Un minuto di silenzio per i migranti morti in mare: i giovani iniziano il servizio civile in Expo

Questa mattina, nella Sala Alessi di Palazzo Marino, i ragazzi hanno cominciato il primo giorno di servizio civile in Expo, rispettando un minuto di silenzio per i migranti morti al largo delle coste libiche nella notte tra sabato e domenica.

 

«Siete qui con motivazioni legittimamente diversissime ma questo anno potrà lasciare in voi un segno importante perché, oltre a incontrare il mondo che verrà a Milano nei sei mesi dell’esposizione, vi potrete confrontare  con le tematiche che Expo evoca: il tema dell’alimentazione corretta, della lotta allo spreco, degli squilibri mondiali all’origine dei flussi migratori di cui la cronaca di questi giorni ci offre l’ennesima tragica testimonianza», ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, dando loro il benvenuto. «Ma quello che ci interessa è che di questi temi si continui a parlare dopo Expo, nelle comunità dove continuerete a operare. Voi potrete aiutare i nostri territori a maturare un senso diverso della globalizzazione e a aprirsi a una solidarietà planetaria sana contro ogni egoismo anacronistico», ha aggiunto.

 

«È la prima volta che un’esposizione universale si apre al contributo dei giovani del servizio civile. Questa scelta è frutto di un modo diverso, innovativo di concepire il rapporto della società civile e dei paesi. Auspico che Milano rappresenti un cambio di paradigma su come un’Expo deve essere organizzata», ha sottolineato Fosca Nomis coordinatrice dei partecipanti non ufficiali a Expo, commentando la decisione di Expo spa di finanziare il bando nazionale del servizio civile.

Da oggi i 110 giovani inizieranno la formazione per essere pronti a entrare in servizio il 1° maggio con l’apertura di Expo. Per i sei mesi dell’esposizione accoglieranno i visitatori nei cluster tematici e negli spazi gestiti dalle realtà della società civile. Nei sei mesi successivi all’esposizione continueranno a lavorare sul territorio con gli enti della società civile.

I giovani che hanno risposto alla domanda sono stati selezionati da Caritas Ambrosiana (60) e da Arci (50). Sono prevalentemente studenti. Molti laureati. Provengono da tutta Italia.

«Credo che sarà un’esperienza arricchente soprattutto sotto il profilo umano», dice Michela Ebbing, 23 anni, di Monza, origini olandesi, laureata in scienze dell’educazione e bibliotecaria nel carcere della sua città.

«Spero possa anche essere un’occasione per completare il mio curriculum», dice Eminia Pellecchia, 24 anni, di Napoli, laureata in lingue orientali, iscritta a un master in immigrazione a Pavia.

«In Italia il futuro per noi giovani è una grande incognita. Ma voglio guardare con fiducia al futuro. Expo è un’opportunità sotto tanti punti di vista. Sarebbe stato un errore lasciarsela scappare», commenta Matteo Ribodi, 26 anni, Milano, laureato in filosofia, in cerca di un lavoro come insegnante.

 

Altre storie sul blog di Caritas in Expo: http://expoblogcaritas.com/

21 Aprile 2015 | 12:00
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