Papa e Vaticano

'Fratelli Tutti', una nuova 'Pacem in Terris'

Un’enciclica per «un mondo che corre verso destini di guerra». Così Massimo Borghesi, noto saggista e filosofo, introduce la lettura dì ‘Fratelli Tutti’, l’ultimo testo magisteriale di papa Francesco, in un commento per l’Osservatore Romano.

Borghesi, professore ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia, propone nella sua riflessione un parallelismo significativo: ‘Fratelli Tutti’ si pone in linea diretta di continuità con una delle grandi encicliche del Novecento: la ‘Pacemi in Terris’ di papa Giovanni XXIII.

«I Papi non scrivono encicliche sulla fraternità per una terra tranquilla», ragiona Borghesi. Papa Roncalli si trovò spinto dalle circostanze storiche del suo tempo a offrire il suo contributo alla pace, all’indomani della crisi missilistica di Cuba che aveva scatenato l’incubo della guerra atomica tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America. Oggi non sembra in vista una situazione di scontro della stessa rilevanza mediatica; ma le decine di tensioni ‘a bassa intensità’ che caratterizzano il globo (dall’Asia, al Medio Oriente, all’Europa, al Sud America…) in uno scenario di «crisi della globalizzazione» rendono comunque chiaro che l’umanità non sta attraversando un periodo di pace.

È dunque in questo contesto che «Francesco lancia il sogno di una rinnovata fraternità tra i popoli e le persone»: un’impostazione coerente con le iniziative assunte nel corso del Pontificato, in particolare la firma dello storico documento sulla Fratellanza umana con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

Nel suo commento, Borghesi analizza la struttura dell’enciclica. Il filosofo ammonisce riguardo al rischio di una «banalizzazione mediatica che, concentrandosi su due-tre punti, riduca il documento a una serie di pii intenti». E respinge le accuse di ‘irenismo’ superficiale, rivolte a Francesco dagli ambienti ostili al suo Magistero: «Il sogno di Papa Francesco di una nuova fraternità, in un mondo in frantumi, affonda le sue radici nella ‘musica del Vangelo’, nel ‘Vangelo di Gesù Cristo’. Fratelli tutti  si rivolge all’umanità intera ma non dimentica la radice della speranza. È bene che i critici del Papa lo sappiano e leggano con attenzione il testo».

LEGGI IL COMMENTO INTEGRALE SUL SITO DE L’OSSERVATORE ROMANO

19 Ottobre 2020 | 13:55
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