Il dottor Giovanni Pedrazzini, cardiologo.
Internazionale

Vaccini e brevetti: è una questione di etica

Nelle ultime settimane la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini è stata al centro di un dibattito che ha fatto il giro del mondo, da papa Francesco, ai capi di Stato europei, ai vertici della Confederazione, fino al presidente americano Biden.

Il governo americano, come ci racconta il dott. Giovanni Pedrazzini, primario del cardiocentro di Lugano, sta infatti «facendo pressione su Pfizer, Moderna e sulle altre case farmaceutiche per abbreviare al minimo i brevetti, che durerebbero diversi anni, facilitando in questo modo la loro produzione anche da parte dei Paesi poveri. Sta succedendo qualcosa che nel mondo della medicina non si era mai visto: durante l’epidemia di AIDS, ad esempio, i brevetti del farmaco erano rimasti bloccati per lungo tempo, sia da parte di Novartis sia di altre ditte farmaceutiche, mettendo in grave difficoltà i Paesi poveri, al punto che l’India aveva cominciato a produrre medicinali contro l’AIDS e li aveva venduti a basso costo al Brasile che li aveva a sua volta regalati ai Paesi più poveri».
Nell’attuale pandemia le cose sembrano andare diversamente a partire dal fatto che, a differenza dell’AIDS o dell’ebola, il Covid-19 sta coinvolgendo tutta la popolazione mondiale, nessuno escluso. Ora dunque «si spera che si possa arrivare a una drastica riduzione del tempo legale di una «patente» in modo che i vaccini possano essere disponibili già entro fine anno per i Paesi poveri. Nel frattempo, l’India, attualmente coinvolta in una drammatica seconda ondata (leggi qui il nostro approfondimento), si era attrezzata e stava proseguendo a buon ritmo con un piano vaccinale che evidentemente ha avuto qualche problema di efficacia».

È chiaro – continua Pedrazzini – «che le case farmaceutiche, in questo momento, stanno cercando di fare il loro interesse, ma la pressione politica è tale e la questione etica è talmente importante che questa loro resistenza potrebbe portarle ad una denuncia da parte degli organi internazionali. Penso che gli utili conseguiti in questi mesi possano consentire loro il margine necessario per aprire i brevetti o almeno pensare di coprire di tasca loro il fabbisogno dei Paesi più poveri».

Silvia Guggiari

Il dottor Giovanni Pedrazzini, cardiologo.
26 Maggio 2021 | 10:40
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