I vescovi svizzeri: «Il suicidio assistito è un atto che nega la vita»

«Attitudine pastorale nei confronti del suicidio assistito” è il documento per ora in francese inviato oggi ai sacerdoti della diocesi di Lugano in merito alle direttive sul suicidio assistito.

Il testo approvato dalla Conferenza dei Vescovi Svizzeri era stato deliberato durante la scorsa Assemblea ordinaria svoltasi a Lugano dal 2 al 4 dicembre 2019.

Lo scorso dicembre a Berna era stato presentato in conferenza stampa dal professor e filosofo vallesano François-Xavier Putallaz, insieme al presidente della conferenza dei vescovi svizzeri mons. Felix Gmür. Putallaz aveva spiegato e presentato il documento e quali dilemmi umani e di fede vivono in loro gli assistenti pastorali che si trovano confrontati con casi di persone credenti che hanno richiesto la pratica del suicidio assistito. In taluni casi delle persone credenti infatti richiedono un’assistenza spirituale ai cappellani nel tempo ultimo, dopo aver preso la scelta drammatica di ricorrere a questa pratica.

Il documento dei vescovi svizzeri che condanna nettamente la pratica del suicidio assistito come gesto che contraddice l’amore cristiano, vuole rispondere ai dilemmi spirituali e pastorali dei cappellani che si trovano confrontati con la richiesta da parte dei pazienti di essere seguiti spiritualmente. «I parenti di questi malati devono sapere che i cappellani rimangono dalla parte della vita e faranno tutto il possibile per garantire che il malato scopra Dio come Dio della vita, fino ai suoi ultimi momenti. Nessuno può aspettarsi che un operatore pastorale condoni un atto che nega la vita», scrivono i vescovi e ha ribadito Putallaz in conferenza stampa.

Un requisito di trasparenza

Secondo Putallaz c’è un requisito di trasparenza in relazione a ciò che l’accompagnamento ecclesiale è e ciò che non lo è: questo requisito è essenziale per qualsiasi chiarimento della situazione. «È l’amore delle persone, con la sua richiesta di verità e di giustizia, che comanda questo atteggiamento». Quindi il cappellano deve lasciare la stanza del malato al momento in cui verrà praticato l’atto del suicidio assistito, perché la Chiesa deve testimoniare la vita e non la morte. È quindi importante -secondo il documento- impedire che la presenza di un assistente pastorale con una persona che si sta deliberatamente suicidando sia interpretata come un’approvazione del suicidio assistito. Riguardo poi alla richiesta dei sacramenti da parte di una persona che pensa di fare ricorso al suicidio assistito o che ha già preso la decisione, in questo caso si tratta di procedere ad un discernimento. Il rifiuto dei sacramenti -secondo il documento- non deve comunque essere interpretato come una punizione. Se la persona si allontana dalla sua scelta iniziale di suicidarsi o di usare un’organizzazione che procura il suicidio assistito, mentre esprime il desiderio di essere illuminata, allora i sacramenti possono essere un aiuto alla conversione e alla riconciliazione. Il ministro può anche giungere alla conclusione che non può conferire i sacramenti nelle circostanze date. È allora che questa decisione non è intesa come punizione, né come applicazione di una rigida regola, ma del significato profondo dell’amore di Dio per tutti e a favore della vita.

I funerali

Per quanto riguarda i funerali, che sono importanti per sostenere i prossimi del defunto, non dobbiamo dimenticare che i rituali svolgono un ruolo importante nella comunità. La decisione del defunto deve essere rispettata il più possibile, il che può portare all’assenza di un funerale se questa è stata la sua scelta. Se è prevista una cerimonia d’addio, è tanto più importante sottolineare un messaggio di vita e ribadire che la Chiesa è sempre dalla parte della vita. Va da sé che i funerali non dovrebbero essere intesi come scuse per legittimare l’atto di suicidio o l’assistenza al suicidio.

cath.ch/red

Qua il testo del documento:

https://mail.google.com/mail/u/0?ui=2&ik=83d212cbc2&attid=0.4&permmsgid=msg-f:1659605246204602949&th=17081a2daf666a45&view=att&disp=safe&realattid=170819e1d9677de706d4

26 Febbraio 2020 | 16:30
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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