Papa Francesco: «Le ricchezze incantenano il cuore e distolgono dal tesoro nei cieli»

«I beni materiali sono necessari alla vita, ma non devono essere il fine della nostra esistenza, ma un mezzo per vivere onestamente e nella condivisone con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli». Papa Francesco riassume con queste parole il senso del Vangelo odierno, la parabola del ricco stolto. Il Pontefice, in questa caldissima prima domenica di agosto, si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.

«Il ricco – spiega il Papa prima della preghiera mariana – mette davanti alla sua anima, cioè a se stesso, tre considerazioni: i molti beni ammassati, i molti anni che questi beni sembrano assicurargli, la tranquillità e il benessere sfrenato. Ma la parola che Dio gli rivolge annulla questi suoi progetti. Egli è stolto perché nella prassi ha rinnegato Dio, non ha fatto i conti con Lui».

Quindi l’invito del Papa: «Cercate le cose che hanno un vero valore: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace, tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo. Si tratta di tendere ad una vita realizzata non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé. La cupidigia dei beni non sazia il cuore, anzi provoca più fame. Come le buone caramelle, una tira l’altra…».

Subito dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa osserva: «Sono spiritualmente vicino alle vittime degli episodi di violenza che in questi giorni hanno insanguinato il Texas, la California e l’Ohio, negli Stati Uniti, colpendo persone inermi. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i feriti e i loro familiari». Un’Ave Maria chiude la richiesta di preghiera.

Infine, il Papa spiega il dono che ha voluto fare oggi ai sacerdoti del mondo, una lettera in memoria del Santo Curato d’Ars: «Per incoraggiarli nella fedeltà alla missione alla quale il Signore li ha chiamati. La testimonianza di questo parroco umile e totalmente dedito al suo popolo, aiuti a riscoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio ministeriale nella società contemporanea» (vedi anche qui).

(ACIStampa)

4 Agosto 2019 | 13:27
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