Mons. Vitalini, al centro della foto durante una celebrazione a Neggio
Ticino e Grigionitaliano

Don Sandro Vitalini, l'addio al teologo, pastore, uomo di Dio

«In un’ottica cristiana la morte corporale non è la fine, ma l’inizio della vita nostra adulta. Nella linea della più antica tradizione la morte è la nascita. In questa prima fase di esistenza noi viviamo in uno stato embrionale. Siamo come dei feti che crescono per la pienezza della nascita».

Così scriveva Don Sandro Vitalini in uno dei tanti suoi articoli che passava alla rivista Spighe dell’Azione Cattolica. Per lui il cammino nel tempo è terminato martedì 5 maggio 2020 presso la Clinica Luganese Moncucco, dove era degente da alcuni giorni. Ora è in questa nuova, definitiva e piena vita, da lui tanto testimoniata con sincerità, gioia e coraggio, come pure con il suo limpido esempio. In quell’estremo e ultimo passaggio saranno certamente risuonate nel suo cuore quelle parole da lui così ricordate: «C’è una frase celebre di Santa Teresa di Lisieux morente: ›Je ne meurs pas, j’entre dans la vie’. Sarebbe bello se anche noi la potessimo pronunciare sul letto di morte».

Nato il 27 febbraio 1935 a Campione d’Italia e terminate le elementari a Melide, entrò nel Seminario San Carlo di Lugano Besso, compiendovi il cammino di formazione e di studio (ginnasio, liceo e teologia) verso gli Ordini Sacri. Il 19 settembre 1959 riceveva l’ordinazione presbiterale a Melide subito seguita dalla prova del dolore, da lui vissuta con quella serenità che sempre avrebbe illuminato il suo cammino terreno. Celebrava infatti la sua Prima Messa al capezzale della mamma, che sarebbe deceduta poco dopo. Proseguiva quindi la sua formazione teologica all’Università di Friborgo, conseguendovi il dottorato nel 1961. Rientrato a Lugano iniziava il suo impegno quale docente di teologia dogmatica nel Seminario San Carlo, con il compito pure di direttore spirituale del Collegio Pio XII e Seminario minore di Breganzona-Lucino. Veniva nominato Censore ecclesiastico ed entrava, quale delegato diocesano, nel Comitato d’azione di Sacrificio Quaresimale, con l’impegno di segretario fino al 1968.

Una svolta importante del suo cammino si verificava nel settembre 1968, quando ritornava a Fribòrgo quale docente universitario e Rettore della Comunità teologica dei giovani seminaristi della Diocesi di Lugano, che, chiuso il Seminario di Besso, si trasferivano nella città sulla Sarine, risiedendo presso il Convitto Salesianum.

Un compito tanto importante quando delicato svolto da Don Sandro con forte attenzione, altrettanta dedizione e senso di grande responsabilità, mettendo a disposizione le sue doti di mente e di cuore per la formazione di quei giovani in cammino verso gli Ordini Sacri. La lontananza, con quella nostalgia per il sole del Ticino che sovente richiamava, non gli impediva di assicurare la sua collaborazione alla Diocesi quale membro del Consiglio del Clero, Direttore dell’Opera diocesana Pellegrinaggi, membro e Presidente del Centro diocesano per le vocazioni. Assumeva inoltre vari compiti anche a livello svizzero, quale membro e successivamente Presidente della Commissione teologica della Conferenza dei Vescovi Svizzeri, della quale era pure Segretario generale per alcuni anni. In seguito gli veniva affidata la direzione dello stesso Convitto Salesianum e, a riprova della stima dei colleghi docenti, per due volte veniva nominato Decano della Facoltà di teologia dell’Università. Sotto la sua guida la Comunità teologica ticinese compiva un cammino di studio e di formazione valido e sereno, scandito pure da simpatici momenti conviviali e sportivi. Del resto Don Sandro ha sempre apprezzato e praticato lo sport. Basti pensare alle sue impegnative uscite in bicicletta, alle partite di calcio con i seminaristi, alle passeggiate nel verde della campagna friburghese, raggiungendo a volte l’accogliente Abbazia cistercense di Hauterive.

