Preghiera

Quando il Cammino inizia da casa

Santiago di Compostela: un nome che evoca pellegrini e conchiglie gialle da seguire per giungere in una cittadina del nord della Spagna. Per cercare che cosa? Ufficialmente il Cammino porta alla Cattedrale che ospita le spoglie di San Giacomo, uno dei dodici apostoli tramite i quali Gesù volle trasmettersi al mondo intero. Il Cammino è un bel pezzo di storia, ma non solo. Ha un valore in sé, ha un fine proprio. È occasione per imparare qualcosa del mondo che ci circonda, ma prima di tutto qualcosa di sé, e del senso ultimo di tutto.

Gli itinerari per raggiungere la città galiziana percorrono l’intera Europa. Anche in Svizzera e in Ticino è possibile percorrere un cammino che si congiunge, passando per la Francia, al celebre Camino Francés, l’itinerario più antico e più frequentato in Spagna. Da parte nostra, tra impressioni e fotografie, vogliamo raccontare il Cammino vissuto in Svizzera.

La partenza

Il Santuario della Madonna del Sasso, sopra Locarno.

È con il timbro della parrocchia di san Nicolao di Besso a Lugano sulla Compostela che inizia il nostro Cammino attraverso la Svizzera, fatto di tante tappe, piccole e magari improvvisate, ma comunque piene di gratitudine per questa possibilità di «viandanza», di un viaggio quasi iniziatico che costringe a togliere ogni maschera. L’allacciamento dal Ticino al Cammino di Santiago in Svizzera, che parte dalla Madonna del Sasso, è stato marcato con una segnaletica raffigurante la conchiglia di Santiago e una freccia gialla su sfondo blu dall’associazione «Amici del cammino di Santiago». Partendo da Lugano, abbiamo risalito il Vedeggio. Si alternano strade asfaltate e sentieri, piccole opere d’arte proposte dagli allievi delle scuole elementari e boschi ombrosi. L’asfalto, con la sua monotonia, ci obbliga a stare in silenzio, la strada ci aiuta ad immergerci nei perché di questo Cammino. La discesa, sulla storica strada acciottolata del «Montecenerino» che scende a Quartino, dà l’impressione di entrare in un nuovo mondo. Solo quando ci troviamo lì sotto, ai piedi del Santuario della Madonna del Sasso, pronti ad affrontare la Via Crucis, ci rendiamo conto di essere realmente in viaggio.

La Valle del Ticino

La ripartenza dalla Madonna del Sasso verso Bellinzona ci fa riflettere. Cosa siamo di fronte all’eternità? Cosa siamo di fronte ad un luogo come quello della Madonna del Sasso che sta lì immobile, ad accogliere migliaia e migliaia di pellegrini di tutte le epoche? Noi cammineremo per qualche giorno, qualche settimana. Non soli, però, accompagnati. Il percorso verso Bellinzona si snoda accanto al Ticino ed è piuttosto semplice poiché in pianura.

 

Il fiume Ticino, che scorre dal Gottardo (nella seconda foto la Tremola), fino al tratto finale sul Piano di Magadino. Il fiume accompagna i pellegrini durante il loro percorso sul Cammino.

Uscendo dalla città turrita ci troviamo davanti un pannello che indica che siamo sulla strada verso Santiago. A legger le cifre vengono i brividi: la nostra meta in Svizzera, Ginevra, è a 487 km da qui. Siamo piccoli. Il tragitto continua con un po’ di monotonia fino a Claro, per poi inoltrarsi in un bosco un po’ selvaggio. Troviamo, accanto al sentiero, due sedie bianche sistemate una accanto all’altra come se qualcuno venisse proprio lì, a «cüntala sü». Il fiume accanto a noi porta tanta acqua e anche il sentiero a tratti è un pochino fangoso. È normale: i pellegrini non hanno mai i piedi puliti. Sono immersi nella terra, nei chilometri da macinare. Ma scorgendo Biasca, attraversando un’altra volta il Ticino, lo sguardo si alza e ci mostra in lontananza le cascate e la Via Crucis sopra il Borgo. Il cielo trova modo di mostrarsi, anche fra le montagne. Dopo un ultimo tratto pianeggiante, e segnato dalla fastidiosa vicinanza dell’autostrada, ma anche dalle ultime vigne, imbocchiamo il sentiero che sale verso la chiesa dedicata a San Pellegrino. Si sale verso Chironico e, proseguendo, in altitudine, ecco Quinto e Airolo. Ancora un balzo, e si arriva, con mille e più metri di dislivello al culmine della Via delle Genti. Cambia la lingua, addio Ticino. O forse no. Quando saliamo ci viene un’idea: perché per ogni tappa non preghiamo, nominandole una ad una, per le persone che conosciamo e che abitano in questa regione? È commovente. Un nome, un volto, una storia. Delle fatiche da portare. Alcune le conosciamo, altre le intuiamo, altre nemmeno le immaginiamo. L’elenco è lungo, ma tutte hanno un posto, in uno zaino speciale.

(1-Continua)

Chiara Gerosa

29 Giugno 2019 | 05:50
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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