Salesiani Kiev, accoglienza di bambini e ragazzi.
Internazionale

Salesiani in Ucraina: «Dopo un anno di guerra continuiamo a accogliere, sostenere e accompagnare i giovani»

«La nostra priorità è di rimanere accanto alla popolazione che ancora è rimasta nel Paese e fare
arrivare l’aiuto alle persone più bisognose, agli sfollati, a coloro che hanno perso tutto e che non
sanno cosa fare in questo momento». (Don Mykhaylo Chaban – Provinciale dei salesiani in
Ucraina)

È passato, anzi è volato un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina. La tentazione è di lasciar perdere, fare finta che la guerra sia sempre più lontana. È brutto da dire, ma forse ci stiamo abituando a questo conflitto, così vicino ma anche così lontano dal nostro tram tram quotidiano. Eppure in territorio ucraino i salesiani non hanno mai smesso di servire, sostenere, fare comunità con tutte le persone che non hanno voluto o non hanno potuto lasciare il Paese. Scoprendo, ancora una volta, che chi dona in realtà riceve molto più di quel che dà. Fin dalle prime ore del 24 febbraio dello scorso anno, i salesiani sono rimasti accanto alla gente per garantire accoglienza alle persone in difficoltà e per distribuire generi di prima necessità.
Dal conflitto e quindi dalla violenza senza logica è scaturita una catena di solidarietà mondiale che ha coinvolto il mondo intero, senza fare differenze e con la sola volontà di aiutare chi è nel bisogno: bambini, ragazzi, giovani, famiglie, anziani soli. Sono circa 2.000 i minori ucraini aiutati e accompagnati in questo ultimo anno, limitando il conteggio solamente a quanti continuano ad essere seguiti in Ucraina e a quelli accolti nei Paesi limitrofi. Molti altri potrebbero essere aggiunti se si riuscisse a fare un censimento immediato anche nelle altre realtà in prima linea su questo fronte. I salesiani ospitano, consolano, aiutano e fanno del loro meglio per far tornare anche solo per un momento un sorriso sui loro volti, nella convinzione, come disse Gesù, che «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

Tutte le case di don Bosco in Ucraina sono sempre rimaste aperte, anzi, sono state potenziate, abbiamo costruito, migliorato e adeguato le strutture, tutto per accogliere sempre più e meglio di come facevamo prima della guerra. Il povero ha diritto al meglio, con particolare attenzione all’accompagnamento formativo ed educativo, perché la preoccupazione più grande è il vuoto formativo, la perdita degli anni scolastici a causa della chiusura delle scuole. Concretamente questo ha significato riconvertirsi, come è successo per la casa-famiglia di Leopoli i cui i piccoli ospiti e gli educatori già presenti prima del conflitto sono stati trasferiti in Slovacchia, mentre la struttura, un edificio di quattro piani, oggi accoglie chi spera di passare dall’altra parte del confine. Tanta gente, tanti bambini rimasti orfani e con storie strazianti. C’è chi si è salvato dalla
distruzione della propria abitazione, nascosto dai genitori in una cassa di ferro prima del bombardamento, c’è chi si è salvato e si crede immortale perché unico sopravvissuto, c’è chi si è salvato e vive nella disperazione e nello sconforto perché ha perso i genitori e tutti i parenti, perché ha perso tutto. Noi vogliamo solo portare consolazione e speranza per il futuro. Per questo motivo la preoccupazione principale è dotare questi ragazzi degli strumenti necessari per affrontare la vita. Primo fra tutti: l’istruzione e la conseguente formazione umana e professionale.

A Leopoli grazie anche al supporto del governo polacco e del Comune di Leopoli, i salesiani hanno allestito «Mariapolis», una cittadella modulare che ospita da sei mesi 350 persone, qui ci si occupa quotidianamente della cura materiale e spirituale delle persone ospitate nel campo: attività educative e ricreative per i bambini, assistenza psicosociale e distribuzione di pasti caldi.
A Kiev la solidarietà si è concretizzata in aiuto ai più piccoli e vulnerabili: la Casa Salesiana prima della guerra era popolata da tantissimi giovani che seguivano le attività pastorali, i laboratori per fare i compiti insieme e per stimolare la creatività.

I salesiani non hanno mai abbandonato la popolazione locale e si impegnano a garantire percorsi educativi, di protezione e di sostegno psicologico agli sfollati interni. Purtroppo, l’opera salesiana non è dotata di un rifugio antiaereo. Senza rifugio i Salesiani non possono accogliere e ospitare i giovani della zona ed è per questo che, grazie a numerosi aiuti da tutto il mondo stanno attrezzando la struttura con la creazione di uno spazio polifunzionale da adibire a rifugio. Strutture che svolgeranno una funzione ulteriore: quando la guerra sarà finita, si è già pensato a come valorizzare gli spazi: convertire il rifugio in un piccolo teatro sotterraneo per portare arte e creatività in un luogo associato a ricordi dolorosi.

La fine della guerra sembra molto lontana e come ogni situazione di crisi ci obbliga a rivedere la nostra vita, ad individuare le vere priorità, a purificarci da ciò che è superfluo, a preoccuparci di rendere il mondo un posto migliore. Nonostante le atrocità e le violenze, siamo chiamati a vedere ciò che di buono c’è nel mondo: la solidarietà, l’accoglienza, la vicinanza, la preghiera, l’amore che valica i confini e supera barriere che restano ostacoli sulla carta ma che in realtà sono opportunità di conoscenza, di condivisione e fraternità. Non perdiamo questa opportunità per fare capire ai ragazzi che la pace vera si costruisce solo rinunciando un poco a se stessi e alle proprie priorità per dare spazio all’altro.

don Giordano Piccinotti
www.operadonbosco.ch

Salesiani Kiev, accoglienza di bambini e ragazzi.
24 Febbraio 2023 | 07:44
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