L’appello dei vescovi dell’Uganda: «Basta rapimenti e violenze»

La posizione geopolitica dell’Uganda, ne fa una nazione ad alto rischio di instabilità. A ridosso del Paese, infatti, sorgono Stati tra i più colpiti da guerre o crisi politiche del mondo: Sud Sudan, Congo, Burundi. Non lontano c’è il Centrafrica dove a conflitto si sommano emergenze umanitarie. L’equilibrio di cui gode il Paese è quindi estremamente fragile e rischia continuamente di venire minacciato da questioni locali o internazionali.

 

A preoccupare Kampala, di recente, è un fenomeno inquietante. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati rapimenti di decine e decine di abitanti che, nella quasi totalità dei casi, finiscono in omicidi. La Chiesa, allarmata da questo pericoloso stato di cose, cui si aggiunge la preoccupazione per l’ingresso nel Paese di oltre un milione di profughi provenienti dai Paesi confinanti (in gran parte Sud Sudan e Congo), ha lanciato un appello alle autorità governative perché si trovino soluzioni pacifiche, si garantisca una degna accoglienza ai migranti forzati e si ritorni al più presto alla normalità.

 

Subito dopo la celebrazione dei Santi Martiri dell’Uganda, patroni del Paese (3 giugno) e proprio prima di partire per Roma per la visita ad limina da Papa Francesco, la Conferenza episcopale ha rilasciato una dichiarazione che tocca alcuni tra i punti più cruciali della situazione in cui l’Uganda versa al momento. Si parla di educazione, di Ogm, dell’inaugurazione di una televisione cattolica ma, soprattutto, di emergenze sociali. «Registriamo con molta preoccupazione – si legge nella nota – un aumento dei rapimenti, delle uccisioni e del crimine organizzato nel nostro Paese e chiediamo al governo e a tutte le agenzie preposte alla sicurezza di fare ogni sforzo per proteggere la vita e le proprietà degli ugandesi».

 

«Allo stesso tempo domandiamo ai concittadini di essere più responsabili e di essere l’uno il custode dell’altro… Ai perpetratori della violenza diciamo: »Mettete fine a questi atti criminali senza senso e rispettate la dignità umana!»». Un altro passaggio recita: «Come famiglia di Dio non possiamo ignorare la situazione dei nostri fratelli e le sorelle che hanno trovato rifugio nel nostro Paese. L’Uganda, in collaborazione con le agenzie internazionali, sta facendo del suo meglio per accogliere più di un milione di persone. Ci complimentiamo per questo sforzo enorme e allo stesso tempo richiediamo di evitare corruzione e furti dei fondi destinati all’accoglienza. Come Chiesa stiamo garantendo assistenza materiale e spirituale perché nessuno si senta abbandonato da Dio e chiediamo ai nostri fedeli con urgenza di garantire aiuto e di fare almeno qualche visita ai campi profughi per portare aiuti e mostrare vicinanza».

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20 Giugno 2018 | 05:50
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