La statua di Pietro Valdo ubicata a Worms
Internazionale

Pagine di storia: 850 anni fa la nascita in Francia del movimento valdese

di Gino Driussi

L’anno appena incominciato è molto importante per i valdesi: si commemora infatti l’850.o anniversario del movimento nato ad opera di Pietro Valdo (1140-1206 circa), che sfociò nella Chiesa valdese. Fu infatti nel 1174 che questo ricco commerciante di Lione, ispirato dalla Parola biblica, fece un’esperienza radicale di conversione incentrata sulla povertà e decise di spogliarsi di tutti i suoi beni (come farà più tardi, nel 1205, anche san Francesco d’Assisi, per cui non sono poche le analogie tra queste due figure) e iniziò a predicare il Vangelo nella lingua del popolo. La comunità che cresce intorno a lui, i cosiddetti «poveri di Lione», è formata da laici e addirittura da donne, anch’esse autorizzate a predicare. Per la Chiesa di quel tempo questo era inaccettabile e così nel 1184 a Verona, con la bolla «Ad abolendam», papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ritenuti eretici, tra cui anche i «poveri di Lione».

Nonostante le condanne ecclesiastiche, dopo la morte di Valdo il movimento si estende in un ampio arco di Paesi europei e alla fine del ›300 e nel ›400 lo troviamo presente anche in Italia, segnatamente in Piemonte, in quelle che oggi sono le tre Valli valdesi: la Val Pellice, la Val Chisone e la Valle Germanasca, che hanno il loro centro storico e culturale a Torre Pellice, cittadina di circa 4’500 abitanti in provincia di Torino.

L’adesione alla Riforma

Nel 1532 si assiste a una svolta fondamentale con l’assemblea di Chanforan: le comunità valdesi – fiaccate dalle persecuzioni del tardo ›400 – decidono di aderire alla Riforma protestante (quella di Lutero, il cui inizio si fa convenzionalmente risalire al 31 ottobre 1517). Si crea così la Chiesa evangelica valdese, che può essere considerata come antesignana del protestantesimo. Intanto, proseguono le persecuzioni, particolarmente sanguinose nel 1685 e nel 1686, che costringono le poche comunità valdesi rimaste a cercare ospitalità nei Cantoni protestanti svizzeri, prima del cosiddetto «glorioso rimpatrio» del 1689. Nel 1848 i valdesi ottengono finalmente dal re Carlo Alberto l’emancipazione, con i diritti civili e politici, ma un’ottanti na d’ anni dopo sorgono nuove difficoltà durante il ventennio fascista.

Oggi la Chiesa valdese (insieme con quella metodista, alla quale è legata dal Patto d’integrazione del 1975) è pienamente riconosciuta dallo Stato italiano, in seguito all’intesa firmata dalle due parti nel 1984. Il suo numero complessivo di fedeli è di circa 30.000, di cui due terzi in Italia e un terzo nell’America latina, dove fin dal secolo XIX si sono stabiliti numerosi emigranti valdesi nel Río de la Plata (Uruguay e Argentina). Sulle 120 chiese che conta in tutta Italia, 41 si trovano nelle Valli valdesi.

E siccome siamo nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, vale la pena accennare anche all’impegno ecumenico della Chiesa valdese, in particolare ai suoi rapporti – sicuramente positivi – con la Chiesa cattolica, notevolmente sviluppatisi negli ultimi 40 anni e ancora di più sotto l’attuale pontificato di papa Francesco. Soprattutto in Italia, ma anche in altri Paesi, Svizzera compresa, sono numerose le iniziative e le commemorazioni in occasione degli 850 anni del movimento valdese. Tutti gli appuntamenti sono consultabili sul sito valdo850.org.

La statua di Pietro Valdo ubicata a Worms | © Wikipedia
22 Gennaio 2024 | 14:26
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