Presentato a Ginevra ed Oslo il Rapporto 2019 sulle mine antiuomo

«Gli accordi di pace possono essere firmati e le ostilità possono cessare, ma le mine terrestri e i residuati bellici esplosivi sono un’eredità perdurante dei conflitti». Si apre con queste parole il 21 mo Rapporto messo a punto dalla Campagna internazionale per il bando delle mine (Ucbl) e la Coalizione contro le bombe a grappolo (Cmc). Sono infatti passati 20 anni dall’entrata in vigore, il 1 marzo del 1999, del Trattato di Ottawa, che prende il nome della capitale canadese dove è stata siglata la Convenzione internazionale per la proibizione in tutto il mondo dell’uso, stoccaggio, produzione e vendita delle mine antiuomo e per la distruzione di quelle inesplose.

Trattato di Ottawa: 164 Paesi hanno aderito, 33 no

Ad oggi, ci aggiorna il Rapporto, sono 164 gli Stati che hanno aderito al Trattato, ultimi a ratificarlo, quindi a recepirlo nel proprio ordinamento, sono stati lo Sry Lanka e la Palestina, nel dicembre 2017, mentre le Isole Marshall del Pacifico, lo hanno solo firmato. Tra i Paesi assenti spiccano, per il loro ruolo strategico negli equilibri geopolitici internazionali, Stati Uniti, Cina, India, Russia, Israele, Iran, Egitto, Arabia Saudita Emirati Arabi Uniti ma in totale all’appello mancano 33 Stati.

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21 Novembre 2019 | 16:20
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