Ticino e Grigionitaliano

«Abbiamo a cuore i nostri nonni», non sono scarti ma persone preziose

Il documento sulla cura degli anziani pubblicato dalla Pontificia Accademia per la vita afferma che «è quanto mai opportuno un profondo ripensamento dei modelli assistenziali per gli anziani». Un’affermazione che abbiamo provato ad analizzare e a mettere in discussione dal punto di vista ticinese con un esperto del settore, il prof. Graziano Ruggieri, geriatra, docente alla SUPSI e primario alla clinica Hildebrand di Brissago.

«Gli anziani in molte società sono considerati materiali di scarto», lo ha detto il Pontefice in occasione dell’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita. Dott. Ruggieri, qual è il suo punto di vista su queste considerazioni del Papa?

Le parole di Francesco non stupiscono: nell’economia di mercato che domina tutto il mondo occidentale, gli anziani non sono più forza lavoro e per questo non possono portare profitto. In realtà, dall’età della pensione in poi il ruolo dell’anziano cambia totalmente e sempre più spesso l’individuo ha ancora quattro decenni di vita da spendere (dai 65 fino a oltre i cento anni). Se c’è la salute, i primi decenni molti anziani li spendono dedicandosi alla cura dei nipoti, ma anche sostenendo economicamente le generazioni più giovani. È dunque un tempo ancora produttivo e di valore. Inseguito, con l’arrivo di alcune disabilità, l’anziano diventa dipendente da terzi e spesso si creano difficoltà nella solidarietà intergenerazionale.

Secondo lei, qual è l’attenzione all’anziano in Ticino?

Il Ticino è uno dei cantoni più vecchi della Svizzera: c’è una concentrazione di anziani molto alta rispetto alla media degli altri cantoni. Forse proprio per questo, credo che siamo una società che non ha dimenticato questa fascia d’età alla quale vengono dedicate molte risorse anche dal punto di vista sociale, economico e politico. Mai viene a mancare l’attenzione all’anziano come persona, con la sua storia e la sua dignità all’interno del tessuto sociale ed economico.

Qual è il valore oggi delle cure domiciliari?

Mantenere al proprio domicilio l’anziano è un valore intrinseco nella traiettoria di vita di una persona. In Ticino, viene promossa una politica indirizzata al mantenimento familiare fino al punto che la disabilità è tale che diventa inevitabile il ricovero nella casa anziani. Anche per il paziente demente, ad esempio, questa è sicuramente la soluzione migliore che privilegia la cura della persona.

In che modo la pandemia ha cambiato l’atteggiamento nella cura e nello sguardo agli anziani?

Dal punto di vista tecnico, la pandemia non ha cambiato nulla: le cure sono sempre state assicurate. Il Covid ha puntato il riflettore sulla vulnerabilità di questa fascia della popolazione, quindi intrinsecamente ha risvegliato la necessità di essere solidali con gli anziani (dal fare la spesa al cercare nuovi modi di contatto durante i mesi più difficili). Questa fascia della popolazione è stata assolutamente la più vulnerabile, che ha contato il maggior numero di vittime, alle quali è stato negato anche l’ultimo saluto da parte delle persone care. È stato un momento drammatico che ha rivoluzionato il profilo esistenziale di questa generazione di anziani: il loro isolamento imposto ha spesso provocato un’accelerazione nel processo di invecchiamento. Nel mio ambulatorio, ho visto pazienti colpiti da demenza arrivare dopo il Covid nettamente peggiorati dal punto di vista cognitivo. Tutti abbiamo fatto fatica, ma loro hanno in assoluto pagato il prezzo più alto.

di Silvia Guggiari

28 Ottobre 2021 | 15:57
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