Il cardinale Marc Ouellet
Internazionale

Il Vaticano scagiona il cardinale Ouellet da un'accusa di molestie

Nei giorni scorsi la stampa canadese ha riferito che il cardinale canadese Marc Ouellet è stato accusato in Canada di abusi sessuali. Il cardinale, che guida in Vaticano la Congregazione dei vescovi, è accusato da una donna di molestie che si sarebbero verificate nel 2008. L’accusa è contenuta in un dossier più vasto riguardante abusi da parte del clero, in vari anni, dell’arcidiocesi di Quebec. Un giornale locale sostiene tuttavia che la Chiesa abbia commesso delle irregolarità nella risoluzione del caso. Oggi la risposta della Sala Stampa vaticana.

Lo svolgersi della vicenda

Nel maggio del 2019, con la promulgazione del motu proprio Vos estis vox mundi, il Vaticano aveva ricordato a tutti i vescovi e i prelati del mondo che in caso di abusi sessuali sarebbero stati apertamente oggetto di misure disciplinari. Lo scopo ultimo del documento era porre fine a qualsiasi tipo di abuso all’interno della Chiesa. E questo è accaduto anche nel caso che riguarda il cardinale canadese Ouellet. Tutto è incominciato nel gennaio del 2021, quando un Comitato in seno alla Chiesa cattolica del Québec, preposto all’analisi di casi di abusi, ha ricevuto una segnalazione da una donna attiva nella pastorale, poi chiamata nei documenti dell’inchiesta, la «signora F.». In una sua lunga lettera, accusava di essere stata vittima di gesti equivoci da parte del cardinale. In particolare, raccontava dell’insistenza del cardinale in un’occasione nel 2008, quando ancora era giovane stagista.

L’inchiesta

Dopo aver rilasciato la sua testimonianza, la responsabile del Comitato diocesano ha invitato la testimone a redigere una lettera da inviare in Vaticano, come previsto dal motu proprio Vos estis lux mundi. Lo stesso documento statuisce che il Vaticano ha trenta giorni di tempo per dare le istruzioni necessarie sulla maniera di procedere.  Secondo l’articolo 12 è inoltre previsto che si avvii un’inchiesta per la raccolta di informazioni.

È il 23 febbraio 2021, quando la vittima canadese riceve una lettera da un sacerdote gesuita che risiede a Roma, padre Jacques Servais, che gli annuncia che il caso è stato affidato a lui. Gli propone quindi un incontro in videoconferenza, alla quale, su richiesta della vittima, parteciperà anche un rappresentante della diocesi canadese. L’incontro ha luogo il 4 marzo del 2021. La vittima tuttavia ritiene padre Servais troppo vicino al cardinale. A questo punto un quotidiano canadese solleva dubbi sull’operato del Vaticano. Il giornale canadese Présence information religieuse afferma infatti che i due prelati si conoscevano bene.  Si erano infatti conosciuti in seno all’Associazione Lubac-Balthasar-Speyr e avevano collaborato assieme per un simposio internazionale sul sacerdozio.

La comunicazione della Sala stampa vaticana

Oggi il Vaticano ha preso posizione comunicando il risultato dell’indagine e rispondendo alle domande sollevate dalla stampa canadese. Su questo caso – afferma Bruni, addetto stampa della Santa Sede, – il Papa aveva infatti affidato un’indagine preliminare al padre gesuita Jacques Servais, «la cui conclusione è stata che non ci sono elementi per dare inizio a un processo nei confronti del Cardinale Ouellet per aggressione sessuale».

Il Pontefice – prosegue la dichiarazione – aveva poi consultato nuovamente padre Servais, il quale aveva confermato la sua posizione con queste parole: «Non c’è alcun motivo fondato per aprire un’indagine per aggressione sessuale contro la persona F. da parte del card. M. Ouellet. Né nel suo rapporto scritto e inviato al Santo Padre, né nella testimonianza via Zoom che ho raccolto successivamente in presenza di un membro del Comitato diocesano ad hoc, questa persona ha portato una accusa che potesse fornire materia per una tale indagine». Di qui la decisione vaticana di scagionare il cardinale.

(fonte: cath.ch/adattamento catt.ch)

Il cardinale Marc Ouellet
19 Agosto 2022 | 20:55
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