Francesco Muratori

Diario di bordo – Giorno 4/5: l'addio

Un giorno di navigazione con 1032 persone a bordo. Stipati ovunque. Canti, danze e gioia alla vista della terra: questo è il profumo della speranza. Questa è la consapevolezza che qualsiasi cosa accada non sarà peggio di quello che si è passato. Ho parlato con molti di loro, porto nel cuore tre immagini: George, 22 anni dalla Nigeria, con in braccio suo figlio Richmond di due mesi con tanta tosse.  Poi una coppia di sposi con le loro due coppie di gemelli, li ho cercati, per salutarli, sulla banchina dopo lo sbarco e non ho mai visto un bambino assaporare cosi un panino. E per ultima Elisabeth, lei che non ha mai visto il mare prima di arrivare su una spiaggia della Libia. Lei che ha fatto la domestica per 5 anni a 7 euro al giorno e che negli 8 mesi non ha visto un centesimo. Elizabeth vuole fare la fashion designer.

Arrivati al porto le operazioni sanitari e di polizia sono state meticolose, giustamente. Ma questo ha consentito a tutti di avere tempo. Ho iniziato i miei diari di bordo proprio con la parola tempo. Ho avuto la conferma che la storia di ognuno è fatta di tempo: tempo che si dedica all’ascolto, tempo per un sorriso, tempo per un abbraccio, tempo per stringere le mani, tempo per commuoversi. Non sappiamo quanto tempo avremo in futuro quindi: siate aggressivo con il «fare», siate delicati nei confronti dell’»essere», siate parsimoniosi con l’»avere».

Un grazie non banale e scontato va a Sos Mediterranee, perché sono gli occhi che vedono ciò che il mondo non vuole vedere. Sosteneteli!

30 Giugno 2017 | 15:27
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