Nel 1994 lasciava l’insegnamento e la città sulla Sarine per rientrare definitivamente in Ticino con residenza a Sorengo, mettendo sempre a disposizione della Chiesa luganese la sua ricca umanità, la sua limpida fede, la sua costante generosità, la sua parola capace di portare luce e pace. Proseguiva nel suo impegno presso l’Opera diocesana Pellegrinaggi, accompagnando pellegrinaggi diocesani e in particolare quelli al Santuario di Lourdes, del quale veniva nominato Cappellano d’onore.

Diversi i compiti a lui affidati lungo gli anni dai nostri Vescovi, che hanno sempre avuto in lui un fedele collaboratore. Membro dei Consigli presbiterale e pastorale, della Commissione ecumenica di dialogo, dell’Ufficio per l’istruzione religiosa scolastica con il compito di esperto per questa disciplina nel medio superiore; coordinatore della Commissione di formazione permanente degli adulti; Delegato per le religiose; Assistente delle Conferenze di San Vincenzo e dell’Organizzazione Cristiano Sociale. Assidua inoltre la sua collaborazione alla Rivista della Diocesi di Lugano, della cui redazione era membro. Era sempre disponibile verso i Confratelli per una collaborazione, una supplenza, una visita, portando una parola di fraterna e sincera amicizia. In questa prospettiva va pure ricordata la sua presenza nella Fraternità Presbiterale San Filippo Neri, di cui fu uno dei fondatori e che sempre seguì con entusiasmo e dedizione. Nel 2004 veniva chiamato in Curia quale Pro Vicario Generale e il suo ufficio era la continua meta di persone bisognose di una parola di conforto, di una benedizione, di un aiuto anche materiale. Accoglieva tutti con il sorriso e tutti partivano con nel cuore una speranza nuova. Parecchi ritornavano a intervalli regolari, sicuri di essere sempre accolti da un padre delicato, attento, saggio e generoso.

Nel 2008 veniva nominato Cappellano di Sua Santità con il titolo di Monsignore; nel 2014 il Vescovo Valerio lo confermava nella funzione di Pro Vicario generale e nel 2017 lo nominava Canonico effettivo non residenziale del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo.

Particolarmente dotato nella parola orale e scritta, ha compiuto anche in questo campo un notevole servizio alla Chiesa, annunciando l’evento della salvezza con quella semplicità che gli era propria e che gli permetteva di giungere senza barriere al cuore dell’ascoltatore e del lettore. Il suo Vangelo del sabato alla RSI è stato per diversi anni un appuntamento prezioso e luminoso per molti. Firmando la prefazione al libro di Don Gianfranco Feliciani «E’ ora di voltare pagina» (2014), i cui vari capitoli sono aperti da un testo di Don Vitalini, così scriveva il nostro Vescovo Valerio: «Don Sandro è un maestro che come pochi sa suscitare l’attenzione del suo uditorio e sa presentare le verità anche più alte e sublimi della fede con quella simpatia e con quella compassione delle sofferenze e delle miserie umane, che è la condizione essenziale per capire, amare e guidare i fratelli». Aggiungeva che «il servizio della Parola di Dio, a cui il Concilio Vaticano II ha riconosciuto l’indiscutibile primato nella vita della Chiesa, ha trovato in Don Sandro un sostenitore convinto e coraggioso», sottolineando nel contempo «la larga rispondenza piena di stima e di affetto del nostro Popolo ticinese, che lui ha incontrato in mille occasioni».

Introducendo quel volume, l’autore, seguito da Don Vitalini nel suo cammino di formazione e di studio a Friburgo, ne sottolineava «l’acuta intelligenza, la profonda spiritualità, la limpida eloquenza e la squisita cortesia del tratto», precisando che «tutto ha messo con gioiosa e totale disponibilità al servizio dei fratelli per l’annuncio del Vangelo nello spirito del rinnovamento conciliare».

Diverse le sue pubblicazioni, che ricordiamo in ordine cronologico: «Maria nel Nuovo Testamento» (1987); «Credo la vita eterna» (1991); «Credo in Gesù Cristo» (1993); «Dio soffre con noi» (1997); «Le parole del Giubileo» (2001); «Al cuore della teologia. Voglio dirti qualcosa sul conto di Dio» (2007); «Dio soffre con noi?» (2010); «Ma com’è Dio?» (2010); «Maria madre e sorella» (2011); «Bussate e vi sarà aperto» (2012); «La fede della vita, la vita della fede» (2017).

