«L'odio tra le religioni è un'idea dei terroristi. Vanno isolati»

«Papa Francesco è un uomo coraggioso. È l’unico ad aver avuto il coraggio di dire che l’islam è una religione della pace. Lui è un vero cristiano, perché guarda alla persona umana a prescindere dall’appartenenza religiosa». Shaykh Ibrahim Mogra è uno dei quattro imam inglesi che incontra mercoledì 5 aprile il Papa in Vaticano, a poche settimane dall’attentato che il 22 marzo scorso ha sconvolto Londra e – per una terribile congiuntura – a pochi giorni dall’attacco a San Pietroburgo. Un gesto di forte significato, promosso dal cardinale arcivescovo di Westminster Vincent Nichols, per suggellare la volontà delle religioni di restare unite e contrastare l’ondata di terrore che lacera l’Europa e il mondo. «Qualsiasi attentato è contro l’umanità, ogni persona dovrebbe condannarli», afferma l’imam 50enne, vicepresidente del Christian Muslim Forum, a Vatican Insider che lo incontra nel Venerabile Collegio inglese, nel centro storico di Roma. «Le cause di questi attacchi sono piuttosto complicate. Non credo tuttavia che la matrice sia religiosa ma provenga piuttosto da un impasse geopolitico».

In che senso? 

«Si gioca sulla contrapposizione tra l’Occidente visto come prevalentemente cristiano e l’Oriente prevalentemente musulmano. Ma, insisto, non è una sfida di religione. Anzi, ogni religione è contro la violenza, insegna a vivere pacificamente come cittadini rispettosi della legge. Il fatto è che noi come governi dell’Occidente abbiamo mostrato un «doppio standard» nel trattamento dei Paesi a maggioranza musulmana. Per esempio, abbiamo l’Iraq e Saddam Hussein minacciato dalle risoluzioni dell’Onu che ha attaccato il Paese perché non aveva aderito a queste indicazioni. Invece l’Arabia Saudita viola continuamente i diritti umani, però noi continuiamo a vendere armi e intrattenere rapporti commerciali. In Egitto, gli Stati Uniti hanno permesso che l’esercito prendesse il potere nonostante ci fosse il governo democraticamente eletto dei Fratelli Musulmani. Sono tutti esempi per dimostrare che il trattamento dell’Occidente verso i Paesi musulmani varia di luogo in luogo… Tutto ciò ha creato molta rabbia, perciò credo che una soluzione potrebbe essere intanto quella di trattare ogni Paese allo stesso modo, con giustizia ed equità».

Quindi questa rabbia giustifica certe stragi?

«No, mai. La violenza contro l’umanità è deprecabile. Sempre e in ogni caso. Non ha mai una giustificazione. Però bisogna capire da dove trae origine, osservare cosa accade nel mondo politico e tenere conto di questa rabbia… Una rabbia politica, dove non c’entra nulla la fede».

Però gli attentati vengono compiuti al grido di «Allahu Akbar» e contro i «miscredenti»…

«Quando ci sono persone cattive che fanno del male e vogliono farlo, una delle giustificazioni è tirare in ballo la religione. È facile urlare «Allahu Akbar»: dà un pretesto per compiere gesti orribili che non hanno nulla a che fare con la religione. Questi non agiscono in nome dell’islam. Faccio un esempio: lei di che squadra è…?».

Non tifo, ma simpatizzo per la Roma…

«Ecco, diciamo che un tifoso della Roma prende un mattone e lo lancia contro le finestre di una Chiesa gridando: «Roma, Roma», non vuol dire che lo fa a nome della squadra o che la Roma approvi questo scempio. Lo scorso anno hanno ucciso in Gran Bretagna Jo Cox (politica britannica ndr). Il suo assassino era un uomo del movimento neonazista che, accoltellandola, ha gridato: «Britain first». Questo cosa significa, che l’ha fatto a nome della Gran Bretagna? Assolutamente no! Nessun giornalista ha parlato di terrorismo britannico».

Tuttavia il Papa, come anche altri rappresentanti delle diverse fedi, propongono il dialogo interreligioso come antidoto al terrorismo. Se le religioni non c’entrano, in che modo il dialogo può contribuire a debellare questa piaga del mondo di oggi?

«L’odio tra le religioni è un’idea dei terroristi. In questo senso vanno isolati, dobbiamo togliere forza a questa argomentazione dimostrando che le religioni non hanno problemi tra loro, sono unite. Ci sono cristiani e musulmani che vivono insieme, lavorano insieme, collaborano in tantissime parti del mondo. Il Papa ha ragione: il dialogo è il primo passo».

Come vive l’ondata di islamofobia che si sta radicalizzando sempre di più in Europa?

«È un grosso problema. Ad ogni attacco si rinfocola l’odio contro i musulmani e si moltiplicano attacchi anche razziali, contro le moschee ad esempio. Spesso nei rapporti della polizia britannica vengono registrati «crimini contro l’islam», proprio con questa dicitura. Da parte nostra, incoraggiamo la comunità musulmana a non reagire, non vendicarsi, ma a mantenere la pace, partecipare a manifestazioni contro la violenza e, se necessario, collaborare con la polizia».

Parlavamo del Papa, che significato ha per lei l’incontro di domani?

«Intanto voglio dire che sono davvero emozionato. È un momento davvero storico perché non era mai accaduto che quattro imam della Gran Bretagna incontrassero il Papa. Siamo davvero onorati ed è un modo per stabilire un impegno congiunto per i rifugiati, i senzatetto, i poveri e per altre attività di carità. Ognuno di noi condividerà con il Papa le proprie storie di convivenza pacifica tra cristiani e musulmani».

Lei personalmente cosa dirà a Papa Francesco?

«(Sorride) Voglio dirgli «grazie» per aver difeso i musulmani. È stato l’unico leader a dire che l’islam è una religione di pace. Questo ci ha rincuorato tantissimo…».

…ma ha suscitato anche alcune critiche, dentro e fuori la Chiesa…

«Lo so. Ma Papa Francesco è un uomo coraggioso. Soprattutto è un vero cristiano, perché guarda alla persona umana a prescindere dalla sua appartenenza religiosa. Siamo prima umani e poi musulmani. O cristiani. Voglio dirgli allora «grazie» e dirgli anche che la comunità musulmana britannica lo apprezza molto».

Il Papa parla spesso di una «terza guerra mondiale a pezzi». Cosa ne pensa?

«Penso che sia un’analisi precisa della realtà internazionale di oggi che vede i conflitti intensificarsi giorno dopo giorno. Rischiamo di arrivare ad una guerra mondiale: è accaduto in passato, può succedere anche adesso».

(Salvatore Cernuzio / Vatican Insider)

 

5 Aprile 2017 | 11:57
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