Roberto Adorno
Internazionale

L'originalità e la dignità della condizione umana nell’epoca tecno-scientifica

di Cristina Uguccioni

La Pontificia Accademia per la Vita (PAV), fondata da Giovanni Paolo II, ha come fine la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona. Attualmente è composta da 159 membri, eminenti studiosi provenienti da tutto il mondo. Fra loro, nominato da papa Francesco, vi è Roberto Andorno, docente di Bioetica e Diritto biomedico all’università di Zurigo dove coordina anche il programma di dottorato in Bioetica. Lo abbiamo incontrato.

Ogni anno la PAV organizza un importante workshop dedicato a una specificaquestione bioetica. Nel 2024 su quale tema si concentrerà la vostra attenzione?

«Questo workshop, che si svolgerà il 12 e 13 febbraio a Roma, sarà dedicato al tema «Human. Meaning and challenge»: rifletteremo dunque non su uno specifico problema bioetico ma più generale sull’originalità e la dignità della condizione umana nell’epoca tecno-scientifica, un tema che sarà affrontato prendendo in esame diversi aspetti: ad esempio, la libertà e la responsabilità. Sono molto contento del tema scelto poiché esso è il principale oggetto, ormai da anni, dei miei studi, che si concentrano sulla dignità umana in relazione ai progressi scientifici e tecnologici più recenti».

Quali progressi scientifici rendono urgente mettere a tema della riflessione l’originalità della condizione umana e la sua dignità?

«Anzitutto vi sono i progressi compiuti in campo genetico. Oggi ad esempio sappiamo che il 99% del patrimonio genetico umano è uguale a quello dei primati. Sorgono interrogativi: cosa rende l’essere umano un essere dotato di dignità? Gli umani sono solo un gruppo di esseri viventi al pari di tra tutti gli altri? Nella nostra epoca molti criticano il primato degli esseri umani sul resto del creato e attribuiscono i danni inferti all’ambiente proprio alla supremazia che l’uomo pretende di avere. Bisogna dunque approfondire il tema dell’originalità dell’umano e spiegare il significato profondo del primato, che implica un uso responsabile e rispettoso dei beni della natura.  E poi vi sono le questioni legate alle tecnologie riproduttive e all’ingegneria del genoma umano che consentono di introdurre nel Dna mutazioni che si trasmetteranno alle generazioni future. Anche in questo caso sorgono interrogativi riguardo la liceità di queste pratiche in relazione a ciò che è costitutivo dell’essere umano e alla salvaguardia della sua dignità».

E poi c’è il tema dell’intelligenza artificiale.

«Certo, e la PAV si è molto spesa su questo tema: nel 2020 ha presentato la «Rome Call for AI Ethics», un documento di grande rilievo che ha visto tra i primi firmatari anche il presidente di Microsoft, il vicepresidente di IBM, il direttore generale della FAO. La Call incoraggia un approccio etico all’intelligenza artificiale e promuove un’alleanza – tra istituzioni, organizzazioni, governi – affinché l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio dell’uomo e ne tutelino l’inviolabile dignità. Nella Call sono indicati sei principi etici condivisi, che costituiscono i pilastri dell’algoretica».

La PAV nel 2017 ha anche avvia to un progetto denominato PALLIFE, che ha l’obiettivo di migliorare l’assistenza clinica e spirituale alle persone morenti sviluppando buone cure palliative e promuovendole in tutto il mondo. A suo giudizio in Svizzera le cure palliative sono sufficientemente diffuse?

«Direi di no, come purtroppo accade in tutti i Paesi europei. Eppure non sono un insieme di pratiche (che includono la terapia del dolore e la sedazione) particolarmente costose né richiedono tecnologie sofisticate. Proprio per il rispetto dovuto alla dignità di ogni essere umano sarebbe necessario compiere ogni sforzo per offrire ovunque e a tutti le cure palliative accompagnando con le premure migliori coloro che sono prossimi alla morte. Paradossalmente anche chi è favorevole alla pratica del suicidio assistito argomenta appellandosi alla dignità dell’essere umano, che viene considerato un essere totalmente autonomo che deve essere lasciato libero di decidere di sé in ogni fase dell’esistenza. Ma questa è una visione riduttiva della dignità umana, poiché la vita ha un valore assoluto intrinseco, ed è una visione riduttiva e irrealistica degli esseri umani, che non sono atomi non bisognosi degli altri, ma esseri relazionali: noi siamo costitutivamente in relazione. E siamo tutti deboli, poiché tutti siamo mortali. E in nome di questa debolezza ci dobbiamo prendere cura gli uni degli altri fino alla morte naturale, ricorrendo – se occorre – alle cure palliative». 

Quali temi bioetici ritiene diverranno cruciali nei prossimi anni? 

«Oltre a temi quali i big data e il potenziamento, un tema che diverrà cruciale è quello delle tecnologie definite «emergenti e convergenti»: si tratta di un complesso di tecnologie – che includono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le neurotecnologie, le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica – che, interagendo fra loro, si potenziano reciprocamente generando possibilità di interventi sull’umano che sollevano problemi di grande complessità».

Roberto Adorno | © adorno
14 Novembre 2023 | 11:10
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