Pedofilia: le accuse in Polonia e Germania

Il Vaticano ha preso netta posizione sullo scandalo dei presunti abusi sessuali avvenuti nella Diocesi di Danzica in Polonia: dopo il caos avvenuto negli scorsi mesi a Colonia, è la città degli scioperi dove nacque Solidarnosc a presentare un conto ancora una volta «salato» ad alcune figure della Chiesa locale. Il Papa e la Santa Sede arrivano a punire l’arcivescovo di Danzica, Leszek Slawoj Glódzie, e l’ex vescovo di Kalisz, Edward Janiak, in quanto coinvolti da mesi in una fortissima polemica e indagine per presunte «coperture» della pedofilia nella diocesi oltre che per questioni legate all’amministrazione del ministero.

Vatican Insider ha visionato il comunicato presentato il 30 marzo dal nunzio in Polonia scoprendo come – dopo aver ricevuto rapporti formali – la Santa Sede opta per il procedimento per «negligenza sulla base delle disposizioni del Codice di Diritto canonico e delle indicazioni del Motu proprio del 2019 «Vos estis Lux mundi» con il quale Papa Francesco ha stabilito nuove e universali norme procedurali circa l’»accountability» (la responsabilità, ndr) di vescovi». Nello specifico, all’arcivescovo Glódzie viene imposto l’ordine di risiedere fuori dall’Arcidiocesi di Danzica, con anche divieto di partecipare a cerimonie o riunioni religiose pubbliche: il Vaticano impone poi l’obbligo di pagare con propri fondi personali un importo alla fondazione «Fundaja tow» che aiuta vittime di abusi.

Dalla Polonia alla Germania

Le indagini erano scattate lo scorso 13 agosto 2020 quando il Papa accettò le dimissioni per limiti d’età dell’arcivescovo, nominando un amministratore apostolico «ad nutum Sanctae Sedis» (fino a diverso provvedimento) nella persona di monsignor Jacek Jezierski: fu proprio il nunzio a condurre le indagini su presunte coperture di un prete pedofilo denunciate nello scandalo «Spotlight polacco” (documentario del maggio 2019 «Tylko nie mów nikomu» («Non dirlo a nessuno») dei fratelli Sekielski). Non solo coperture di abusi ma anche metodi non idonei alla figura e al ruolo di un arcivescovo vengono imputati a Glódzie: in particolare, Vatican Insider riporta dell’accusa mossa da 12 preti che hanno raccontato come il prelato maltrattasse i propri sottoposti e addirittura «offrisse incarichi ecclesiastici a pagamento, coi quali finanziava uno stile di vita lussuoso». Medesima punizione è giunta poi all’ex vescovo Janiak, che avrebbe coperto un altro prete abusatore per quasi un quarto di secolo.

Secondo i media polacchi dal Vaticano sarebbero dovuti arrivare provvedimenti anche contro l’ex segretario di San Giovanni Paolo II, cardinal Stanislaw Dziwisz, anche lui accusato di aver coperto un prete pedofilo: Dziwisz però ha sempre respinto tali infamanti accuse, affermando di aver trascorso gli ultimi cinquant’anni della sua vita «al servizio della Chiesa, del Papa e della Polonia». Al momento non vi è alcuna mossa-decisione del Vaticano che dunque sembra confermare la posizione innocente del cardinale-amico di Papa Wojtyla. Dalla Polonia alla Germania, dove lo scandalo degli abusi nella diocesi di Colonia che si allarga e coinvolge anche il vescovo di Amburgo, Stefan Heße: si è dimesso dopo la pubblicazione del report sugli abusi nell’Arcidiocesi di Colonia dal Dopoguerra in poi. Pur confermandosi innocente e non implicato nelle vicende di presunte coperture, il prelato si è dimesso perché secondo il report sono da ascrivere a lui «undici violazioni di obblighi d’ufficio». Oggi Papa Francesco – annuncia ancora Vatican Insider – ha risposto alla rinuncia del vescovo concedendogli «una pausa», senza però specificarne la durata. Durante la sua assenza, il vicario generale Ansgar Thim si occuperà della chiesa di Amburgo. 

2 Aprile 2021 | 10:16
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