La firma della Carta di Firenze da parte del card. Bassetti e Dario Nardella, sindaco di Firenze ( pagina FB CEI)
Internazionale

Carta di Firenze: «Il Mediterraneo non può e non vuole essere luogo di conflitto tra forze esterne»

«Inizino immediatamente i negoziati per ristabilire la pace». È l’auspicio espresso dai 60 vescovi e dai 65 sindaci del Mediterraneo, nella Carta di Firenze firmata oggi a Palazzo Vecchio a conclusione dell’incontro «Mediterraneo frontiera di pace». «In questi giorni azioni di guerra si sono verificate contro l’Ucraina», si legge nella Carta, che ha concluso i cinque giorni di lavoro promossi dalla Cei sul tema «Mediterraneo frontiera di pace», a due anni dall’analogo incontro di Bari. «Sentimenti di dolore hanno colto vescovi e sindaci, i quali congiuntamente auspicano che la violenza e l’uso delle armi possa cessare, che la grande sofferenza del polo ucraino possa essere evitata e che i negoziati per ristabilire la pace possano iniziare immediatamente».

«Consegnando alla storia queste giornate, traiamo un impegno a proseguire in un processo, non semplicemente ideale, di fratellanza e di conoscenza delle diversità che sono una grande ricchezza», ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei: «La bellezza del mosaico di tradizioni e culture, violata dai drammi che vivono molti nostri popoli, è imperativo perché il Mare Nostrum torni ad essere crocevia di storie e tradizioni e non più doloroso cimitero». Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha definito la Carta di Firenze «una conquista storica, un punto di arrivo e di partenza. Perché nostro desiderio non è solo portare questa dichiarazione al Santo Padre, a cui auguriamo ogni bene, ma lo vogliamo portare ai leader internazionali, ai capi di stato e di governo. Inizieremo questo pellegrinaggio perché questa dichiarazione, firmata dai sindaci e dai vescovi, inizi a vivere da oggi». Auspicando che «ulteriori incontri possano aver luogo», i vescovi cattolici e i sindaci delle città mediterranee, riuniti a Firenze, ispirandosi all’eredità di Giorgio La Pira, l’ex sindaco di Firenze che già negli anni Cinquanta promuoveva il dialogo interculturale e interreligioso tra le città – e in particolare tra le città del Mediterraneo, i firmatari della Carta ribadiscono la convinzione che «il Mediterraneo non può e non vuole essere luogo di conflitto tra forze esterne». Di qui la necessità di «porre la persona umana al centro dell’agenda internazionale perseguendo la pace, proteggendo il pianeta, garantendo prosperità, promuovendo il rispetto e la dignità dei diritti fondamentali di ogni individuo, anche attraverso la promozione di obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi sul clima».

Tra le sfide da affrontare, i vescovi e i sindaci citano  »il cambiamento climatico, i flussi migratori, i conflitti e la povertà», partendo dalla consapevolezza che «valorizzare e promuovere il ruolo delle città e il dialogo tra le sue comunità civiche e religiose offra un contributo essenziale a queste sfide».

Nella Carta, «la diversità del patrimonio e delle tradizioni dell’area mediterranea» viene definita come «patrimonio condiviso per tutta l’umanità». «Tutti i valori naturali, ambientali, culturali, linguistici e religiosi del Mediterraneo, materiali e immateriali, dovrebbero essere protetti e trasmessi alle generazioni presenti e future», tramite «un impegno educativo che parta dai bisogni primari, comuni a tutti gli esseri umani, e che possa guidare i giovani nel cammino che conduce al desiderio del bene, dell’amore, della giustizia e della libertà». Tra gli obiettivi più urgenti, quello di «sviluppare maggiori opportunità di dialogo e di incontro costruttivo tra le diverse tradizioni culturali e religiose presenti nelle nostre comunità, al fine di rafforzare i legami di fraternità che esistono nella nostra regione».

Tra le proposte, quella di «creare programmi universitari comuni, al fine di introdurre i giovani di tutta la regione mediterranea ad una migliore conoscenza rispettosa delle tradizioni e delle particolarità culturali di ogni Paese». A questo proposito, i vescovi e i sindaci mettono l’accento sul «ruolo chiave della diplomazia a livello urbano nella promozione di uno sviluppo umano integrale e sostenibile basato sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali di ogni essere umano».

In tempi di Covid, inoltre, occorre riconoscere il «diritto universale alla salute e alla protezione sociale nell’area del Mediterraneo» e agire «per evitare cambiamenti climatici catastrofici e preservare la qualità della vita per le generazioni a venire».

Nell’elenco delle priorità, figura «l’importanza di promuovere opportunità di lavoro di qualità per le categorie svantaggiate, giovani e donne, e di favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi di origine dei migranti, anche attraverso programmi di cooperazione, volti in particolare alla tutela dell’infanzia».

«Le politiche migratorie nel Mediterraneo e alle frontiere devono sempre rispettare i diritti umani fondamentali», il riferimento ad uno dei fronti caldi dell’agenda internazionale, che deve tener conto anche della «forte connessione esistente tra flussi migratori e cambiamento climatico». «Promuovere progetti concreti di inclusione culturale, religiosa, sociale ed economica», l’altra raccomandazione della Carta, in cui le città «rivendicano il loro diritto a partecipare alle decisioni che influiscono sul loro futuro», auspicando «iniziative condivise per il rafforzamento della fraternità e della libertà religiosa nelle città, per la difesa della dignità umana dei migranti e per il progresso della pace in tutti i paesi del Mediterraneo».

(AgenSIR)

La firma della Carta di Firenze da parte del card. Bassetti e Dario Nardella, sindaco di Firenze ( pagina FB CEI) | © Siciliani-Gennari/CEI
26 Febbraio 2022 | 20:39
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