L’insolita epoca del papato emerito

Quando il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo gli propose uno stemma per il pontificato emerito, Benedetto XVI, poco dopo l’abdicazione, rispose che non era il caso. Se la generazione dei «baby boomers» passarà alla storia per aver visto il primo uomo sulla Luna, quella dei «millenials» verrà ricordata per aver conosciuto il primo Papa emerito. In questi sei anni la situazione del tutto anomala e senza precedenti di un papato emerito ha richiesto una serie di progressivi aggiustamenti formali e sostanziali. E proprio perché in Vaticano la forma è sostanza, il 30 gennaio 2014 arrivò dalla Santa Sede la comunicazione che Joseph Ratzinger aveva detto «no» ad un nuovo emblema araldico da Papa emerito. Per volontà espressa dallo stesso Ratzinger, quindi, non esiste nessun segno esteriore rappresentativo della nuova situazione che si è creata con la rinuncia al ministero petrino.

Era stato pubblicato, da parte della Lev, il «Manuale di araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica», elaborato da due esperti del settore, il cardinale Montezemolo e don Antonio Pompili, i quali spiegarono: «L’araldica è un linguaggio e l’araldica ecclesiastica è un ramo, o un capitolo, dell’araldica generale. Essa considera gli stemmi degli ecclesiastici e per mezzo di elementi simbolici presenta in un modo semplice ed immediato le qualità e caratteristiche della persona». La Libreria Editrice Vaticana dichiarò in una nota ufficiale che, durante la preparazione del volume, Benedetto XVI «manifestando vivo gradimento e sentita gratitudine per l’interessante studio fattogli pervenire, ha fatto sapere che preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al ministero petrino».

Da subito si iniziò a parlare di un dualismo tra il Papa regnante e quello emerito, al punto che dovette intervenire Benedetto XVI il 26 febbraio 2014 con una lettera al vaticanista del quotidiano La Stampa e coordinatore di Vatican Insider, Andrea Tornielli. Il Papa emerito sgombrò il campo da «speculazioni assurde» e ribadì: «Il mio unico compito è quello di sostenere Francesco».

Joseph Ratzinger fece piazza pulita delle interpretazioni della sua decisione di dimettersi dal ministero petrino circolate su mass media e web subito dopo la storica rinuncia. Interpellato esplicitamente sul tema, rispose personalmente alle domande di Tornielli. «Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino – scrisse il Papa emerito -. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde». E aggiunse: «Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento».

Ratzinger precisò anche il significato della sua permanenza in Vaticano: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera». E concluse la missiva auspicando di aver risposto al suo interlocutore epistolare «in modo chiaro e sufficiente».

Ma la bufera infinita sui «due Papi» non si placò.

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17 Aprile 2019 | 17:00
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