Commento

Pronzato e l'arte di disturbare

Un disturbatore per conto di Dio. Questa fu la missione di Alessandro Pronzato. Una missione che egli accolse forse un po’ per caso, in un tempo in cui disturbare era pericoloso nella Chiesa e nella società, prima del Concilio Vaticano II (1962-1965), e anche dopo. Pericoloso perché il controllo dell’autorità ecclesiastica era stretto e le condanne ufficiali sempre minacciose. Eppure erano talmente evidenti le cose strane in quei tempi, e il cristianesimo era talmente chiuso in schemi polverosi, che anche solo un piccolo tocco diverso (Papa Giovanni!) si notava, spiccava. Don Pronzato, giovane prete entusiasta, abbeverandosi alle scienze bibliche più avanzate e addentando ogni giorno l’attualità, giunse ben presto al successo con il suo capolavoro «Vangeli scomodi», che nei decenni sarebbe stato tradotto in decine di lingue ovunque nel mondo. Furono un commento ai Vangeli che permise a milioni di persone di vivere forse per la prima volta un contatto diretto con la voce di Gesù, in presa diretta. A leggerli oggi, i Vangeli scomodi continuano a conservare la loro freschezza originaria, anche se nel frattempo, grazie a Dio, i disturbatori si sono moltiplicati e l’onda che Pronzato contribuì a muovere, si è ampiamente allargata.

È stato fortunato, don Pronzato, perché, svegliato dal Vangelo, riuscì a fare molto rumore e a farsi sentire da chi dormiva, ed erano in tanti. Oggi questo mi sembra molto più complicato, perché i comunicatori si affollano e ci siamo assuefatti perfino alle provocazioni. Pronzato ha vissuto a lungo ed è interessante notare come anche un genio come lui nell’ultima fase avesse un po’ esaurito il suo filone. Cambiati i tempi, cambiate le sensibilità, l’arte del disturbare richiedeva un approccio ancora diverso. Si consoli don Alessandro: lui per il suo tempo lo aveva trovato; noi per il nostro lo stiamo ancora cercando.

Don Pronzato aveva un bel caratterino, quasi scostante a volte, se non lo prendevi dal verso giusto. Questo deve averlo aiutato nella sua missione di disturbatore scomodo. Non voleva accarezzare; voleva graffiare, e gli era naturale, forse anche perché, malgrado il successo editoriale, per un lungo tempo gli ambienti ecclesiastici gli riservarono per lo più ostilità. Visse quindi anche tanta solitudine, e nella solitudine si studia e si scrive bene, ma a volte l’amarezza ti segna. Forse anche per questo cercò rifugio fuori dai giri italiani, nel nostro Ticino, dove ha vissuto in questi ultimi decenni.

Raccontava un episodio divertente: è a Roma, in una libreria cattolica, con i suoi Vangeli scomodi appena pubblicati. Ne tiene in mano una copia ma una suora della libreria gli sconsiglia l’acquisto, perché l’autore – dice – è praticamente un eretico. Non sapeva di averlo davanti agli occhi! La cosa comica è che oggi i sospetti di eresia sono riservati a un uomo vestito di bianco, che ha regalato i Vangeli scomodi perfino a Fidel Castro. C’è da sperare che la scomodità dei Vangeli riesca a trovare ancora tanti cantori, anche se ogni stagione della Chiesa e del mondo deve trovare il suo modo per vivere l’arte del disturbare.

27 Settembre 2018 | 18:42
Tempo di lettura: ca. 2 min.
lugano (398), pronzato (4)
Condividere questo articolo!