Mons. Alain de Raemy
Ticino e Grigionitaliano

Mons. Alain De Raemy: «Di fronte agli abusi è normale perdere fiducia nella Chiesa»

Dopo le dimissioni di monsignor Valerio Lazzeri da vescovo titolare di Lugano, la Santa Sede ha nominato un amministratore apostolico per reggere la curia ticinese: è monsignor Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Ginevra. Il CdT lo ha intervistato per chiedergli dove sta andando la Chiesa ticinese.

Nell’ultimo rapporto sinodale della Conferenza dei vescovi elvetici si dice che «Tra i credenti e nella società, la perdita di fiducia nella Chiesa e nella sua leadership è enorme»: perché accade?
«Accade in seguito alle continue rivelazioni en cascade degli scandali dovuti ad abusi spirituali e sessuali finora nascosti e che si verificano ovunque, non solo in una regione del mondo o in un solo contesto. E pur sapendo che ciò accadeva in tutti gli ambiti della società, dalla famiglia fino al club sportivo, non se ne parlava mai pubblicamente, perché era argomento tabù. Ecco, quindi, che quando si scoprono questi fatti all’interno di un’istituzione percepita come guida in materia morale e spirituale, questi ultimi acquistano un grado di particolare perversione e ipocrisia. Tornando all’inchiesta sinodale, serve anche rendersi conto che fra le persone che hanno partecipato – un numero ristretto, con una particolare assenza dei giovani – manca la voce di quelle persone che nella Chiesa hanno ancora piena fiducia, che vivono consapevolmente la loro fede. Infatti, so di tanti cattolici che hanno l’impressione di perdere il loro tempo in discussioni sia troppo autoreferenziali sia troppo ideologiche. A loro basta vivere la fede ed evangelizzare, senza trattenersi in interminabili confronti sulle riforme delle strutture. A mio parere, però, la perdita di fiducia è evidente e più che comprensibile, quando è un grido da accogliere, che parte dalle troppe persone che sono state in qualche modo vittime di abusi. Ci danno tanto da riflettere! Ci interrogano sul nostro modo di concentraci prima sul peccato personale della carne, piuttosto che sul crimine verso l’innocente, che forse ne soffrirà tutta la sua vita. Questo modo di agire fa sì che la vittima venga messa in secondo piano… È da chiedersi come veniva o viene ancora letto il Vangelo in simili casi. È un modo di fare mondano, tristemente istituzionale, che non ha più niente di cristiano! Non è la Chiesa voluta da Cristo!».

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Mons. Alain de Raemy | © Pierre Pistoletti
12 Dicembre 2022 | 07:58
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