Israele davanti alle difficoltà di organizzare il prossimo Eurovision

Il capo della sicurezza israelita si è indignato davanti alle «esigenze onerose» dovute all’organizzazione del prossimo Eurovision nel Paese nel 2019. Ma senza misure di sicurezza adeguate la manifestazione potrebbe essere compromessa.

Di fatti, gli organizzatori dell’Eurovision il 3 settembre 2018 hanno indirizzato al governo israelita una lettera per precisare le condizioni per le quali lo Stato sarà autorizzato ad ospitare il concorso. In particolare, si chiede di donare un visto a tutti i visitatori durante la manifestazione, indipendentemente dalle loro opinioni politiche. Israele deve inoltre garantire che le prove generali di canto possano essere fatte anche di sabato. «È un’onta totale», ha replicato Gilad Erdan, il capo della sicurezza israeliana.

Le religioni ortodosse vogliono tutelare lo Shabbat

Per il responsabile israeliano, è legittimo esigere che non ci sia alcuna ingerenza politica durante lo svolgersi della trasmissione. Ma esigere che tutte le persone siano autorizzate a entrare nel Paese, anche se violano le leggi del Paese o vogliono boicottare Israele, è inammissibile. «In queste condizioni, la domanda diviene scandalosa e non possiamo accettarla». Una legge adottata l’anno scorso permetterebbe infatti di interdire l’accesso al Paese a tutti coloro che vorrebbero boicottare lo Stato israeliano o le sue colonie in Samaria.

La questione delle prove durante lo Shabbat non è meno spinosa. I partiti religiosi ortodossi membri della coalizione governativa sono intrattabili per quanto concerne la violazione del giorno di riposo, il sabato. Giusto il mese scorso avevano minacciato di lasciare il Governo perché si prospettavano dei lavori ferroviari durante lo Shabbat. Se non si dovessero trovare delle soluzioni o dei compromessi, l’organizzazione del prossimo Eurovision potrebbe essere compromessa.

cath.ch/red