Il Baby Hospital di Betlemme
Internazionale

Crescono le difficoltà del Caritas Baby Hospital di Betlemme dovute alla guerra

Sale la tensione anche in Cisgiordania dove, dal 7 ottobre, 150 palestinesi, tra cui 44 bambini, sono stati uccisi dalle forze israeliane. Tre israeliani sono stati uccisi da palestinesi. Dopo l’attacco terroristico di Hamas, Israele ha proclamato lo stato di guerra e imposto sul territorio cisgiordano il coprifuoco e il divieto a muoversi al di fuori del proprio comune di residenza. Due misure che coinvolgono anche Betlemme e il Caritas Baby hospital, l’unico ospedale pediatrico della Cisgiordania.

Una situazione critica

Il 22 ottobre scorso avrebbe dovuto festeggiare i suoi primi 70 anni di vita e di missione, ma l’attacco terroristico, un mese fa, di Hamas a Israele e il conseguente scoppio della oramai detta ›guerra del Sukkot’, ha costretto a rimandare tutto. E non si sa per quanto. Il Caritas Baby Hospital di Betlemme (Cbh), l’unico ospedale pediatrico della Cisgiordania che cura e fornisce assistenza a neonati e bambini fino a 16 anni, sta risentendo in maniera grave della situazione di tensione e di scontro che sta diventando molto critica anche nell’area di Betlemme e in tutta la Cisgiordania.

Cisgiordania: i numeri della violenza

Sono i numeri a descrivere la gravità del momento. Secondo Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, dal 7 ottobre, in Cisgiordania 150 palestinesi, tra cui 44 bambini, sono stati uccisi dalle forze israeliane. Tre israeliani sono stati uccisi in attacchi da parte di palestinesi. Il numero di palestinesi uccisi in Cisgiordania dallo scoppio della guerra rappresenta oltre un terzo di tutte le vittime palestinesi in Cisgiordania nel 2023 (397). Dal 7 ottobre, le forze israeliane hanno ferito 2.375 palestinesi, tra cui almeno 251 bambini, mentre gli attacchi dei coloni sono stati 218 con oltre 60 feriti. In quasi la metà degli incidenti, le forze israeliane hanno accompagnato o sostenuto attivamente i coloni che nei loro attacchi spesso impediscono la raccolta delle olive ai palestinesi, privandoli del relativo guadagno. Ancora ieri 11 palestinesi sono stati feriti in scontri con l’esercito israeliano vicino Betlemme.

Cure in emergenza

Nonostante ciò il personale del Cbh continua a lavorare anche se in emergenza gestendo i servizi sanitari e sociali. Ad oggi, spiegano dall’ospedale, «il primo ostacolo della popolazione è il divieto di movimento. La vita della popolazione palestinese in Cisgiordania si svolge sotto un complesso sistema amministrativo stabilito unilateralmente dallo stato di Israele. Subito dopo l’orribile attentato di Hamas e del terrorismo islamico contro il popolo di Israele, il governo israeliano ha proclamato lo stato di guerra e imposto sul territorio cisgiordano due misure di controllo che coinvolgono anche Betlemme: il coprifuoco e il divieto a muoversi al di fuori del proprio comune di residenza e che vale anche per la residenza nelle frazioni, che per la città di Betlemme sono numerose».

Inoltre, aggiungono dal Cbh, «sono state imposte la chiusura di numerose attività commerciali e negozi, come anche delle scuole. Queste forti restrizioni alla libertà di movimento rendono molto difficile, se non impossibile in non pochi casi, raggiungere il Caritas Baby Hospital, che con i suoi 82 posti letto, l’unità di Terapia intensiva e il poliambulatorio, rappresenta un punto di riferimento per le famiglie di decine di comuni della regione».

Le aggressioni dei coloni 

Altro ostacolo per la popolazione palestinese è rappresentato, denunciano dall’ospedale pediatrico, dai coloni israeliani che «hanno intensificato i loro attacchi contro i palestinesi. Dal 7 ottobre i coloni hanno ucciso oltre 100 palestinesi, quasi sempre nell’ambito di azioni punitive verso la popolazione civile che abita nei villaggi. Anche nelle frazioni di Betlemme le aggressioni si stanno moltiplicando».

«Tutto questo genera un grande stato di paura e allarme, che induce le persone a non uscire di casa, anche quando si tratta della salute dei propri figli».

Povertà in aumento

Alle difficoltà di spostamento si aggiungono quelle economiche e materiali. Attualmente la Cisgiordania «è sigillata». I turisti e pellegrini che rappresentano la maggior parte dell’indotto di Betlemme, dove oltre il 90% del lavoro si svolge in ambito turistico, sono andati via subito dopo lo scoppio della guerra. Inoltre, aggiungono dal Cbh, «tutti i trasporti verso e fuori la Cisgiordania sono bloccati, così come i trasporti tra città e città. Questo comporta una crescente difficoltà nel reperire ogni genere di beni, inclusi quelli prodotti localmente. Il peso psicologico di questo immiserimento è grandissimo».

Leggi tutto.

Il Baby Hospital di Betlemme
10 Novembre 2023 | 11:23
Tempo di lettura: ca. 3 min.
betlemme (21), cisgiordania (2), guerra (163), hamas (4), israele (42), palestina (31)
Condividere questo articolo!