Fratel Biagio insieme a don Nicola Zanini in occasione del suo passaggio dal Ticino nel 2019.
Internazionale

«Ti posso chiamare fratello?» A «Chiesa in diretta» un ricordo di fratel Biagio Conte

Una a presenza di quelle che non passano inosservate. E di certo a molti non sarà sfuggito quello strano frate pellegrino, avvolto in un saio verde, con la barba lunga, lo zaino in spalle e due occhi incredibilmente azzurri che nel mese di agosto del 2019 ha attraversato il Ticino, da Chiasso a Basilea, in viaggio verso Bruxelles per ricordare al Parlamento Europeo la causa dei migranti e dei loro diritti inalienabili. Nel corso di questo suo lungo viaggio a piedi, a Como s’imbattè anche in don Roberto Malgesini, il prete di strada che un anno dopo sarà ucciso per mano di un migrante: tra i due fu subito sintonia.

Fratel Biagio Conte, questo il suo nome, è morto a 58 anni il 12 gennaio di un anno fa, dopo una malattia affrontata con la forza, la fede e la speranza con cui ha sempre vissuto. Con lui, nella «Cittadella del povero e della speranza», una delle zone più difficili della città, c’erano i compagni di viaggio più fedeli e quelli che lui chiamava «i miei fratelli ultimi», di cui scelse di occuparsi, dismettendo i panni del rampollo di una famiglia benestante e decidendo di sposarne la causa, condividendo ogni loro affanno.

Il caratteristico saio, i sandali, il sorriso aperto. Fratel Biagio Conte a Palermo era conosciuto come il missionario laico che decise di dedicare la sua vita agli emarginati, i senza fissa dimora, i bisognosi, e per loro fondò la Missione «Speranza e Carità», che oggi accoglie oltre 800 persone e conta su 400 volontari. «Sbracciati e datti da fare» è il motto di chi varca i cancelli della Missione costituita da tre comunità principali a Palermo con altri satelliti in tutta la Sicilia, fondate in luoghi condannati all’abbandono per decenni, edifici a cui è stata donata una nuova vita al servizio del territorio e della sua gente.

Lunedì scorso, 9 gennaio, a Palermo, la città dove ha visssuto dopo una prima infanzia trascorsa in Svizzera (a Baden, in Canton Argovia), ha reso omaggio in duomo a questo suo fratello mite e allo stesso tempo tremendamente cocciuto, che ha sfoderato tutti gli strumenti della lotta non-violenta (non si contano i suoi scioperi della fame) per rendere Palermo una città più accogliente per i poveri, i migranti, le donne sole coi loro bambini. Depositi abbandonati, edifici dismessi, caserme fuori servizi conobbero grazie a lui una seconda vita per accogliere chi aveva perso lavoro, casa, salute,achivenivadall’altrasponda del Mediterraneo.

Negli scorsi anni, la Conferenza missionaria della Svizzera italiana pensò di organizzare un campo di volontariato presso le sue strutture, ma il Covid ci mise lo zampino.

Per sottolineare questo primo anno senza di lui, è uscito un libro di due giornalisti di Palermo che lo conobbero e seguirono da vicino le sue attività: Alessandra Turrisi e Roberto Puglisi, per le edizioni San Paolo, dal titolo: «Ti posso chiamare fratello?». In occasione dell’anniversario della sua morte, la figura di Fratel Biagio Conte verrà rievocata anche da un servizio di Corinne Zaugg, domenica, all’interno della trasmissione radiofonica domenicale «Chiese in diretta », su Rete Uno, alle 8.30.

Fratel Biagio insieme a don Nicola Zanini in occasione del suo passaggio dal Ticino nel 2019.
13 Gennaio 2024 | 11:46
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