Commento

Chi semina armi, raccoglie profughi

«Aprire i confini alle persone e chiuderli alle armi». Questo il messaggio lanciato nei giorni scorsi a Merano da Jürgen Grässlin, il più famoso pacifista tedesco, protagonista di una serata organizzata nella città lungo il Passirio dalla dalla onlus Human rights International. Da anni impegnato a contrastare la fabbricazione e il commercio di armi in Germania, Grässlin ha citato in giudizio l’ex manager di una delle più note fabbriche di armi tedesche e, partendo dalla sua vocazione professionale di insegnante, porta avanti la cultura pacifista e nonviolenta con un fitto calendario – fino a 320 appuntamenti all’anno – di incontri e conferenze.

«La statistica sul commercio di armi all’estero relativa al quinquennio 2013-2017 vede al primo posto gli Stati Uniti, seguiti da Russia e Francia. La Germania si attesta al quarto posto. I principali acquirenti di armi tedesche risultano essere la Corea del Sud, la Grecia e Israele – spiega Grässlin -. L’Italia si assesta al nono posto, subito dopo Israele e poco prima dei Paesi Bassi. Le armi prodotte in Italia sono dirette soprattutto negli Emirati Arabi, in Indonesia e negli Stati Uniti». Il rapporto 2016 sull’export di armi tedesche rivela, inoltre, la top ten dei Paesi che hanno acquistato armi da guerra prodotte in Germania. «In cima alla classifica – commenta Grässlin – c’è l’Algeria, seguita da Stati Uniti, Arabia Saudita, Egitto, Gran Bretagna, Corea del Sud, Australia, Canada, Emirati Arabi e Svizzera. La metà di questi Paesi è coinvolta in scontri armati». Il punto di riferimento del movimento pacifista tedesco punta il dito anche contro i cantieri navali del suo Paese, che producono e vendono sommergibili e altre navi da combattimento all’Arabia Saudita.

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4 Settembre 2018 | 18:00
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