La sensibilità di Candia per le situazioni più delicate lo ha portato ad occuparsi molto di ragazze madri. «Ho incontrato una ragazza di circa 14 anni con il suo bambino in una casa di accoglienza della Fondazione – racconta Roberto – Quando nasce un bimbo le giovani non possono più stare in famiglia, perché non vengono accettate; il padre è spesso assente o sconosciuto. Per evitare che finiscano in strada, le suore le accolgono e le accompagnano nel loro nuovo ruolo di madri, offrendo loro una formazione professionale che faciliti la ricerca di un futuro impiego». Marcello Candia teneva in gran conto il valore della vita e questo si capiva dall’attenzione che riservava ai disabili più gravi. «Ho visitato una famiglia con due figli handicappati e completamente immobili – dice Roberto -. Le suore andavano regolarmente a trovarli e li accudivano, dando così un po’ di sollievo ai genitori, che devono lavorare ma anche curare questi figli spesso totalmente dipendenti. Mi ha impressionato la vicinanza piena di umanità delle suore». 

Casa accoglienza per ragazze madri a Macapa

Il 19 ottobre scorso a Milano, in una serata pubblica in onore di «Un grande milanese da riscoprire a 40 anni dalla sua salita al cielo», alcuni amici di Marcello Candia ne hanno tratteggiato il carattere e l’azione. Patrizia Cattaneo Beretta, consigliera della Fondazione presente alla serata milanese, ha raccolto le loro testimonianze.

«Marina Lazzati è una testimone privilegiata di Candia, dice Patrizia. Con lui ha condiviso momenti quotidiani a Milano e in Brasile, dove giovanissima lo ha seguito per sei mesi. A Milano lo incontrava a casa dei genitori, di cui Marcello era grande amico. Lei lo ricorda presentarsi gioioso e travolgente, portando in dono alla madre enormi mazzi di rose rosse; una generosità genuina e traboccante che lo ha accompagnato tutta la vita».

«A Macapà – racconta Marina – mangiavo con Marcello nel refettorio dell’ospedale, lo accompagnavo in alcune visite e, di notte, sentivo la sua voce tonante al telefono, mentre sollecitava aiuti per i suoi protetti in tutta Europa. Ricordo di essere stata colpita in particolare da due geniali intuizioni. Candia, constatando quanto i poveri faticassero a raggiungere il suo ospedale, aveva costruito un barcone sanitario equipaggiato di un laboratorio d’analisi, con il quale visitava i malati di lebbra a casa loro, nella foresta. Volendo poi accudire i più piccoli, denutriti e afflitti da una cronica mancanza di igiene, aveva fatto arrivare containers pieni di piccoli tetrapack di latte muniti di cannucce, con i quali riusciva a nutrire in maniera adeguata questi bambini». Abbondanza, intesa come il dare sempre qualcosa in più all’altro (il legno migliore per le costruzioni, il materiale più moderno per l’ospedale, le sigarette migliori per i missionari affaticati..) e fiducia grande nell’umanità e in Dio sono le parole che per Marina riassumono l’eredità e il compito affidatole da Candia. Un compito che da anni svolge con entusiasmo e instancabile energia.

La prima tavoletta di cioccolata della vita

Patrizia racconta anche di don Mario Antonelli, che ha vissuto per anni in Brasile: «Don Mario non ha conosciuto Marcello di persona, lo ha però incontrato attraverso i rapporti profondi con gli amici della Fondazione e con i brasiliani protagonisti delle sue opere. Ha così appreso da Adalucio (il malato di lebbra più grande amico di Candia) che anche i malati, sentendosi amati, avevano reimparato a vivere; la carità sincera li aveva tratti dalla miseria e resi coscienti del loro valore di persone. Don Mario ha dunque visto all’opera nelle vite di laici e religiosi il carisma di Marcello, fatto di giustizia e carità. Per questo oggi coltiva un grande sogno: che la Chiesa, con un colpo d’ala, arrivi a beatificare insieme i tre grandi amici nella carità: Marcello Candia, mons. Aristide Pirovano e Adalucio«.

Chi volesse contribuire ai progetti della Fondazione Marcello Candia lo può fare con un versamento sul seguente IBAN CH41 0024 7247 FW12 1619 1 presso UBS Lugano

A scuola per sperare in un futuro migliore
Roberto Beretta e Marina Lazzati con alcuni bimbi sull’isola di Marajò | © catt.ch
31 Gennaio 2024 | 06:58
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