Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo Lazzeri: «Entriamo nel mistero del Natale attraverso la riscoperta dell'umiltà»

Notte di Natale con il Vescovo di Lugano in Cattedrale. Notte di luce, speranza e  sublime fiducia. Con Mons. Lazzeri,  assistito dai diaconi Jacopo Tacconi e  Stefano Bisogni,  hanno concelebrato i canonici Nicola Zanini, Claudio Mottini, Gianni Sala, Aldo Aliverti  e il cerimoniere vescovile Emanuele Di Marco. Il canto era affidato a un gruppo di coristi, diretti dal maestro Giovanni Conti, con all’organo Walter Zweifel.

«In questa notte ascoltiamo l’invito di metterci in cammino come i pastori, cercatori di gioia e salvezza. Accogliamo l’annuncio dell’Angelo e apriamo il nostro cuore alla Luce». Con questo saluto il Vescovo ha aperto la celebrazione, mentre da attento pastore e maestro ha rinnovato questo richiamo lungo il procedere della Liturgia. Così all’inno del Gloria, escluso durante l’Avvento, ha chiesto di «unire il nostro cuore al canto degli angeli nella notte di verità e di luce». Alla professione di fede nel Credo, al passaggio «et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus est», ha invitato l’Assemblea ad inginocchiarsi «per un atteggiamento di preghiera adorante il Santo Mistero del Figlio di Dio che nasce a Natale», mentre ha introdotto la preghiera dei fedeli affidando «al Signore che viene le nostre attese e speranze».

Betlemme: il simbolo della «porta dell’umiltà»

Ha aperto l’omelia con questa precisazione: «chi è stato a Betlemme sa che, per entrare nella basilica della Natività, e giungere al luogo dove Gesù è nato, secondo la tradizione, occorre passare attraverso una porta stretta e bassa, la cosiddetta porta dell›Umiltà. Allo stesso modo, per entrare nel mistero del Natale, anche noi dobbiamo abbassarci, lasciar cadere ogni pretesa superiorità, ogni altezzosità, e lasciarci disarmare». Infatti «solo occhi limpidi e semplici possono vedere ciò che capita realmente in questa notte santa». Ha così sottolineato l›esempio dei pastori che «nel mondo freddo e distratto, dove un uomo e una donna trovano  a fatica il posto dove far nascere il loro primo figlio, sono capaci di meraviglia» e di mobiltarsi.  Sono loro, i primi chiamati in quella notte di luce, a «farci capire  l›essenziale del Natale», riconducibile a «un gesto d’amore da parte di Dio». Così «gli umili, gli emarginati, gli sconfitti dalla vita, gli scartati, in questa notte ci prendono per mano. Ci fanno entrare nel mistero dell’unica porta possibile, quella bassa e stretta della nostra vita reale». Ha posto una domanda: «Proviamo a chiedere loro, ai pastori,  perché sono felici? Ci risponderanno nella maniera più disarmata e disarmante: «perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»».

Dagli umili il segreto di una vita stupita, grata e felice

Sono testimoni sinceri che «non hanno prove stringenti da darci», nemmeno «pretendono di convincerci con un ragionamento», ma sanno rispondere con il «racconto della loro vita salvata», perché «una grande luce li avvince» ed «è apparsa la grazia di Dio» che «s’irradia silenziosa e potente, da un bambino che ancora non parla, ma insegna a vivere in questo mondo, ad abitarlo veramente, senza restarne prigionieri». Ne consegue la certezza di essere «vivi per sempre in Cristo, che è nato per noi» e che diviene la sorgente della nostra speranza e della vera gioia. Infatti «in quel singolo essere umano che nasce è riscattata la nostra nascita. In quel Nome, i nostri nomi cessano di essere flebile suono, destinato rapidamente a dissolversi. Siamo nati con Lui. Siamo vivi per sempre in Cristo, che è nato per noi». Quindi «nessuno soffochi nella tristezza del sentirsi condannato, nessuno versi lacrime nell’isolamento, nessuno si tormenti per l’esclusione». Ne deriva il preciso impegno di portare «il Vangelo di Dio a tutti, umanamente, ogni giorno, nella semplicità stupita e grata di una vita, la nostra, che in questa notte scopriamo di nuovo salvata».

Prima della solenne benedizione finale, Mons. Lazzeri ha espresso l’augurio di «un Natale di luce e speranza» per «scoprire quella Porta che conduce alla vera gioia». Un particolare saluto lo ha rivolto alle persone sole, malate o anziane che seguivano la celebrazione alla RSI, augurando che «il Natale sia sorgente di consolazione, rinnovamento e coraggio». Ha congedato  i molti fedeli presenti, invitandoli a mettersi in cammino come i pastori, per giungere alla vera Luce, che ha il volto di un Bambino, l’Emanuele, il Dio con noi.

Gianni Ballabio

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25 Dicembre 2019 | 10:16
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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