Ticino e Grigionitaliano

Un ricordo dal Ticino della nuova beata Guadalupe Ortiz

Sabato scorso a Madrid veniva beatificata Guadalupe Ortiz, la prima donna laica dell’Opus Dei.

Guadalupe nacque a Madrid, Spagna, il giorno della Vergine di Guadalupe, nel 1916. Studiò Scienze chimiche all’Universidad Central della sua città natale. Fu una delle cinque donne del suo corso. Durante la Guerra Civile spagnola diede conforto a suo padre, che era militare, nelle ore precedenti la sua esecuzione. Perdonò dal primo momento i responsabili. Dopo la guerra concluse l’iter universitario e divenne docente di Fisica e Chimica nel «Colegio de las Irlandesas» e nel Liceo Francese di Madrid.

Agli inizi del 1944, attraverso un amico, conobbe il fondatore dell’Opus Dei, san Josemaría Escrivá, che le insegnò come il lavoro professionale e la vita quotidiana possono essere luogo di incontro con Cristo. Più tardi affermerà: «Ebbi la sensazione chiara che Dio mi parlava attraverso quel sacerdote». In quello stesso anno chiese l’ammissione nell’Opus Dei.

Da allora in poi, Guadalupe vivrà questa dedizione incondizionatamente, con una delicata fedeltà a Gesù Cristo, con cui dialogava specialmente nell’Eucaristia, aspirando alla santità, con il desiderio di servire e di avvicinare molte persone a Dio. A Madrid e poi a Bilbao si è dedicata soprattutto alla formazione cristiana dei giovani.

Di lei hanno ricordi precisi e ancora molto vividi due numerarie risiedenti al momento al Centro culturale dell’Opus Dei «Alzavola»,  a Lugano, che l’hanno incontrata personalmente: si tratta di Maria Casal, cresciuta in Spagna ma da 50 anni in Svizzera, e di Margha Schraml, 88 anni, di Costanza.

«Con questa beatificazione – sottolinea la signora Maria – viene confermato l’insegnamento costante del nostro fondatore, san Josemaria Escrivà de Balaguer: che cercare Dio nel mezzo al mondo, attraverso le nostre occupazioni quotidiane, e le circostanze della vita ordinaria, è possibile».

«La incontrai nell’estate 1966. Ciò che mi colpì di più fu la sua costante allegria e semplicità; l’accettare la volontà di Dio, gradevole o no, rende allegri e felici. E anche la sua affabilità e bontà con tutti, sempre disposta ad aiutare, consolare, rallegrare la gente».

Di Guadalupe le cose che colpivano subito erano iscritte nel suo carattere, come testimonia anche Marga: «I suoi tratti caratteriali non mi hanno mai fatti dubitare che fosse santa; con lei, in particolare, non si aveva mai l’impressione che fosse di fretta o non avesse tempo per te. Era sempre a disposizione della persona che le stava davanti».

Marga si riferisce a un episodio in particolare…

«Quando mi spostai a Madrid per studiare economia domestica in un Istituto specializzato, mi ritrovai come insegnante Guadalupe. Mi insegnava a far le cose bene, senza correre. Le restai accanto per tre mesi; era il 1969. Mi ricordo, in particolar modo, il giorno della difesa della mia tesi; fu una presenza davvero benevola e rassicurante. Aveva seguito la stesura della mia tesi sin nei minimi particolari, dandomi consigli precisi su come migliorarla. Era professionale e materna al contempo, una presenza indimenticabile. Portava avanti quel clima di famiglia che contraddistingue l’Opus Dei».

Dunque qual è il messaggio di Guadalupe per l’oggi?

«Guadalupe sapeva mettere in rilievo che il lavoro in famiglia, quello che diciamo il lavoro «da casalinga» è una cosa bella, non schiavizzante. È una cosa molto importante. Darsi da fare per la propria famiglia – il che non esclude, chiaramente, che la donna possa anche essere professionalmente realizzata – aiuta a preservarne l’armonia».

«Il messaggio per il mondo di oggi – conclude Maria – è che la fede si può vivere coscientemente anche nelle circostanze del mondo attuale, così secolarizzato e a volte confuso. Dunque che la fede è sempre attuale, e che bisogna essere riconoscenti al Signore di questo fatto, e anche fare gli sforzi necessari per conoscerla bene».

(red)

 

21 Maggio 2019 | 06:45
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