Giorno di festa per la chiesa di Botta a Mogno

Erano le 7.15 del 25 aprile 1986 quando una valanga si abbattè con violenza su Mogno, distruggendo alcune case e la seicentesca chiesetta dedicata a San Giovanni Battista.

Venne costituito qualche tempo dopo un comitato per la ricostruzione della chiesa e l’incarico fu conferito all’architetto Mario Botta. Non mancarono i pareri contrari, ma sfidandoli con coraggio e sapienza la nuova chiesa sorse e venne consacrata dall’allora vescovo Mons. Giuseppe Torti il 23 giugno 1986, dieci anni dopo la tragedia della valanga. In un suo messaggio qualche giorno prima della consacrazione lo stesso vescovo si rivolgeva alla Diocesi, sottolineando che «l’arte è dono all’uomo e per l’uomo: dono per chi ne sa utilizzare il linguaggio con capacità misteriose, innate o acquisite; dono per chi la riceve. E’ ricchezza per il cuore proteso a sfiorare l’infinito nella tensione del suo cercare e impegnarsi». Precisava così che «con la nuova chiesa di Mogno ci ritroviamo davanti  a uno di questi segni: espressione e comunicazione di luce e sicurezza. Consacrarla significa ringraziare il Padre, perché ha donato all’uomo la possibilità di esprimersi con il linguaggio dell’arte che, esplicitamente e implicitamente, è anche lode a Dio: creatore e infinita bellezza». In occasione poi della consacrazione precisava che «questa chiesa con la bellezza della sua architettura parla della Bellezza che è Dio stesso».

Salendo a Mogno nel 2006 nel decimo anniversario della consacrazione, il vescovo Pier Giacomo Grampa pronunciava a sua volta un messaggio significativo, sottolineando che il grande problema del ricostruire è stato affrontato «non soffocando la creatività per affidarsi alla ripetività, ma come un’apertura di novità, che è invito a vincere ogni paura».

Domenica 23 settembre, in una splendida giornata di sole, la chiesa di Mogno ha vissuto un’altra tappa significativa della sua storia, festeggiando  il suo inserimento, unitamente al suo sagrato, nell’inventario dei beni culturali di interesse cantonale. Un evento importante che segue anche il passaggio di consegne sul fronte gestionale: dall’Associazione, che si è impegnata fin dal giugno 1986 per la realizzazione e il necessario finanziamento, alla neo costituita Fondazione Chiesa di Mogno-Fusio, il cui comitato è presieduto da Davide Keller.

La bella e significativa giornata, impreziosita da una numerosa e qualificata partecipazione, è stata aperta dalla celebrazione della Santa Messa: presieduta dal Vescovo di Lugano mons. Valerio Lazzeri e condecorata dalla Corale San Martino di Camorino diretta dal maestro Carlo Donadini. Il saluto iniziale ai presenti è stato espresso dal parroco moderatore della zona, Don Juan Pablo Bravo Venegas. Nell’omelia Mons. Lazzeri ha appositamente sottolineato la necessità di «porre attenzione allo spazio per ricevere e comunicare quanto si ha nel cuore». Immediato il riferimento alla chiesa di Mogno, colta quale spazio «per ascoltare, trovarsi, celebrare; per entrare nel vivo del cuore e riscoprire quella nostra umanità, capace di accogliere e lasciarsi accogliere». Messaggio ripreso al termine della celebrazione con l’invito a saper custodire in noi «questo significativo spazio di accoglienza».

Diversi gli interventi al termine della celebrazione sul suggestivo sagrato dentro un prezioso orizzonte di montagne e di sole. Gabriele Dazio, sindaco del Comune di Lavizzara, ha ripercorso in sintesi attenta la storia di questa chiesa, da quella valanga in avanti, sottolineando che «il riconoscimento attribuito dal Cantone rende onore a questo luogo e lo consegna al futuro col suo alto valore architettonico». Ha richiamato il significato di avere beni culturali, che «diventano una nuova linfa in una realtà di valle chiamata a vivere e non a sopravvivere». Tale riconoscimento apre così all’ottimismo, pensando a «un nuovo passo significativo, quale  potrebbe essere l’inserimento di questa chiesa nel patrimonio dell’Unesco». Ha chiuso con un complimento all’architetto Mario Botta che il prossimo 17 novembre riceverà da papa Francesco il premio Ratzinger.

