Andrea Franzoso al collegio Papio di Ascona con il magistrato Reto Medici a sinistra e don Rolando Leo a destra.
Ticino e Grigionitaliano

La storia di rinascita di Daniel per dire «no» al bullismo

di Silvia Guggiari

«Non esistono ragazzi cattivi» è il motto che ama ripetere don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, ma che non condivide pienamente Andrea Franzoso, autore del libro «Ero un bullo», ospite giovedì 14 dicembre al collegio Papio di Ascona, dove ha incontrato i ragazzi delle medie e delle superiori e con loro si è confrontato sul tema del bullismo. «Sono convinto che esistano ragazzi cattivi», ci confida l’autore prima della conferenza, «non perché siano malvagi, ma perché si trovano in una condizione di «cattività», prigionieri di qualcosa che impedisce loro di essere sé stessi. La capacità degli educatori sta nel saper tirar fuori il meglio da ogni ragazzo con modalità uniche e individuali». E la storia vera che racconta Andrea nel suo ultimo libro è proprio quella di una rinascita avvenuta grazie all’incontro con «adulti credibili».

L’autore Andrea Franzoso (Foto Facebook).

L’incontro con Daniel

Un giorno, leggendo il giornale, Franzoso si imbatte casualmente nella storia di Daniel Zaccaro, giovane della periferia milanese dalla vita sregolata. Un bullo, divenuto poi ladro e finito in carcere: è qui che Daniel compie un percorso di rinascita che lo porta a laurearsi e a diventare educatore. «Vedendo la foto della sua laurea sul giornale – racconta l’autore -, nasce in me la curiosità e la voglia di conoscerlo. Contatto il cappellano don Claudio che mi dice che Daniel era uno di quei delinquenti su cui nessuno avrebbe scommesso, quelli da sbattere in prigione e buttare via la chiave». Andrea, col passato da carabiniere, fiuta subito una storia da raccontare e da portare nelle scuole perché diventi insegnamento per le giovani generazioni e presenta così a Daniel il suo progetto letterario. «Quando ero in carcere a salvarmi sono stati i libri, soprattutto biografie e autobiografie, perché nelle storie degli altri cercavo parole per decifrare la mia» dice Daniel ad Andrea, acconsentendo affinché le pagine dalla sua vita divenissero quelle di un libro.

Il ruolo degli «adulti credibili»

La giovinezza di Daniel è segnata da una famiglia in grave disagio, da un padre violento con la madre e con la sorella e che trasmette al figlio l’idea di non valere nulla. È per riscattarsi da questa situazione che Daniel cerca di farsi spazio e trovare visibilità attraverso atti di bullismo prima e di delinquenza poi. Il suo percorso di rinascita sarà segnato dall’incontro con alcuni «adulti credibili», ovvero con «persone che si assumono le proprie responsabilità» e che al contrario del padre trasmetteranno a Daniel l’idea che lui vale molto di più di quello che pensa. «Gli adulti credibili che ho incontrato – confida il giovane protagonista all’autore – sono tutti adulti felici, sereni, mentre quelli che mi hanno cresciuto erano tutti arrabbiati, nervosi, frustrati, con una visione negativa della vita».

Oltre all’incontro con don Claudio Burgio, cappellano del carcere, fondatore e presidente dell’Associazione «Kayròs», Daniel ricorda l’incontro con la guardia carceraria, che diventa per lui come un padre. Un’altra persona fondamentale sarà Fiorella, professoressa di lettere in pensione da anni volontaria in carcere, che segnerà il percorso di fede e di studio di Daniel.

La vicenda del giovane milanese – spiega in conclusione l’autore agli attentissimi ragazzi del Papio – ci insegna che «siamo umani, non perfetti: l’errore non può avere l’ultima parola sulla nostra vita. Il fallimento che fa tanta paura non è la fine, ma può essere l’inizio di una storia nuova. La vita di Daniel lo dimostra, come anche la mia: sono diventato scrittore nel periodo peggiore della mia vita, quando a 39 anni ho perso il lavoro. Ero disoccupato dopo aver denunciato il mio capo che rubava soldi pubblici. Quell’evento si è dimostrato la mia svolta, perché ho cercato di mettere in campo risorse che neanche sapevo di avere e mi sono inventato una vita più bella di quella di prima».

Il bullismo

L’incontro con Andrea Franzoso al Collegio Papio è stata l’occasione per parlare del bullismo con i ragazzi che si sono mostrati coinvolti e interessati alla tematica. Presente alla conferenza, proposta da don Rolando Leo, c’era anche Reto Medici, magistrato minorile in pensione, che ha spiegato gli aspetti del problema che può riguardare tutti i giovani: «Il fenomeno c’è sempre stato, a scuola, nello sport, negli scout, ma attualmente è in aumento perché si è aggiunta anche la dimensione virtuale: oggi con il cyber bullismo la persona colpita non ha più pace neanche nell’intimità della sua stanza. Questi giovani si sentono onnipotenti e inarrivabili. Il gruppo dei pari è fondamentale: siete voi ragazzi che dovete scegliere se stare con un gruppo più a rischio o se stare con un gruppo più protetto. Dovete avere l’attenzione di accerchiarvi di persone positive». Andrea Franzoso ha confidato ai ragazzi di essere stato anche lui stesso vittima di bullismo alle medie perché molto più piccolo e magro rispetto ai coetanei: «Colpire sul fisico fa male, ma ricordate che sotto alla maschera del bullo c’è una persona ferita, spaventata, insicura», ha detto l’autore.

Come sconfiggere questa piaga?

Come possiamo dunque sconfiggere il bullismo? «È fondamentale da parte degli adulti un lavoro di educazione che contrasti la povertà educativa. Dovete sapere – ha spiegato il magistrato – che il bullismo è composto da tre elementi: il bullo, quasi sempre maschio, sa di essere più forte della vittima; l’atto di bullismo non è mai unico ma viene ripetuto; infine il bullo ha sempre bisogno di pubblico. Il lavoro di intervento più efficace è dunque quello di togliere il pubblico e di insegnare ai ragazzi a prendere le difese dei soggetti colpiti».


Il libro

«Ero un bullo. La vera storia di Daniel Zaccaro» (Ed. DeAgostini, 2022) racconta la storia di Daniel Zaccaro cresciuto nella periferia milanese, che alle medie diventa un bullo, carico di rabbia e aggressività, finché finisce al carcere minorile. A segnare la svolta l’incontro con il cappellano don Claudio.

L’autore

Andrea Franzoso, veneziano di origine ma milanese di adozione, è stato ufficiale dei carabinieri, ha vissuto quattro anni coi gesuiti, poi ha lavorato a Ferrovie Nord. In Italia è diventato famoso per avere smascherato le ruberie del presidente di Ferrovie Nord e averlo fatto condannare. Ha raccontato la sua storia nel suo primo libro «Disobbediente» (Ed. DeAgostini, 2018). Recentemente ha scelto di cambiare vita e trasferirsi in Val Pusteria.


Andrea Franzoso al collegio Papio di Ascona con il magistrato Reto Medici a sinistra e don Rolando Leo a destra. | © catt
18 Dicembre 2023 | 10:15
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