Internazionale

Pakistan, perchè quella croce gigantesca?

di PAOLO AFFATATO
Vatican Insider

Sarà la croce più grande dell’Asia. Una gigantesca croce in cemento, alta 43 metri, ha modificato la skyline di Karachi, metropoli portuale nel Sud del Pakistan e capoluogo della provincia del Sindh.

Karachi, con 23 milioni di abitanti, è un coacervo di gruppi etnici e religiosi, tuttora meta di imponenti flussi migratori. Accanto alla maggioranza dei musulmani di lingua urdu, vi abitano minoranze di sindhi, baluchi, punjabi, pashtun, gujarati, kashmiri e oltre un milione di profughi afghani. Si contano, poi, centinaia di migliaia di bengalesi, arabi, iraniani, e rifugiati musulmani birmani.

Nella società di Karachi, segnata dalla presenza di forze contrapposte, la violenza la fa da padrona e gruppi criminali si contendono la gestione dei traffici illeciti. Negli anni scorsi la Chiesa cattolica ha lanciato l’allarme, chiedendo di ristabilire una convivenza pacifica nel territorio.

Nel suo innato e disordinato pluralismo, Karachi è anche un luogo dove le comunità religiose godono di libertà difficilmente riscontrabili in altre aree del paese. L’idea dell’imprenditore cristiano Parvez Henry Gill, nativo di Karachi, lo testimonia. Gill, a suo dire «ispirato da Dio», ha deciso di erigere a sue spese nel cimitero cristiano al centro della città una croce alta 43 metri. L’enorme torre di cemento «resisterà anche ai colpi di arma da fuoco» e «dimostrerà che i cristiani hanno libertà religiosa», ha spiegato.

L’impresa, ormai nella sua fase conclusiva, ha suscitato polemiche in primis all’interno della stessa comunità cristiana. Secondo i cattolici, è una iniziativa «che cerca visibilità, piuttosto che segno di una fede autentica».

Mario Rodrigues, prete cattolico di Karachi, per anni direttore delle Pontificie opere missionarie in Pakistan, non esita a manifestare a Vatican Insider il suo dissenso: «Che bisogno c’era di alzare quella croce? I cristiani in Paksitan hanno una fede forte e radicata. Abbiamo già splendide e maestose chiese. Un monumento del genere può essere interpretato come volontà di dominio e istigare le reazioni dei gruppi radicali islamisti».

In effetti le reazioni suscitate sono di segno opposto. Secondo alcuni musulmani la croce «prova che le minoranze godono di piena libertà in Pakistan». Altri ci hanno visto un «delirio di onnipotenza», invece che l’espressione di un puro sentimento religioso.

«Karachi è una città senza pace. Gruppi terroristici scorazzano liberamente. Il governo sembra impotente e non riesce a fermare la violenza», comunica la Commissione «Giustizia e Pace» della diocesi.

Le cifre dipingono Karachi come la città più violenta del Pakistan. Ogni giorno circa dieci persone sono uccise con violenza in città: nel 2012 le vittime sono state 2.500, nel 2013 i morti sono saliti a 3.200 e nel 2014 sono stati 2.900. Nei primi sei mesi del 2015 le vittime sono oltre 400, 42 uccise nella strage del maggio scorso, quando i terroristi hanno aperto il fuoco contro un autobus pieno di fedeli membri della setta sciita degli ismailiti.

Sono in atto scontri fra partiti politici e le loro ali terroristiche, in una guerra di sangue che non risparmia le minoranze religiose. L’allarme rosso, inoltre, è scattato quando si è avuta la certezza che le fazioni di talebani hanno iniziato a operare attivamente in città: in particolare violenze mirate hanno colpito Essa Nagri, quartiere-ghetto interamente cristiano, dove vivono 50mila fedeli.

A Karachi, notano i cattolici, esistono già alcune delle più antiche e più belle chiese del Pakistan. La Cattedrale cattolica di San Patrizio, edificio in stile neogotico, testimonia la grandezza del Raj britannico nel suo periodo d’oro. Fondata nel 1878, la chiesa serve una delle più antiche parrocchie del paese.

Notevole anche la Chiesa di Sant’Andrea, costruita nel 1868 dagli scozzesi, con il suo campanile di 41 metri, simbolo del legame tra la provincia del Sindh e la Scozia. Altrettanto maestosa nella sua pietra rosacea è la chiesa di san Lorenzo, costruita in stile Mughol, che nel 1981 ha celebrato il suo giubileo: la targa commemorativa è stata benedetta dal Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Pakistan, in quell’anno.

Molti musulmani poi, ricordano che il padre della patria, Muhammad Ali Jinnah, la sera dell’indipendenza, il 14 agosto 1947, partecipò a una speciale celebrazione con la comunità cristiana nella cattedrale anglicana del Santissima Trinità, la chiesa più antica del Pakistan, eretta nel 1849 e nota come «chiesa della guarigione».

«La croce è solo un simbolo di Dio», ribadisce Gill. Ma le dimensioni del simbolo influenzano il messaggio e la costruzione eretta nel cimitero di Karachi potrebbe avere effetti controproducenti per l’armonia interreligiosa.

| © flickr.com
6 Luglio 2015 | 09:29
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!