Durante la catechesi.
Diocesi

Diario da Lourdes/La catechesi del Vescovo mons. Lazzeri

Oggi il vescovo ha incontrato pellegrini e volontari per un momento di catechesi.
Testo base per la lectio divina è stata la storia di Naaman che troviamo nel secondo Libro dei Re.
«Dopo le lettere pastorali e le riflessioni di fuoco, acqua, respiro (aria) è il momento della terra come elemento fondamentale da sottendere alla riflessione. Siamo Israele, la terra benedetta. Riconosciamo nel testo anche l’esperienza di Lourdes, troviamo la malattia, la ricerca della salvezza, la corporeità dell’incontro e degli atti che portano alla salvezza. In un tempo e un contesto che ci vede lontani dalla terra, non dipendenti direttamente da essa per il sostentamento, abbiamo finito per spiritualizzare il nostro rapporto con la terra che ci sostiene. Esiste una ricerca di una «madre terra», un ritorno a questo bisogno. Noi cristiani abbiamo raffinato il legame con la Parola ma rischiamo di allontanarci dai gesti concreti che il Signore ha preso dalla terra per incontrarci e comunicare a noi la salvezza. Nel racconto di Naaman troviamo tutto questo».
«Naaman è un uomo realizzato, di prestigio, in lui c’è pero una breccia che è la malattia, il corpo dimenticato, che finora taceva, in salute, ora diventa, con la lebbra, compromissione di tutto il suo status sociale.
Dovrà scontrarsi a più riprese con il proprio orgoglio per imparare ad essere aperto alla salvezza. Il primo annuncio su Eliseo, profeta in Israele gli arriva dalla schiava di sua moglie, a dimostrazione che la parola che salva non prende mai le autostrade ma la marginalità (abbiamo anche l’esempio di Bernardette). Ma Naaman continua a vivere nella logica di potere e cerca le vie preferenziali, lettere e doni. Deve imparare a scendere e questo si può fare solo a tappe: un primo incontro fallimentare con il re di Israele che crede tutto una provocazione del re arameo, la demolizione della sua stessa immagine ad opera del profeta che, pur avendolo convocato, gli manda solo un servitore con indicazioni troppo semplici e banali».
«Lo sdegno di Naaman di fronte a tutto questo è il nostro sdegno di fronte all’umiltà con cui ci viene rivelata la Parola. Nelle sette immersioni proposte possiamo leggere la semplicità dei segni dei sacramenti: acqua, pane, vino, olio.  E scopriamo che sono i servitori a conoscere l’origine delle cose, dal loro contatto con la terra. A Cana solo loro sanno da dice proviene il vino, qui sono loro a riportare il buon senso del quotidiano.  Scopriamo quindi che Dio preferisce lavorare con la nostra umanità, i miracoli sono rari».
«Guarito dalla sua mania di grandezza Naaman scoprirà di essere anche riconciliato con quella parte oscura di ciascuno che resta sconosciuta e faticosa.
Da tutto questo impariamo la trasformazione dell’umiliazione in umiltà, che è ritrovare la terra (humus) feconda, non perfetta eppure adatta ad accogliere il seme».
(red)
Durante la catechesi.
22 Agosto 2018 | 18:45
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