Chiesa

Becciu: «Benedetto XVI sta bene, fa ancora la sua passeggiatina»

Benedetto XVI «fisicamente un pochino fa difficoltà però fa la sua passeggiatina ancora, e mentalmente è freschissimo, una bella memoria, è presente». Lo ha detto il sostituto della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Angelo Becciu, a margine della presentazione della iniziativa #OrdinaryHeroes promossa dalla Segreteria per la Comunicazione per l’Obolo di San Pietro.

 

È stato lo stesso presule, intervenuto all’evento ospitato questa mattina presso la Filmoteca vaticana, a raccontare di avere incontrato pochi giorni fa Joseph Ratzinger. «Per noi quando eravamo ragazzini», ha detto Becciu parlando dell’Obolo di San Pietro, «il 29 giugno era il giorno in cui si dava il soldino per il Papa. Ho incontrato Benedetto XVI qualche giorno fa, abbiamo parlato del più e del meno, e anche dell’Obolo, e mi ha detto la stessa cosa, ha ricordato che da ragazzini eravamo sicuri che avesse una buona finalità». A conclusione dell’evento, i giornalisti sono andati a chiedergli come ha trovato il Papa emerito, del quale ieri è uscita una lettera nella quale ha scritto di essere «in pellegrinaggio verso Casa» . «Fisicamente un pochino fa difficoltà però fa la sua passeggiatina ancora, e mentalmente è freschissimo, una bella memoria, è presente». Insomma, Benedetto XVI sta bene, «sì, sì», ha confermato Becciu.

 

Il progetto benefico #OrdinaryHeroes è stato presentato oggi, oltre che da monsignor Becciu, anche dal prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, dall’artista Mauro Pallotta, in arte MauPal, e dal titolare della società che gestisce l’iniziativa, Christian Fasulo di «Polk&Union».

 

L’obiettivo è evidenziare la straordinaria normalità di tutti i giorni rappresentata da gesti semplici e concreti all’insegna della solidarietà, dell’altruismo e del rispetto per il prossimo. L’iniziativa ruota attorno ad una T-shirt con l’immagine di un noto murales di Maupal che raffigura il Papa come superman: la maglietta è stata autografata dal calciatore Francesco Totti, primo testimonial, e, in una «staffetta mediatica», verrà firmata ora da Diego Armando Maradona e poi, a catena, da altre note personalità dello sport, della cultura e dello spettacolo, in giro per il mondo, che pubblicizzeranno l’iniziativa sui propri profili social. Al suo rientro verrà battuta all’asta e tutti i proventi saranno devoluti all’Obolo di San Pietro per la realizzazione di un’opera di beneficenza. L’evoluzione del progetto sarà seguita, in qualità di media partner, da Vatican News, Radio Vaticana Italia e RTL 102,5.

 

Nel corso della presentazione, Becciu ha parlato dell’Obolo di San Pietro. «Se ne sono dette tante sull’Obolo di San Pietro. Una delle accuse che qualcuno ha mosso è che raccogliamo denaro che non va tutto per la carità, ma anche per mantenere le strutture ecclesiali. È vero, è così, ma questo non significa imbrogliare i fedeli. I fedeli sanno che le loro offerte servono a questo. Il 10-15% va in opere di carità e l’altra parte per le strutture della Chiesa, senza le quali il Papa non può governare: per i fedeli è normale, lo sanno, quando in parrocchia i fedeli danno l’offerta dicono al parroco «è per la Chiesa, ci faccia quel che è giusto», e il bravo parroco non se le mette in tasca, le usa per aggiustare le pance, ristrutturare le mura. I fedeli hanno fiducia nel prete e nel Papa».

 

Il sostituto della Segreteria di Stato ha poi ricordato che «adesso non c’è solo il 29 giugno, si può donare ogni giorno con bonifico online o carta di credito, ma il 29 giugno rimane la Giornata per la carità del Papa. Nel 2016 la raccolta è stata di 78 milioni di dollari, contro i 70 milioni del 2015. Malgrado tutto quello che si è detto i fedeli si sentono legati al Santo Padre». L’arcivescovo ha spiegato anche che l’anno scorso sono andati in opere di carità circa 24 milioni di euro «in varie destinazioni, per i soccorsi in momenti difficili delle nazioni, come terremoti, o il tifone nelle Filippine, o l’uragano in Madagascar. Il Papa, volta per volta, ci dà l’indicazione e noi eseguiamo. Risorse sono state assegnate anche alla costruzione di scuole e ospedali, come quello pediatrico di Bangui, in Centrafrica». In Italia, «sono stati finanziati due progetti: il progetto «Non ti scordar di me» un camper che gira nelle parrocchie romane di periferia per l’assistenza agli anziani soli, dotato di equipe medica, e la «Sanità di frontiera», per la formazione di operatori sanitari a Lampedusa, per l’assistenza agli immigrati».

 

«Ci sono poi tante altre opere finanziate – ha spiegato -. L’Obolo è uno strumento utile di cui il Papa si serve per sostenere le strutture della Curia romana e per mantenere vivo il suo sguardo per i poveri e per chi è in situazione di disagio. La Chiesa, diciamo così, è un’organizzazione internazionale che deve fare fronte a tutto il mondo – ha concluso Becciu – e ha bisogno di sostenere le sue strutture. Noi per questo abbiamo anche adottato le regole giuste per un’amministrazione sana, per la trasparenza, per rendere conto di quanto riceviamo e come utilizziamo le offerte dei fedeli. Di questo ci sentiamo orgogliosi».

 

A margine dell’evento, Becciu, interpellato dai giornalisti, ha parlato anche di alcune questioni di attualità per il Vaticano. Quanto alla missione dell’arcivescovo maltese Charles Scicluna inviato dal Papa ad ascoltare le accuse di insabbiamento che le vittime del prete cileno Fernando Karadima rivolgono al vescovo di Osorno Juan Barros difeso da Papa Francesco nel corso del suo recente viaggio in Cile, sui tempi – ha risposto il presule – «speriamo presto, ma lo scopo e le modalità sono tutte espresse nel comunicato che è stato dato e come il Papa aveva già detto ai giornalisti: «Se vi sono evidenze non mi tiro indietro ma voglio vederci chiaro»».

 

In merito agli ultimi sviluppi dei rapporti tra Cina e Vaticano, «io su questo – ha detto il sostituto per la Segreteria di Stato – posso dire solo aspettiamo, attendiamo, poi vedremo». Becciu, che a inizio del suo intervento aveva confessato di essere un po’ «deluso» perché sperava di incontrare Totti in persona, ha poi risposto con humour a chi domandava per quale squadra tifasse: «Questo è un segreto! Ma posso dire che sono sardo, e la Sardegna era territorio del regno sabaudo…».

Iacopo Scaramuzzi – VaticanInsider

| © Vaticanmedia
9 Febbraio 2018 | 08:00
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