Convegno chiese e sanità, 26-27 gennaio 2024, Friborgo.
Svizzera

Chiesa: quale presenza negli ospedali svizzeri?

di Corinne Zaugg

Quale accompagnamento spirituale all’intero degli ospedali svizzeri? Quali le sue caratteristiche? È ancora necessario in una società così secolarizzata come la nostra? Dev’essere ancorato ad una confessione? A chi affidarlo? Come formare le persone interessate? Sono queste solo alcune delle domande che sono state sollevate nel corso delle prime «Giornate tematiche ecumeniche di riflessione sul tema dell’accompagnamento spirituale all’interno del mondo sanitario svizzero», tenutesi il 26 e 27 gennaio all’Università di Friburgo e organizzate dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, insieme all’Associazione professionale della cappellania in ambito sanitario e alla Chiesa evangelica riformata svizzera.

Sin dalle prima battute si è capito che le risposte a queste domande non solo vengono declinate in maniera diversa in ognuno dei 26 Cantoni, ma anche che la pratica relativa all’accompagnamento spirituale viene affrontata in modo diverso in ogni ospedale, casa di cura, clinica specializzata. A non cambiare, per contro, è da un lato la centralità del ministero di guarigione della Chiesa (Gesù ha mandato i suoi non solo ad evangelizzare ma anche a guarire) in virtù del quale le Chiese sentono profondamente il loro mandato ad essere presenti là dove l’uomo soffre, e dall’altro le domande insopprimibili di chi si trova confrontato con il dolore, la malattia, la sofferenza e la morte. La grande questione è quindi stata come rispondere all’urgenza e alla drammaticità di tali domande esistenziali. Nel corso della due giorni si sono messi a confronto dei modelli di assistenza spirituale (ecumenici, confessionali, olistici, interprofessionali, legati alla Spiritual care) alla luce degli enormi cambiamenti di un contesto svizzero dove per la prima volta – come ha messo in luce un rapporto uscito proprio in questi giorni – chi si dichiara non appartenente ad alcuna religione ha superato quantitativamente i cattolici. Se, non identificarsi con una religione non significa non porsi domande esistenziali profonde, può però voler dire trovarsi a disagio di fronte a risposte dottrinali, che hanno le loro radici all’interno di una religione o una confessione religiosa. Per molti Cantoni della Svizzera tedesca è ormai appurato che l’accompagnamento non può che avvenire su base ecumenica.

All’interno di un team interconfessionale dove, come avviene nel Canton Argovia, la professionalità delle persone che accompagnano, prevale sulla loro appartenenza confessionale. Altrove, invece, si preferisce parlare di un accompagnamento «interprofessionale », dove la componente spirituale non venga proposta in maniera a sé stante, ma sia presente in ogni ambito della cura del malato.

Uno scenario tutto ancora da costruire, dove le Chiese continuano ad avere un loro ruolo di primo piano soprattutto nella formazione confessionale di figure professionali capaci di incontrare l’uomo nella sua umanità più profonda, secondo l’insegnamento di Gesù. La «due-giorni» friburghese ha offerto tanti spunti di riflessione anche agli esponenti ticinesi che vi si sono recati, confrontandoli con realtà molto diverse da quella della diocesi di Lugano dove ad occuparsi dell’assistenza dei malati sono quasi esclusivamente i cappellani (quindi presbiteri) e la figura dell’assistente spirituale laico non esiste. Questo, però, sarebbe ora destinato a cambiare. Infatti, su intuizione del vescovo Alain si è creato un gruppo di pastorale sanitaria che sta pensando ad un ciclo di formazione che permetterebbe anche a laici e laiche di ottenere un’abilitazione in questo campo.

Convegno chiese e sanità, 26-27 gennaio 2024, Friborgo.
5 Febbraio 2024 | 12:41
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!

En relation