Carlo Maria Martini, biblista e cardinale (1927 - 2012)
Internazionale

L'opera omnia. Carlo Maria Martini maestro di dialogo ecumenico e interreligioso

da Avvenire

Fratelli e sorelle. Ebrei, cristiani, musulmani è il nuovo volume delle Operedi Carlo Maria Martini, oggi in uscita (Bompiani, pagine 1136, euro 25,00). Curato e introdotto da Brunetto Salvarani, il libro propone una prefazione di Walter Kasper (di entrambi i contributi proponiamo un estratto) e raccoglie tutti i testi collegati all’interesse del cardinal Martini per i dialoghi ecumenici e interreligiosi, a partire dai rapporti con il mondo ebraico, per continuare con le iniziative ecumeniche e per chiudere con gli interventi connessi alle relazioni con le altre religioni (soprattutto l’islam, ma anche le religioni orientali). Sono relativi soprattutto al periodo dell’episcopato (1980-2002), ma anche antecedenti e successivi.

Dalla cattedra della vita

Walter Kasper

Il cardinal Martini è stato giustamente definito «uomo del dialogo». Se questa definizione non deve rimanere uno slogan vuoto e facilmente abusato, ci si deve chiedere in qual modo Carlo Maria Martini abbia inteso il dialogo. Di sicuro il dialogo era per lui soprattutto un’attraente caratteristica umana, non una sorta di buonismo, non una manifestazione alla moda, non un irenismo o persino un atteggiamento sincretistico e relativistico. La seria filosofia del dialogo di Martin Buber (1878-1965) e di Emmanuel Lévinas (1906-1995) era molto apprezzata in quegli anni. Decisivo per Martini, stimato biblista, fu soprattutto il fatto che il dialogo è una caratteristica fondamentale delle testimonianze della Rivelazione sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento e perciò è ancorato all’essenza più profonda della stessa fede cristiana. Martini proveniva dalla scuola del cardinale Augustin Bea (1881-1968), che già durante il pontificato di papa Pio XII, in qualità di professore e rettore dell’Istituto biblico, aveva propugnato il diritto di cittadinanza dei metodi storico-critici nella scienza biblica cattolica. Durante e dopo il concilio, è stato uno dei più risoluti pionieri dell’apertura ecumenica e della svolta storica nell’atteggiamento della Chiesa verso l’ebraismo. Inoltre, il cardinale Bea ha avuto un ruolo decisivo nella stesura della costituzione dogmatica sulla «Divina rivelazione» Dei verbum, che ha sottolineato in modo efficace il carattere dialogico della rivelazione biblica. La costituzione Dei verbum intendeva la Rivelazione non come comunicazione e istruzione di verità soprannaturali, ma come l’automanifestazione di Dio. «Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (DV 2). In modo corrispondente, la trasmissione della Rivelazione da parte della Chiesa non è una mera consegna di insegnamenti. Ciò avviene per il fatto che Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Chiesa, la Sposa del suo Figlio diletto, attraverso lo Spirito Santo (DV 8). La lettura della Scrittura (Lectio divina) accompagnata dalla preghiera dovrebbe quindi diventare un colloquio tra Dio e l’uomo (DV 25). Così facendo, la Chiesa deve essere attenta ai segni dei tempi, per discernerli e interpretarli alla luce della parola di Dio (GS 4; 11). In questo molteplice senso, la Chiesa deve ascoltare la parola di Dio e, in virtù dell’ascolto, deve proclamarla con ferma fiducia (DV 1).

Solo su questo sfondo si può apprezzare adeguatamente il carattere dialogico dell’opera di Carlo Maria Martini. Era un amante della Bibbia e sapeva come far rivivere la Parola della Bibbia e farla risplendere in modo nuovo e inaspettato nel dialogo, anche in quello con i non credenti, come, ad esempio, con Umberto Eco (1932-2016). In tal modo si tenne lontano da ogni fondamentalismo estraneo alla Bibbia, così come da un modernismo carico di spirito del tempo (Zeitgeist) e furbescamente accomodante. Egli stesso distingueva il dialogo proveniente dal profondo del cuore dal dialogo interreligioso ed ecumenico degli esperti, così come dal dialogo ufficiale dei rappresentanti delle diverse Chiese e religioni. Entrambi i tipi di dialogo sono ovviamente importanti, ma essi non erano, o almeno non erano principalmente, una sua preoccupazione personale. Per lui l’ascolto della Bibbia era sempre legato all’ascolto delle persone e dei loro bisogni, e per lui queste persone non erano solo quelle colte, ma anche quelle semplici, credenti e non credenti, laici e preti con i loro bisogni, e non ultimi i giovani con le loro domande.

Nel segno della gratuità

Brunetto Salvarani

Alla luce del processo di revisione delle dinamiche dialogiche innescato da Martini – «un esempio di dialogo da parte del magistero» nella Chiesa italiana – dobbiamo ammettere che sarebbe davvero impresa improba ricavarne un bilancio adeguato alla mole del lavoro e all’originalità del percorso tracciato. Un percorso, in ogni caso, illuminato da due fari costanti, nel suo dipanarsi ecclesiale: il fondamento sulla parola di Dio contenuta nella Bibbia, da un lato, e il lavoro sulla ricezione delle acquisizioni conciliari, dall’altro.

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Carlo Maria Martini, biblista e cardinale (1927 – 2012)
23 Ottobre 2020 | 14:00
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martini (12)
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