Dedicato dall’autore «Agli studenti e agli amici che hanno seguito i miei passi incontro al Dio Amore» il libro «Voglio dirti qualcosa di Dio», con questa ulteriore precisazione: «Richiesto dai miei ex allievi, stendo alcune riflessioni che intendono riassumere in maniera semplice e concisa l’essenza del mio insegnamento, durato circa 35 anni». Interessante e simpatico il commento dell’amico e confratello Don Alessandro Pronzato in prefazione, come in questo passaggio: «Dunque, caro professore, che cosa ha combinato? Finora ero riuscito a non staccarmi dalle pagine di un libro solo nel caso si trattasse di romanzi avvincenti. Lei è riuscito nel miracolo di inchiodare il mio interesse su un compendio di (alta) teologia per una mattinata intera».

Don Sandro ci lascia la preziosa eredità del suo sorriso sincero, della sua costante attenzione ai fratelli e alle sorelle, della sua serena e continua accoglienza, della sua semplicità sgorgante peraltro da vero sapere e da altrettanta saggezza.

Ecco al riguardo alcuni suoi pensieri: «Sono del parere che la nostra ragione intuisce il sommo amore, ma poi si perda in una ricerca ardua e scabrosa. La risposta di Gesù Cristo a questa ricerca è cristallina: Dio è amore». Un amore così infinito fino ad affermare che «Dio soffre con noi», come al titolo di un suo libro. Vi leggiamo: «Dobbiamo con forza ribadire che Dio non può bloccare il male a causa dell’onnidebolezza del suo amore. Lo subisce, ne soffre, e lo combatte, anche per mezzo nostro, solo e sempre con la sua infinita bontà. È solo nella linea della sua bontà che potremo parlare della sua onnipotenza, che non ha nulla a che vedere con quella del Giove mitologico». Nella presentazione di questo libro il Vescovo Bruno Forte, amico di Don Sandro, scriveva: «Pagine contagiose di bellezza e di pace; parole che aprono il cuore e la mente al pellegrinaggio della ricerca, più che chiuderli nella presunzione del possesso. Theologia viatorum è questa: pensiero che viene dalla vita e trasmette la vita, perché la vita sia sempre più piena e vera e bella per tutti, anche per chi sta completando nella sua carne ciò che manca alla passione del Cristo a vantaggio del Corpo di Lui, crocefisso alla storia».

Ora il caro Don Sandro vive in pienezza quella verità da lui testimoniata con limpida semplicità, come in questi suoi passaggi. «In un certo senso si può dire che per la creatura che vive pienamente in Dio non ci sia più tempo, ma un istante eterno che sarà sempre troppo breve, perché l’esplorazione della trascendenza divina ci assorbirà al punto che un secolo ci apparirà inferiore a un secondo». Da cantore saggio e sincero della verità del Paradiso ha scritto: «Dio ha creato l’universo in vista della sua divinizzazione, nella certezza che il suo progetto riuscirà in modo pieno e definitivo. Ricordo con tristezza molte predicazioni sull’inferno, descritto con tale dovizia di particolari che si sarebbe detto che questi predicatori c’erano già stati di persona. Non mi è mai capitato di ascoltare un’omelia sul Paradiso».

Sottolineava che il Paradiso lo testimoniamo con l’amore, come in questo invito, tolto da una sua omelia: «Se la spiritualità dell’Ascensione ci penetra noi non possiamo non abbracciarci e sentirci realmente fratelli. Un mondo lacerato e confuso ha estremo bisogno che i cristiani diano all’umanità un segno forte di reciproco amore».

Salutarlo in questo distacco terreno significa ringraziarlo, assicurandogli con affetto che il suo insegnamento e il suo sorriso saranno per sempre nel cuore e nella vita di tanti.

Gianni Ballabio

Il link ad una lunga intervista video a don Sandro

Ernesto Borghi (ABSI) ricorda don Vitalini

Il ricordo dell’Azione cattolica ticinese

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5 Maggio 2020 | 18:35
Tempo di lettura: ca. 7 min.
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