Chiesa

Il Pontefice incontra i Nunzi: «Non ci si unisce a gruppi ostili al Papa»

Francesco ha incontrato i Nunzi, cioè gli ambasciatori ufficiali della Santa Sede nei diversi paesi del mondo: 103 per la precisione (98 nunzi apostolici e cinque osservatori permanenti), riuniti da ieri a sabato in Vaticano per una serie di incontri.

Il Papa ha consegnato loro una sorta di decalogo, che aveva preparato in forma scritta,  preferendo utilizzare le due ore di incontro previsto per un colloquio libero a porte chiuse, non prima di aver ricordato il nunzio in argentina, il monsignore congolese, León Kalenga Badikebele, morto improvvisamente nella tarda serata di ieri a Roma. Nel testo i nunzi sono esortati a non raggirare né frodare il prossimo, non lasciarsi andare a pettegolezzi e maldicenze, non trattare male i propri collaboratori, non cercare il lusso e gli indumenti «firmati» tanto più in mezzo a gente priva del necessario, non cadere nel «politicamente corretto», non perdere l’imparzialità, non «criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a Lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma», avere l’evangelica semplicità delle colombe e astuzia dei serpenti, non perdere la bussola dell’obbedienza, non rinunciare alla preghiera e non diventare semplici funzionari, non accettare regalie che annebbiano l’oggettività e addirittura comprano la libertà.

Il decalogo di Bergoglio per i nunzi

Il nunzio è «uomo di Dio» (1), scrive Jorge Mario Bergoglio, che «non raggira né froda il suo prossimo; non si lascia andare a pettegolezzi e maldicenze; conserva la mente e il cuore puri, preservando occhi e orecchie dalla sporcizia del mondo» e «pratica la giustizia, l’amore, la clemenza, la pietà e la misericordia. Il Nunzio che dimentica di essere uomo di Dio – sottolinea il Papa – rovina sé stesso e gli altri; va fuori binario e danneggia anche la Chiesa, alla quale ha dedicato la sua vita».

Il nunzio è «uomo di Chiesa» (2) e «cessa di essere «uomo di Chiesa» quando inizia a trattare male i suoi collaboratori, il personale, le suore e la comunità della Nunziatura come un cattivo padrone e non come padre e pastore. È triste – scrive il Papa – vedere taluni Nunzi che affliggono i loro collaboratori con gli stessi dispiaceri che loro stessi hanno ricevuto da altri Nunzi quando erano collaboratori». E ancora «è brutto vedere un Nunzio che cerca il lusso, gli indumenti e gli oggetti «firmati» in mezzo a gente priva del necessario. È una contro-testimonianza». Essere uomo di Chiesa, ancora, «richiede anche l’umiltà di rappresentare il volto, gli insegnamenti e le posizioni della Chiesa, cioè mettere da parte le convinzioni personali», nonché «essere amico dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli, con confidenza e calore umano, svolgendo al loro fianco la propria missione» e, a differenza degli altri ambasciatori, quando quelli a Natale o a Pasqua si assentano per raggiungere le famiglie, «il Nunzio rimane in sede per celebrare la festa col popolo di Dio del Paese perché, essendo uomo di Chiesa, questa è la sua Famiglia».

Il nunzio è ««uomo di zelo apostolico» (3), scrive ancora Jorge Mario Bergoglio, che sottolinea come sia «pericoloso cadere nella timidezza o nella tiepidezza dei calcoli politici o diplomatici, o addirittura nel «politicamente corretto», rinunciando all’annuncio. Lo zelo apostolico è quella forza che ci tiene in piedi e ci protegge dal cancro della disillusione».

Il nunzio apostolico «è uomo di riconciliazione» (4) e, di conseguenza, per il Papa è parte importante del suo lavoro «essere uomo di mediazione, di comunione, di dialogo e di riconciliazione. Il Nunzio deve cercare sempre di rimanere imparziale e obbiettivo, affinché tutte le parti trovino in lui l’arbitro giusto che cerca sinceramente di difendere e tutelare solo la giustizia e la pace, senza lasciarsi mai coinvolgere negativamente». E «se un Nunzio si chiudesse nella Nunziatura ed evitasse di incontrare la gente, tradirebbe la sua missione e invece di essere fattore di comunione e di riconciliazione ne diverrebbe ostacolo e impedimento».

Il nunzio «è uomo del Papa» (5), «in quanto Rappresentante Pontificio il Nunzio non rappresenta sé stesso ma il Successore di Pietro e agisce per suo conto presso la Chiesa e i Governi, cioè concretizza, attua e simboleggia la presenza del Papa tra i fedeli e le popolazioni», con una missione che «richiede disponibilità e flessibilità, umiltà, impeccabile professionalità, capacità di comunicazione e di negoziazione». Essendo rappresentante, «il Nunzio deve continuamente aggiornarsi e studiare, in modo da conoscere bene il pensiero e le istruzioni di chi rappresenta. Ha anche il dovere di aggiornare e informare continuamente il Papa sulle diverse situazioni e sui mutamenti ecclesiastici e sociopolitici del Paese a cui inviato. Per questo è indispensabile possedere una buona conoscenza dei suoi costumi e possibilmente della lingua, mantenendo la porta della Nunziatura e quella del suo cuore sempre aperte a tutti. È inconciliabile, quindi, l’essere Rappresentante Pontificio – nota Papa Francesco – con il criticare alle spalle il Papa, avere dei blog o addirittura unirsi a gruppi ostili a Lui, alla Curia e alla Chiesa di Roma».

Il nunzio, ancora, «è uomo di iniziativa» (6), un pastore «che, pur vivendo tra le vicende del mondo, è chiamato quotidianamente a dare prova di potere e di volere «essere nel mondo ma non del mondo»», capace di «trovare le parole giuste per aiutare le persone che si rivolgono a lui per trovare consiglio, con la semplicità delle colombe e l’astuzia dei serpenti».

Il nunzio è «uomo di obbedienza» (7), scrive ancora il Pontefice argentino, e «un Nunzio che non vive la virtù dell’obbedienza – anche quando risulta difficile e contrario alla propria visione personale – è come un viaggiatore che perde la bussola, rischiando così di fallire l’obiettivo. Ricordiamo sempre il detto «Medice, cura te ipsum». È contro-testimonianza chiamare gli altri all’obbedienza e disobbedire».

Il nunzio è «uomo di preghiera» (8), e lui, come «tutti noi», «senza una vita di preghiera, rischia di venir meno a tutti i requisiti sopramenzionati. Senza la preghiera diventiamo semplici funzionari, sempre scontenti e frustrati. La vita di preghiera è quella luce che illumina tutto il resto e tutto l’operato del Nunzio e della sua missione».

Il nunzio è «uomo di carità operosa» (9), scrive il Papa, che sottolinea il «pericolo permanente» delle «regalie» e raccomanda la prudenza «nell’accettare i doni che vengono offerti per annebbiare la nostra oggettività e in alcuni casi purtroppo per comprare la nostra libertà. Nessun regalo di qualsiasi valore deve mai renderci schiavi! Rifiutate i regali troppo costosi e spesso inutili o indirizzateli alla carità, e ricordate che ricevere un regalo costoso non giustifica mai il suo uso».

13 Giugno 2019 | 18:15
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