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DIARIO DALLE FILIPPINE di Daia /8

Dal 18 luglio all’8 agosto la Conferenza Missionaria della Svizzera Italiana (CMSI) è nelle Filippine con un campo estivo. Una volontaria, Daia, terrà un diario di bordo per catt.ch sull’esperienza.

 

di Daia

Sono seduta su quella che è stata la poltrona operatoria di RJ, un bimbo che stamane si é ferito. Nel pomeriggio giocando ho notato una benda arancione sul polpaccio che passava inosservata per i più. Chiedendo cosa fosse successo ha mostrato la ferita e gli infermieri del gruppo hanno ritenuto necessario consultare Paolo, pediatra, che ha voluto parlare con i genitori del bimbo in quanto sarebbe stato opportuno fare dei punti. Dopo una lunga discussione la mamma e il figlio si sono messi nelle mani del dottore permettendogli di operare. Non avrei voluto assistere, ma avevo il compito di reggere la pila per fare luce. La mia mente è tornata indietro di qualche anno rivivendo la disperazione prima dell’intervento. Mi sono sentita collegata con il bimbo e ho capito che necessitava solo la mia forza mentale che ho cercato di trasmettergli standogli vicina, come se a pochi centimetri di distanza potessi passargliene un pò. La mamma l’ha abbracciato per tutto il tempo confortandolo. Non sono madre, ma ricordo la paura dei miei genitori nel dovere assistere alla salute messa alla prova del proprio figlio. Fuori si trasmette una grande forza per supportare il più possibile il bimbo, e si cerca di non far trapassare il terrore provato. Ma se ti fermi ad osservare non può fuggirti quanto sia più difficile per chi ti ha donato la vita, tu che sei sangue del suo sangue. Si sono arrangiati magnificamente con mezzi di fortuna, una poltrona di legno, delle sedie di plastica e la medicazione portata da casa. Qui in mezzo al nulla, a quella che non amo chiamare povertà. Mi sono resa conto della fortuna che ho avuto io ad essere operata e preparata in un ospedale in Svizzera. Fortune che spesso ci passano via senza apprezzare il vero valore delle stesse. Il papà di RJ era elettricista, come il mio e come mio fratello, e ha perso la vita quando il bambino aveva 5 anni, colpito da un corto circuito.

«Considero valore tutte le ferite.» [cit.] Perchè portano dietro di se un grande insegnamento, un fardello che assume valore per il resto della vita.

10 Agosto 2015 | 07:00
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