Claudio Zali, presidente del Governo cantonale e direttore del dipartimento del territorio, ha parlato a sua volta di «una giornata positiva» in mezzo «al lavoro quotidiano dove non mancano mai i temi scottanti». Soffermandosi sul 2018 quale «anno europeo del patrimonio culturale», ha ricondotto  il contenuto di tale patrimonio a «tradizioni scritte e orali, a opere d’arte, a edifici degni di essere conservati e protetti, quali beni culturali di sicuro valore».

Ha sottolineato «la decisa e positiva reazione di una comunità che ha saputo contrapporre alla forza distruttrice della natura l’impegno di portare cultura e sapienza architettonica». Ecco così «la costruzione della nuova chiesa al posto di quella andata distrutta e il recupero dell’antica torba pure a sua volta fortemente provata».

Davide Keller, presidente della neocostituita Fondazione Chiesa di Mogno-Fusio, ha espresso «la grande soddisfazione di essere custodi di quest’opera». Ha espresso gratitudine «al Cantone e in particolare a Claudio Zali»;  ha ringraziato «le persone tenaci e generose che hanno costruito la nuova chiesa come pure la rispettiva Associazione recentemente sciolta»; ha detto la sua  viva  riconoscenza  »a quanti sostengono la chiesa e operano con un generoso volontariato». La «chiesa di Mogno – ha sottolineato – è una presenza di forte valore artistico e culturale, come dimostrano le migliaia di persone che ogni anno la visitano».

Mario Botta da parte sua ha precisato che il riconoscimento attribuito dal Cantone alla chiesa è «un atto molto importante, che incoraggia la cultura e le espressioni artistiche del nostro tempo». Ha sottolineato «la grande sapienza dell’Associazione che saputo insistere per avere a Mogno una nuova realtà», nella «consapevolezza che una comunità non lascia un territorio più povero di come l’ha trovato». Così «determinazione e convinzione hanno fatto piazza pulita dei dubbi» e quale architetto «ha trovato la forza di lasciare una testimonianza positiva del nostro tempo», facendo «prevalere l’idea di una chiesa che parlasse della cultura di oggi». Ha ricordato che nella «grande babele dei linguaggi globalizzati l’architettura ha lo specifico di sopravvivere alla vita dell’uomo per divenire la testimonianza di un lavoro collettivo». Saggiamente  ha così richiamato «valore e significato della memoria quale denominatore comune», sentendo che sempre «siamo debitori del passato e ne siamo figli, nella consapevolezza che le forme espressive e tecnico funzionali siano filtrate da questo nostro passato».

L’architetto Giovan Luigi Dazio, per tanti anni alla guida dell’Associazione che ha promosso la costruzione della chiesa e l’ha custodita nel tempo, ha ripercorso l’impegno profuso per tale realizzazione, sottolineando che «è stato bellissimo costruire qualcosa che appartiene a tutti». Ha precisato che il nuovo riconoscimento cantonale diviene un invito a «un maggior attaccamento a questa chiesa».

Al termine il segretario ha consegnato un omaggio al vescovo Lazzeri e al ministro Zali, ha ringraziato Mario Botta per aver progettato e sostenuto la realizzazione di quest’ opera e tutti i presenti per la partecipazione a «una festa di vera gioia», quale è stata infatti la giornata di domenica accanto a una chiesa, sulla quale così si esprimeva il GdP all’indomani della sua consacrazione: «Semplicità che diviene poesia: nitidezza, luce, libertà. Orizzonte che porta lontano. Sasso che sa di vita, fatica, lavoro. Forza. Geometrie capaci di ricondurre all’essenzialità stessa dell’esistere. Per portare in alto, ritrovando nelle montagne attorno non solo scenario, ma presenza che racconta la storia. Come un diario».

23 Settembre 2018 | 18:25
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